All’apparenza, sembra un semplice provvedimento di buon senso, su quale non dovrebbe esserci nulla da eccepire: la commissione Giustizia della Camera licenzierà al più presto una proposta di legge di contrasto all’omofobia e alla transfobia da portare in Aula entro il 26 luglio. Tuttavia, il testo sin qui predisposto è piuttosto insidioso. Limiterebbe pesantemente le libertà di educazione e di religione, arrivando a perseguire penalmente chiunque faccia parte di un’associazione che consideri immorale la condotta omosessuale. Altro che integrazione di reato. Maurizio Lupi, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Maurizio Sacconi hanno firmato una proposta per una moratoria volta a rinviare il dibattito: stop alla discussione sui temi etici e divisivi, per dare priorità all’economia. Abbiamo fatto il punto sulla situazione proprio con il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi.
Ci spieghi il senso della moratoria.
Oggi come non mai è fondamentale consolidare l’unità degli italiani attorno all’obiettivo della ripresa dell’economia e dell’occupazione. L’innesto di elementi divisivi rispetto ai fondamentali principi della tradizione sarebbe, quindi, un atto particolarmente colpevole, in quanto contrapposto all’esigenza prioritaria di coesione nazionale. Tanto più se si considera, da un lato, l’attuale fase particolarmente sfavorevole e, dall’altro, l’esistenza di un nesso tra il risveglio dei valori di un Paese e la sua vitalità economica e sociale. Insomma, il nostro spirito di riscatto risulterebbe indebolito da un conflitto devastante proprio sui fattori costitutivi della Nazione, fattori che sono stati tali ancor prima dell’esistenza dello Stato.
Nel merito, cosa non condivide della discussione sulla proposta di legge?
Siamo in presenza di un’aggressione provocatoria nei confronti dei principi. Con la scusa di esigenze sociali che si potrebbero condividere e cosi affrontare più efficacemente, si intende affermare una precisa visione antropologica. Si può essere facilmente d’accordo nel perseguire la violenza esercitata in virtù dell’orientamento sessuale della vittima. Ma si è andati ben oltre. Si è tentato, inizialmente, di introdurre una definizione di genere secondo cui esso sarebbe una percezione soggettiva, e non più una determinazione oggettiva derivante dal sesso biologico; caduto il tentativo per le resistenze che si sono prodotte, si sta continuando e perseguire l’ipotesi di introdurre un reato di opinione, ovvero la criminalizzazione di ogni opinione critica dell’omosessualità quale è rinvenibile nella stessa cultura cristiana.
Tutto ciò che rischi comporta?
Chi afferma che il matrimonio è esclusivamente quello tra un uomo e una donna, o chi si impegna per impedire che i gay possano adottare, potrebbe essere perseguito a norma di legge.
Chi è che vuole arrivare ad una simile situazione?
Ci sono correnti ideologiche che si muovono in tutta Europa e che intendono mettere in discussione principi e valori fondamentali della tradizione giudaico-cristiana. In Italia, esiste una piccola e lucida minoranza, prevalentemente all’interno del Pd e di Sel, che persegue questo obiettivo; buna parte della sinistra, invece, senza particolare consapevolezza della questione in gioco, si accoda per mere ragioni di opportunità.
E nel Pdl?
Un buon 90%, nel quale si collocano anche Berlusconi e Alfano, intende combattere questa deriva; il restante 10% rappresenta la minoranza liberista/ libertaria che, per lo più, è subalterna alla sinistra.
Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, ha detto che «una legge che contrasti l’omofobia non c’entra nulla con i temi etici, riguarda il codice penale» e «l’introduzione di norme efficaci, è urgente e non più rinviabile»
Le sue parole sono estremamente gravi. Rappresenta un governo che si è dichiaratamente disinteressato del merito della vicenda, per poi affermare che la legge va fatta a prescindere dal merito. Tali affermazioni giungono, inoltre, dopo la constatazione delle divisioni interne alla maggioranza. Le fratture si potrebbero ricomporre proprio accettando la moratoria od organizzando una mediazione.
Come andrà a finire?
Auspico, quantomeno, una mediazione che preveda l’abbandono di qualsiasi reato di opinione. Sono certo che, laddove l’attuale proposta dovesse passare in commissione, moltissimi parlamentari daranno battaglia in Aula. Anche, se necessario, facendo ostruzionismo. Sono in gioco aspetti fondamentali della nostra convivenza come la libertà di opinione.
(Paolo Nessi)