Grillo ha incontrato Napolitano. Gli ha espresso, in due ore di colloquio, la sue preoccupazione, dicendosi convinto che si dovrebbero attuare le misure tipiche di un’economia di guerra. Perché, dice Grillo, la situazione è catastrofica, e i responsabili del disastro sono gli stessi che, adesso, sono al governo. Ci è andato giù pensante, insomma. Al punto da chiedere al capo dello Stato di abrogare la legge elettorale (cosa ovviamente impossibile, che non rientra nei suoi poteri) e di sciogliere le Camere. In caso contrario, passerà l’estate e in autunno faremo default. Allora, la folla inferocita, i cui impulsi distruttivi (secondo Grillo) sono tenuti a bada esclusivamente dall’M5S, non sarà più controllabile. «I problemi si trasformeranno da politici a sociali», ha fatto presente. Mauro Suttora, giornalista di Oggi esperto delle vicende grilline, ci spiega come interpretare l’incontro di ieri.



Qual era l’obiettivo di Grillo nell’incontrare Napolitano?

A dire il vero, tutto nasce da un grande equivoco. Alcuni giorni fa, Grillo aveva pubblicato sul proprio blog alcune delle sue solite sparate polemiche, dove sosteneva che Napolitano sarebbe dovuto andare in tv a dire la verità agli italiani, spiegando che la situazione è gravissima e via dicendo. Aveva rivolto a Napolitano anche un appello perché lo ascoltasse. Napolitano, questa volta, lo ha preso sul serio. E gli ha dato udienza.



Non se l’aspettava?

No. Di conseguenza si è trattato, semplicemente, di un dialogo tra sordi. Era evidente che sarebbe stato del tutto inutile chiedere al promotore delle larghe intese di scaricare il governo. Sarebbe come se il Pc avesse chiesto udienza ad uno qualsiasi dei presidenti della Repubblica, pretendendo che scaricassero la Dc. La richiesta di sciogliere le Camere, quindi, è priva di senso e conseguenze.

Grillo, in conferenza stampa, era in giacca e cravatta. Non sarà che sta cercando di ripulire l’immagine irresponsabile dell’M5S nella prospettiva di evitare un’emorragia di voti?



Ma no, semplicemente si è dimenticato di togliersi la cravatta. Anzi, in conferenza stampa è stato perfino più duro del solito. Normalmente, nei suoi discorsi smorza sempre con una battuta. Questa volta ha insistito nel dire che la catastrofe è vicina.

Senza l’M5S, la gente sarebbe scesa in piazza con i forconi?

Non direi. Non ci crede nessuno. E’ una delle tante cose che Grillo si potrebbe anche risparmiare.

 

E’ verosimile che l’M5S lasci il Parlamento?

No, semplicemente i grillini sono frustrati perché si rendono conto di non contare nulla. Essendo dei novellini, non erano consapevoli del fatto che, da che mondo e mondo, l’opposizione può protestare quanto vuole ma, alla fine, decidono la maggioranza e il governo.

 

Perché Grillo chiede di sciogliere le Camere? Cosa ci guadagnerebbe dalle elezioni anticipate?

Guardi, io l’ho intervistato venerdì. Sono tra i pochi giornalisti italiani con cui scambia quattro chiacchiere. Ed era assolutamente rilassato, calmo e tranquillo. Come tutti gli uomini di spettacolo, sul palco si trasforma. Siamo portati a pensare che ogni sua parola sia il frutto di uno studio strategico quando, in realtà, è tutto molto più casuale.

 

Anche il non aver escluso di prender parte ad un futuro governo, ipotesi fino a poche settimane fa scartata a priori?

Come in amore, in politica “mai” significa “forse”. D’altro canto, l’M5S si è accorto di essersi infilato in un vicolo cieco.

 

(Paolo Nessi