Domani la votazione che dovrebbe eleggere Daniela Santanché vicepresidente della Camera, poltrona lasciata libera da Maurizio Lupi, nel frattempo nominato ministro per le Infrastrutture e i trasporti, potrebbe rivelarsi con più intoppi del previsto. La pasionaria berlusconiana, come è noto viene vista come fumo negli occhi dalla sinistra. Sel e il Movimento 5 Stelle faranno di tutto per sbarrarle la strada e potrebbero proporre un loro nome. Lei fa sapere che, in fondo, non è di certo la battaglia della sua vita, e che preferisce spendersi per far avere ai giovani un lavoro e ai pensionati una pensione decente. Resta il fatto che se i rumors e le indiscrezioni dovessero rivelarsi esatti, avrà un macigno da digerire. Se, da parte del Pd, non dovrebbero esserci particolari ostacoli («non possiamo essere noi a decidere chi va in un posto che spetta al Pdl. Come avremmo reagito noi se la volta passata i berlusconiani avessero messo un veto sulla Bindi», ha dichiarato l’onorevole scandisce Antonello Giacomelli), qualche brutta sorpresa potrebbe arrivare dal suo partito. A quanto si vocifera a Montecitorio, infatti, i franchi tiratori del Pdl potrebbero essere più del previsto. E, se già di per sé sarà dura passare con il voto di tutti i 93 onorevoli pidiellini più i leghisti e con qualche aiuto da Scelta civica e del Pd, nell’ipotesi di defesioni interne la scommessa si fa molto più arduta.