Ieri la Cassazione ha calendarizzato in tempi da primato l’udienza del processo Mediaset. Il 30 luglio i giudici della Suprema Corte confermeranno o meno la condanna da parte della Corte d’appello di Milano a 4 anni di reclusione per frode fiscale e 5 di interdizione dai pubblici uffici per reato di frode fiscale dell’imputato Silvio Berlusconi. 



La decisione di anticipare la sentenza rispetto ai normali tempi dei ricorsi avanti la Suprema Corte piomba come un macigno sulla politica e sui delicati equilibri del governo. Ieri sera Enrico Letta si è affrettato a negare possibili conseguenze per la tenuta dell’esecutivo, intanto Silvio Berlusconi non ha partecipato alla prevista riunione del Gruppo della Camera. Evitare ogni possibile reazione a caldo: questa l’indicazione dell’avvocato Franco Coppi, scelto da Berlusconi per guidare il suo pool difensivo nell’ultimo grado di giudizio. Lo stesso Coppi ieri si era detto “esterrefatto” della decisione della Corte, la quale determina in tal modo “un aggravio delle possibilità di difesa”.



L’anticipazione della sentenza – rilevava ieri mattina il Corriere della Sera in un articolo a firma Luigi Ferrarella – avrebbe azzerato il possibile slittamento di un anno dell’interdizione dell’imputato dai pubblici uffici. Detto, fatto? “Credo che una calendarizzazione così rapida costituisca un unicum o quasi nella storia dei processi innanzi alla Corte di cassazione” dice a ilsussidiario.net Mauro Ronco, avvocato e docente di diritto penale nell’Università di Padova. “Non intendo fare illazioni, né valutazioni di tipo politico” spiega Ronco, “mi limito al piano meramente fattuale. Ripeto, è una decisione assolutamente anomala per la sua rapidità”.



La domanda è d’obbligo: se la Cassazione celebri il processo in tempo per evitare la prescrizione di alcuni reati e con essi l’estinzione della pena accessoria, ovvero dell’interdizione dai pubblici uffici di Silvio Berlusconi. “Non conoscendo il fascicolo non posso dire nulla” afferma Ronco. “Mi pare però che la Cassazione tenga normalmente conto di una eventuale prescrizione totale: e che la prescrizione intermedia non sia normalmente una condizione sufficiente perché si anticipi il processo”.

Ronco condivide tutte le perplessità manifestate dall’avvocato Coppi. “I termini a garanzia della difesa sono estremamente ridotti, perché la difesa può presentare motivazioni aggiunte fino a 15 giorni prima della data dell’udienza. Come si vede, siamo al limite”. Tempi drastici per una giustizia che non brilla per la sua rapidità. “È vero che in 20 giorni se si vuole si può fare qualsiasi cosa, però è anche vero che ci sono cinque giudici che debbono prepararsi adeguatamente a una causa che ha un rilievo straordinario”. Straordinario, cioè politico, professore? “Direi così: che si rivela l’interesse a chiudere in tempi stretti una vicenda giudiziaria quando tantissime altre, di rilevanza forse maggiore per il paese, sono aperte. È un fatto che l’effettività della pena accessoria interviene soltanto a sentenza definitiva…”

È stupito e preoccupato Stelio Mangiameli, costituzionalista del Cnr. “Non è mai successo che in meno di quattro mesi si sia discusso un ricorso in Cassazione. Sicuramente se c’è prescrizione del reato non c’è più condanna. Ma il problema non è di stabilire se viene meno la pena accessoria oppure no; tra l’altro, essa era limitata nel tempo e non impediva a Berlusconi di agire politicamente in una serie di modi, fuori dal Parlamento”. 

Il Pdl è insorto. Il vicepremier Angelino Alfano si è detto “lieto di constatare lo straordinario miglioramento nelle performance della Cassazione”, attendendosi “un identico trattamento per tutti i cittadini”. “Naturalmente non si può dire che i giudici non avranno la capacità di valutare il fascicolo” avverte Mangiameli. “C’è da presumere che abbiano calcolato i tempi in modo sufficiente per esaminarlo; anzi, studieranno giorno e notte solo quello. Ma non è questo il punto. Ha idea di quanti processi si prescrivono ogni anno? Nulla di quello che la Cassazione ha deciso è in contrasto con le norme, perché la Suprema Corte potrebbe anche fissare un’udienza ad horas, ma ciò che accade normalmente non è questo. E allora vuol dire che c’è un trattamento riservato, diverso per quella determinata persona”. 

La decisione della Cassazione, per il costituzionalista, è un’altra mazzata sullo stato della giustizia italiana. I giudici di Cassazione − rileva Mangiameli − sono gli stessi che hanno recentemente confermato una condanna per 21 euro di mancato pagamento Iva. “Le pare che uno possa fare una falsa fatturazione per risparmiare 21 euro? Chi lo crede vuol dire che non sa o non vuole sapere come funzione l’evasione in Italia”. Le conseguenze politiche sono evidenti. “Nel momento in cui Berlusconi dovesse avere la conferma della condanna e dell’interdizione, il Parlamento non potrebbe non trarne tutte le dovute conseguenze”.

Per Mangiameli “ne viene fuori uno stato della giustizia assurdo, direi irriformabile”. La vera questione non è più, ormai, quella di un’impossibile pacificazione del rapporto tra politica e giustizia, conclude il professore. “È come se ci fosse la precisa volontà di far precipitare la situazione italiana,  dove un governo in equilibrio precario non ha ancora adottato provvedimenti incisivi. Sembra di intravedere non già l’assenza di una volontà di pacificazione, ma una precisa volontà di aggravare lo stato di cose esistente: verso nuove elezioni o verso qualcos’altro, non si può sapere”. Attaccando una forza che sostiene il governo, la quale finora ha detto che non ci sono ripercussioni; ma fino a quando questo è possibile? Mangiameli, su queste pagine, aveva detto che togliere l’appoggio al governo era contro gli interessi dello stesso Berlusconi. Ora però il dato, secondo lui, è un altro: “qualcuno vuole forzare la mano per modificare il quadro politico italiano”.