Beppe Grillo torna su un’antica questione. Da sempre, viene accusato di non rispettare il Parlamento e le istituzioni. E, da sempre, Grillo risponde quello che ha risposto, oggi, sul suo blog: «il M5S è l’unico a battersi perché Il Parlamento abbia un senso. Il Parlamento non decide più nulla, deve solo approvare i decreti legge del governo in fretta, senza discussione, sempre in nome dell’emergenza». Nel merito, il comico genovese fa presente che il suo movimento aveva proposto 803 emendamenti al decreto del Fare, ridotti a 75 su richiesta di Letta, secondo il quale erano troppi e, in seguito, a 8 «conservando quelli per la piccola e media impresa e il sostegno alle famiglie». Ma sono stati respinti «con disprezzo». Secondo Grillo tanta fretta dipende dalla volontà di arrivare al più presto ala revisione dell’articolo 138 della Costituzione, quello che prevede che le leggi che modificano la Costituzione siano approvate in due votazioni distanziate non meno di tre mesi l’una dall’altra. Se, tuttavia, 500mila elettori, cinque Consigli regionali o un quinto dei membri di una Camera ne fanno richiesta entro tre mesi dalla promulgazione, la legge è sottoposta a referendum, e non entra in vigore se non viene rivotata. Infine, la legge non può essere sottoposta a referendum se nella seconda votazione ha ottenuto la maggioranza dei due terzi. Ebbene, modificando tale artcolo, secondo Gruillo, Pdl e Pd «possono far strame della carta costituzionale per blindare il loro regime. La nostra opposizione, fatta con notti insonni passate in Parlamento per leggere obiezioni fatte da ogni nostro singolo “cittadino” parlamentare, ha ottenuto lo spostamento a inizio settembre dell’approvazione delle modifiche all’articolo 138».



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