Si respira un’aria funesta e l’apprensione, nonostante le rassicurazioni di rito, è soffocante. Le sorti del governo (e dell’Italia?) sono legate alla sentenza della Cassazione (che potrebbe arrivare oggi ma anche giovedì) e alla reazione di Berlusconi ad un’eventuale conferma della condanna a 4 anni di reclusione (1, di fatto, grazie all’indulto) e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Che nella peggiore delle ipotesi decida di starsene sereno e tranquillo, non ci crede nessuno. A partire da Enrico Letta che si è sentito in dovere di esorcizzare i timori dei più affermando: «non ci saranno terremoti». Ora, assumendo pure che decida di mantenere un atteggiamento stoico, risulterebbe così eliminato solamente uno dei problemi. Resta il Pd, che difficilmente accetterebbe di coabitare in coalizione con un condannato-interdetto. E i falchi del Pdl, che si sentirebbero giustificati a scendere in piazza e chiedere le elezioni anticipate. Ci sarebbe un enorme problema politico, infine: chiunque potrebbe legittimamente sospettare che, in Italia, l’ordinamento giudiziario ha sopraffatto quello politico. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con il cronista del Tg2 Luciano Ghelfi.



La politica con che animo attende la sentenza?

La sentenza è definitiva, non ci sono più artifizi che tengano. La tensione è alta. La preoccupazione coinvolge anche il Quirinale. Il pronunciamento, infatti, non potrà non produrre effetti.

Poniamo che Berlusconi sia condannato. Ha promesso che non farà cadere il governo. Terrà fede allimpegno?



Staccare la spina al governo rappresenterebbe l’opzione più semplice. Non sono convinto che lo farà. Al limite, potrebbe rimuovere il sostegno indotto dall’ala più radicale del suo partito che, presa dal panico, farebbe crollare tutto. Parte del Pdl, i falchi, è indubbiamente scatenata e disposta a tutto.

In ogni caso, a sinistra i problemi non mancano. Il Pd accetterebbe di coabitare con un condannato-intederetto?

E’molto probabile che, a quel punto, metà del Pd sancisca la fine dell’esperienza Letta.

L’ipotesi, invece, che Berlusconi mantenga la calma quanto è verosimile?

Molto. Alcuni giorni fa ha detto: «non farò come Craxi». E’ un’affermazione che significa molto. Ha lasciato, cioè, intendere che non fuggirà in una delle sue proprietà sparse in giro per il mondo. Resterà, e combatterà fino all’ultimo. Sa che da Arcore può continuare a incidere sulla politica italiana. Tanto più che persino Casini ha ormai capito che il futuro del centrodestra non può ancora prescindere da Berlusconi; il leader Udc ha, infatti, auspicato la nascita di un nuovo soggetto sotto l’egida del Ppe. Si dà il caso, tuttavia, che del PpeBerlusconi ne faccia ancora parte a pieno titolo.



è infine la questione giudiziaria

Una condanna radicalizzerebbe lo scontro berlusconiani e antiberlusconiani. E i primi penserebbero che il loro leader è stato condannato ingiustamente al termine di una persecuzione giudiziaria.

E se Berlusconi fosse assolto?

A finire sul banco degli imputai, sarebbe la magistratura. Per questo, l’eventuale annullamento parziale con rinvio all’Appello rappresenterebbe un salvagente per Berlusconi volto a salvare capra e cavoli.

 

(Paolo Nessi)