Beppe Grillo se la prende con il cameraman che lo riprende durante un comizio e gli chiede di andarsene. “Sei lì che riprendi da 10 minuti. Stai riprendendo la mia persona, 3 minuti di diritto di cronaca bastano – le parole del leader del Movimento 5 Stelle -. Basta, la Rai non è la tua. È tua ma è anche mia. Fuori! Ho detto fuori! Spostati. Questi qui devono essere isolati”. Quindi attacca i giornalisti “pennivendoli” che tengono in vita i politici con “servizi schifosi”. Ilsussidiario.net ha intervistato Marcello Foa, amministratore delegato del Corriere del Ticino.
Secondo lei che cosa sta cercando di ottenere Grillo e quale progetto c’è dietro le sue ultime uscite?
Il problema è che Grillo non ha nessun progetto, ma manifesta chiaramente di essere stato sopraffatto dagli eventi. La sua strategia comunicativa, che in realtà probabilmente è stata elaborata da Casaleggio, è stata fenomenale nel costruire il consenso prima delle elezioni. L’intera strategia era basata sul fatto di fare emergere nell’elettorato i sentimenti e le idee che in una certa misura erano represse o quantomeno non espresse in modo compiuto dagli altri partiti. E’ quindi riuscito a far emergere e a entrare in sintonia con le pulsioni di una parte importante dell’elettorato, il 25% cioè un quarto del totale.
Poi qualcosa si è incrinato?
Ciò che Grillo non ha compreso perché non si è preparato, o perché i suoi consulenti a partire da Casaleggio non sono all’altezza, è che una volta entrati nei palazzi del potere bisogna cambiare linguaggio. E’ necessario mantenere alta la tensione sugli argomenti importanti, sulle questioni che contano, ma bisogna adeguare il modo di proporli all’opinione pubblica rispettando le istituzioni. C’è un certo galateo, un certo modo di porsi che è molto importante per non spaventare gli elettori moderati.
Grillo perde voti perché spaventa i suoi stessi elettori moderati?
Sì, Grillo non ha capito tutto ciò e ha continuato a urlare e a strepitare esattamente come faceva in campagna elettorale. La differenza è che prima era l’originale che faceva dei numeri, oggi invece è un politico che rappresenta il 25% degli elettori e una truppa importante di deputati e senatori che richiedono norme di gestione che sono diverse.
Quindi Grillo non sta recitando una parte, ma gli è scappato il copione di mano?
E’ così, il copione gli è sfuggito di mano e gli sono arrivati i primi risultati negativi in Friuli-Venezia Giulia. Quindi è stata la volta del disastro delle amministrative con un dimezzamento dei consensi, che ha accentuato questa impressione. Ciò ha innescato un nervosismo di fondo da parte di Beppe Grillo, che si è lasciato andare a commenti che sarebbero adatti se fosse stato a cena con i suoi amici, senza rendersi conto che oggi qualsiasi sua minima dichiarazione è enormemente amplificata. Ogni suo respiro ha un rilievo politico.
Non trova che ieri cacciando il cameraman abbia superato ogni limite?
Da un lato Grillo accusa Berlusconi di fare il duce, dall’altra caccia gli operatori di Rai e La7 con atteggiamenti che sono da Duce. Io ho il timore che Beppe Grillo rischi di percorrere la stessa china del personaggio Napoleon ne La Fattoria degli Animali di Georges Orwell. La rivoluzione era partita con buoni sentimenti e con il desiderio di essere tutti uguali, ma poi salta fuori un personaggio che “è più uguale degli altri”.
Dove sta il bacino elettorale di Grillo?
Il M5S ha nei suoi cromosomi elettorali un 10% di consensi che in tutte le elezioni cerca sempre il voto di protesta. Si tratta di una quota composta in passato da elettori antisistema della Lega nord e da gente che aveva votato per Nichi Vendola, Antonio Di Pietro e i radicali. Il modo di Grillo di fare politica intercetta molto bene questo 10%.
E dove ha ottenuto il restante 15%?
Grillo lo ha ottenuto andando a convincere una fetta di elettori moderati di centrosinistra e di centrodestra, che esasperati dalle difficoltà e dalle contraddizioni interne a Pd e Pdl hanno pensato di dare un segnale molto forte di malcontento votando per Beppe Grillo. Se Grillo vuole continuare a contare non deve spaventare questo pubblico, ma deve convincerlo del fatto che è un interlocutore credibile, che non sa solo urlare e denunciare, ma che è in grado di costruire qualcosa di forte e che la gente si può fidare di lui. Il problema è che Grillo sta facendo esattamente il contrario.
(Pietro Vernizzi)