Lombardia, addio ai voucher? Parrebbe proprio di sì: Blog Dem, il blog del Pd lombardo, saluta una volta per tutte i “vecchi buoni sociali e voucher tanto cari a Formigoni così come li abbiamo conosciuti fino ad oggi”. La giunta Maroni ha infatti accolto nel Piano regionale di sviluppo un ordine del giorno del Partito democratico, che impegna il governo regionale a una drastica riforma del sistema dei buoni. In altri termini, il Pd ha proposto la modifica, Maroni è stato ben felice di farla sua.
La filosofia del voucher formigoniano era di aiutare il cittadino in campo sociosanitario – assistenza a malati, disabili, anziani – mettendogli a disposizione un bonus da spendere presso i servizi forniti da strutture pubbliche, private, profit e non profit accreditate presso il sistema regionale. Una libertà di scelta che ora viene accusata di “lasciar solo” del cittadino nella “giungla dei servizi”. La migliore definizione della nuova filosofia della giunta a guida leghista viene dalle parole dell’assessore Maria Cristina Cantù: “Non si tratta di dare risorse in mano all’utente e far sì che si muova nel mercato, ma di accompagnarlo nella scelta”. Saranno comuni e Asl a svolgere questo ruolo, andando di fatto a predefinire l’offerta.
Come giudica Piero Ostellino questo radicale cambio di rotta rispetto ad un sistema durato vent’anni?
Farei due considerazioni. La prima è che quella parola, “accompagnarlo”, non mi piace. Vuol dire che se il sistema dei vaucher considerava il contribuente e il cittadino adulto, libero e capace di scelta autonoma, ora lo si tratta come un minorenne, bisognoso di “accompagnamento”. La sua libertà di scelta evidentemente è ritenuta fallace, inadeguata.
E la seconda considerazione?
Il Pd si dimostra ancora una volta il partito per eccellenza votato ad una concezione burocratica dello Stato, pronto a favorire l’apparato. Prima col voucher il cittadino poteva scegliere tra diverse opzioni, ora non può e quindi è obbligato ad andare dove vuole la burocrazia. Questo è tipico della cultura di sinistra. È triste rilevare che evidentemente questa gente ha nella testa una concezione burocratica e statalista del servizio pubblico e nessuno gliela toglie.
Gli enti – privati, pubblici, profit, non profit – che soddisfacevano determinati standard si accreditavano presso la Regione e il cittadino sceglieva; adesso saranno comuni e Asl a poter dire a quali strutture i cittadini potranno rivolgersi.
Non solo; prima si determinava in qualche modo una concorrenza, perché ad accreditare era la Regione ma gli enti facevano a gara per offrire il servizio migliore, adesso, invece, che piaccia o no, Maroni dice: “questa è la minestra, o la mangi o salti dalla finestra”. Ripeto, è la vocazione burocratico-statalista di una sinistra che non ha ancora imparato come si vive in democrazia.
Che cosa non le va giù, Ostellino?
La sfiducia nella libertà dei singoli a vantaggio dell’apparato. In una democrazia liberale si offrono al cittadino delle opzioni tra la quali il cittadino sceglie secondo la propria volontà. Nel sistema statalista invece il cittadino deve rassegnarsi a utilizzare le risorse che qualcun altro al posto suo − lo Stato − ha deciso.
Lei stigmatizza il vecchio bagaglio culturale del Pd, ma in questo caso la Lega lo fa suo. Vale anche per la Lega quel che ha detto della sinistra?
Perché la Lega lo abbia accolto mi è difficile capirlo, ma tenderei a dare questa spiegazione: che le forze politiche tendono tutte quante ad assomigliarsi, abdicando a favore dei poteri della burocrazia. La quale si conferma anche in questo caso la prima forza che comanda in Italia. Prima la politica offriva al cittadino delle possibilità di scelta, ora ha rinunciato.
Le “reti di offerta”, definite in primo luogo da Asl e comuni, la preoccupano?
È stato uno dei grandi inganni del nostro paese: negli enti locali si annidano le peggiori clientele del paese, cioè la peggiore corruzione e il peggior malgoverno.
Nell’ordine del giorno della giunta Maroni si giustifica l’inversione di rotta con l’attuale momento di difficoltà, criticando il “progressivo de-finanziamento delle politiche di welfare” a vantaggio di una maggiore “protezione sociale”. Lei accetta il principio che la crisi deve imporre una maggiore protezione del cittadino?
No, nel modo più assoluto. È proprio prendendo a pretesto le crisi che si sottraggono libertà e autonomia al cittadino e si assegnano queste volontà alla burocrazia. Il trasferimento dal mercato alla burocrazia è sempre un trasferimento illiberale e nocivo della volontà e della libertà del cittadino. Ed è preoccupante che in tal modo se ne faccia portavoce anche la Lega.
Nella scorsa campagnia elettorale Formigoni disse che il suo continuatore era Albertini e che per questo lo avrebbe appoggiato, quando il Pdl cambiò idea sostenne Maroni dicendo che sarebbe stato lui a garantire la continuità della buona amministrazione. Cosa si può dire alla luce di quanto accaduto?
Maroni fa la politica che ritiene più utile per se stesso, per la Lega e in qualche modo per la stessa burocrazia; dal canto suo Formigoni si era fatto qualche illusione di troppo.
(Federico Ferraù)