Abolizione dei voucher? Sì, no, forse. Nel dubbio, Formigoni non ci sta e non la manda a dire: “il Pdl non ha affatto intenzione di lasciar cancellare in questo modo un punto del programma” che ha consentito a Maroni di farsi eleggere e alla Lega di guidare la Lombardia insieme al Pdl e, soprattutto, con i suoi voti. Per Formigoni la spiegazione di quanto accaduto è molto semplice: “quell’ordine del giorno il Pd lo ha scritto sotto la dettatura della Lega”. Secondo l’ex presidente della Lombardia la Lega ha al suo interno una robusta anima centralista e statalista, ma il Pdl vigilerà perché questa non prevalga. Non si può fare una rivoluzione sussidiaria e poi tornare indietro, spiega Formigoni a ilsussidiario.net. “Questo è uno di quei punti su cui l’alleanza o tiene o salta”.
Senatore Formigoni, il sistema dei voucher sociosanitari che vige in Lombardia da 18 anni è a rischio?
Io dico di no. Ho letto che secondo Piero Ostellino mi sarei fatto “qualche illusione di troppo” sulle intenzioni di Maroni e della Lega, ma io non mi sono affatto illuso. Al contrario: si illude la Lega se pensa di poter cancellare una delle riforme più liberali e sussidiarie – forse quella più liberale e più sussidiaria – fatta dal centrodestra in questi vent’anni.
Ne è sicuro?
Gli impegni reciproci sono scritti ben chiari nel programma che sta alla base dell’elezione di Maroni alla guida della Lombardia con i consensi della Lega e del Pdl.
Veniamo al punto. Per il Pd il cittadino non può rimanere solo di fronte alla molteplicità dei servizi offerti, occorre una “presa in carico da parte della rete dei servizi” (blogdem.it, ndr).
I progetti di qualche assessore della Lega, e forse dello stesso presidente, vanno nella direzione sbagliata. Quella di non lasciare le persone sole è un’intenzione lodevole, non c’è dubbio, ma è anche ipocrita, perché vuol dire che in realtà delle persone non ci si fida e allora cosa si fa? Si toglie loro la facoltà di scelta per ridarla ai comuni e alle Asl. All’insegna del peggiore statalismo che domina in tutta Italia e che dominava prima anche in Lombardia.
Scusi, io le cito il Pd e lei mi risponde con la Lega?
Quell’ordine del giorno il Pd lo ha scritto sotto la dettatura della Lega. E quindi l’intenzione della Lega è chiara: tornare indietro.
E di tutto questo lei che cosa dice?
Primo: il Pdl non ha intenzione di lasciar cancellare in questo modo un punto del programma; anzi è pronto a fare quadrato per difenderlo e impedire alla Lega di tradirlo. Secondo, tra la gente si è diffusa in pochissimo tempo una grande preoccupazione, e se Maroni pensasse di tornare allo statalismo ci sarebbe una vera e propria sollevazione delle famiglie, degli ammalati, degli anziani, dei bisognosi, di tutte le persone a cui la nostra riforma ha ridato la dignità di cittadini e la libertà di scelta come persone.
Vale davvero la pena? In fondo quanto pesa il voucher sociosanitario nel complesso del welfare regionale?
Attualmente vale 130 milioni l’anno di fondi integralmente regionali, e prima che lo Stato tagliasse i finanziamenti destinati alle politiche di welfare era pari a 190-200 milioni annui. Come vede la voce di bilancio è significativa, ma il punto è che la possibilità di usare il voucher viene data a tutti i cittadini che ne fanno richiesta: chi non lo vuole è liberissimo di percorrere altre strade.
Dunque è il principio che conta.
Sì, perché si tratta di una vera e propria rivoluzione: da un sistema burocratico e centralista si passa ad un sistema sussidiario. Il voucher fa parte della stessa rivoluzione che si chiama anche buono scuola, Fondo Nasko, possibilità data al cittadino di scegliere l’ospedale in cui farsi curare.
Che cosa teme?
È evidente che se la Lega pensasse di rovesciare il sistema nel campo dell’assistenza, per logica conseguenza potrebbe pensare di fare altrettanto nella sanità, nella scuola e in tutta la spesa del welfare. Ripeto, sarebbe un tradimento del programma e andrebbe contro le evidenze che si stanno affermando in tutto il mondo: non solo la sussidiarietà mette al centro il cittadino, ma è anche conveniente.
Il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo ha dichiarato di aver avuto un chiarimento personale con Maroni, il quale gli avrebbe garantito che la libertà di scelta non è in discussione.
In politica, per evitare brutti scherzi, conviene sempre non fidarsi… Sappiamo bene che nella Lega c’è sempre stata un’anima centralista e statalista, io stesso in questi quindici anni ho dovuto rintuzzare più volte i progetti di una parte della Lega di cancellare la libertà di scelta in sanità e non solo. Ripeto: quell’ordine del giorno non è nato dal nulla, ma da una combinazione di intenti Pd-Lega. Per questo ho consigliato ai dirigenti del Pdl di tenere altissima la guardia e di parlare con la Lega in termini assolutamente chiari.
Chiari quanto?
Questo è uno di quei punti su cui l’alleanza o tiene o salta. Quindi le parole dette nei colloqui personali da Maroni contano pochissimo di fronte agli atti; sono questi che parlano ed è su questi che occorre vigilare, perché in giunta siede la Lega insieme al Pdl e quindi nulla passa in giunta senza il consenso del Pdl. Le dirò di più: a fondamento della coalizione c’è il proposito di portare ancor più avanti l’esperienza di sussidiarietà rispetto a quanto fatto fino ad ora. Tornare indietro non è proponibile.
Il caso Calderoli-Kyenge ha creato una frizione gravissima. Ieri Letta ha intimato a Maroni di risolvere la questione. Lei che ne pensa?
Letta ha ragione, si tratta di atteggiamenti inqualificabili. Le parole di Alfano sono state chiarissime nell’esprimere solidarietà alla Kienge e nel condannare l’uscita di Calderoli, io stesso già domenica ho espresso parole di condanna e posso dirle che quest’opinione è condivisa dal 100 per cento del Pdl. Come se non bastasse si è aggiunta la villania di Salvini nei confronti di Napolitano. Non va bene. La Lega deve darsi una calmata e rendersi conto che è forza di governo nelle più importanti regioni italiane solo grazie a noi del Pdl.
A qualcuno giova destabilizzare il rapporto governo-Lombardia sull’Expo?
L’Expo è stato definito da tutti come una straordinaria occasione di crescita e di rilancio per l’intero paese e nessuno, da parte di Regione Lombardia, deve poter mettere a repentaglio questa collaborazione. Per questo il mio invito, e quello di tutto il Pdl, è di fermarsi, riflettere e fare marcia indietro. In questo momento qualunque attacco al governo, a maggior ragione se partisse dalla Lombardia, sarebbe da irresponabili.
(Federico Ferraù)