Benché Renzi e Letta si troveranno – salvo imprevisti – faccia a faccia, la direzione nazionale del Pd di oggi non dovrebbe riservare grandi sorprese. Il vertice si terrà in un clima di sospensione, in attesa della sentenza definitiva della Cassazione sul caso Mediaset, che sarà pronunciata il 30 luglio. Se Berlusconi fosse condannato in via definitiva, la pena accessoria dell’interdizione per 4 anni dai pubblici uffici modificherebbe radicalmente lo scenario. E’ la direzione del 31, quindi, quella dove potrebbero volare gli stracci. Comunque vada, prima o poi, ci spiega il direttore di Calabria Ora e de Gli Altri, Piero Sansonetti, il partito è destinato a fare una brutta fine.



Cosa accadrà oggi?

In questa direzione non accadrà pressoché nulla. Più controversa potrebbe essere quella successiva alla sentenza. Lì può succedere di tutto.

Per esempio?

Posto che è impossibile sapere quale sarà la sentenza, e quale sarà la reazione di Berlusconi, figuriamoci se è possibile sapere quale sarà la reazione del Pd alla reazione di Berlusconi. Fermo restando, ovviamente, che una sentenza di assoluzione risolverebbe il problema. In ogni caso, questa è l’incognita fondamentale a cui è legata la durata del governo. Detto questo, resto dell’idea che attorno alla data del congresso il partito si spaccherà. Il Pd, comunque vada, non reggerà.



La scissione su che basi avverrebbe?

Si farà per due ragioni. Anzitutto, l’unificazione di Ds e Margherita è fallita. Inoltre, i destini dei due poli sono ormai inesorabilmente legati. Se i due principali partiti di uno schieramento si uniscono, come ha fatto Veltroni nel 2008, succede lo stesso anche dall’altra parte, così come è vero il contrario. E, dato che a settembre torna Forza Italia, il Pd è destinato ad un processo analogo. Questo perché le strategie del bipolarismo comportano una specularità tra i due schieramenti.

In quali partiti si scinderà il Pd?

Al suo interno sono rimasti fortissimi i due ceppi originali, il Pci e la Dc. Si formerà di nuovo qualcosa del genere. 



Quali saranno i protagonisti di questa nuova stagione?

Renzi e Letta. Sono i due leader che, correndo per la segreteria, avranno più chance di vittoria. Ed entrambi sono indubbiamente riconducibili al ceppo democristiano. Anzi, per la precisione, come ho scritto ne La sinistra è di destra, Renzi è una via di mezzo tra Fanfani e Grillo.

 

Se il partito si scinde, che senso ha correre per la segreteria?

Chi otterrà la leadership del Pd otterrà anche la premiership della coalizione. Perché è indubbio che le due anime che avranno luogo dalla scissione del Pd si coalizzeranno. La scissione, oltretutto, aiuterà il vincitore a prendere più voti. Due partiti divisi prendono più voti della loro unione. La matematica elettorale ha sempre funzionato così.

 

Secondo lei, quindi, Letta si candiderà?

Mi pare improbabile che un leader giovane come Letta, di indubbia caratura, non cerchi di rifare il premier il maggior numero di volte possibile. E’ per questo che lo scontro tra il sindaco di Firenze e il presidente del Consiglio è estremamente reale.

 

Intanto, Repubblica preme per le elezioni anticipate.

Se Repubblica vuole le elezioni anticipate, è una buona notizia per Letta: significa che il suo governo durerà un’intera legislatura… Detto questo, è attualmente piuttosto complicato sostenere su chi intenda puntare. Non credo che appoggerà Renzi e neppure Letta, tantomeno l’area dalemiana, che è quanto di più distante esista dal quotidiano. Si limiterà, probabilmente, a promuovere la futura coalizione di centrosinistra, qualunque essa sia. 

 

(Paolo Nessi)