Ieri l’ex presidene della Camera Fausto Bertinotti aveva scritto, su Il Corriere della Sera, una durissima lettera indirizzata a Giorgio Napolitano, accusandolo, in sostanza, di congelare la democrazia. «Lei non può congelare d’autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto, come se fosse l’unica possibile», «prescritta da una volontà superiore». Per Bertinotti, l’azione del capo dello Stato sarebbe consistita nel tradurre una previsione sull’economia nell’impedimento alla libera dialettica. In democrazia, aveva sottolineato, i processi economici vanno condizionati dalla politica a non viceversa. Altrimenti, la democrazia è sospesa. Il capo storico di Rifondazione comunista si era poi soffermato nel denunciare come la costituzione materiale stia ormai scalzando la tanto decantata costituzione scritta che prevede che «nella politica e in democrazia si possa manifestare un’altra e diversa idea di società rispetto a quella in atto». Considerando che già esiste un vincolo esterno alla nostra democrazia costituito dall’Europa, non è pensabile che se ne aggiunta un altro «costituito dall’autorità del Presidente della Repubblica. Lei – conclude Bertinotti – non può, Signor Presidente». Dal canto suo, Napolitano, ha risposto oggi, senza indugio, con un’altra lettera al Corriere facendo presente, anzitutto, che non c’è alcuna limitazione alla democrazia dato che il Parlamento resta libero di votare la sfiducia al governo Letta quando meglio lo crede. Parlando di sé, poi, ha fatto presente che il suo ruolo consiste nel mettere in sicurezza il Paese circa l’eventualità di un ulteriore dissesto economico e sociale che una deriva politico-istituzionale potrebbe provocare. «So bene che in caso di crisi, resta il ricorso al voto popolare e che da qualche parte si confida nella possibilità di dare vita così a un’alternativa di governo. Ma di azzardi la democrazia italiana ne ha vissuti già troppi». Non bisogna dimenticare, ha infine precisato, che Bersani, «pur non avendo avuto vincolo o limite, di esplorare la possibilità di una maggioranza parlamentare diversa da quella che è stata poi posta a base del governo dell’on. Letta?», fallì nel suo compito.