Alla Camera è iniziato il dibattito sul disegno di legge che prevede l’introduzione nel nostro ordinamento di pene alternative al carcere. All’on. Sandro Gozi del Pd, che è promotore di una proposta di amnistia e indulto, abbiamo chiesto come si stanno svolgendo i lavori a Montecitorio. Proprio mentre era in corso la nostra intervista, in aula è scoppiata la lite tra alcuni parlamentari del Carroccio e di Sel e la seduta è stata sospesa.



Onorebole Gozi, come sta andando il dibattito alla Camera? 

Bene, a parte l’ostruzionismo di Lega e M5S che in realtà non ha niente a che vedere con il provvedimento di cui stiamo discutendo.

È un tema delicato.

In realtà l’ostruzionismo di Lega e M5S su un provvedimento minimo come questo, ragionevole dal punto di vista giuridico, con un approccio umanitario che rispetta la certezza della pena, la dice lunga su quanto questo Paese debba ancora maturare sul tema delle carceri.



Che novità introduce questo nuovo provvedimento?

E’ un provvedimento positivo, che introduce finalmente in Italia l’istituto della messa alla prova. In pratica si comincia a ragionare su pene detentive alternative alla detenzione in carcere. È il primo tassello di una riforma più ampia. 

Quale riforma?

Una riforma di struttura molto più ampia e importante, di cui ancora non si parla in aula.

Oggi, intervenendo alla discussione lei ha detto che “un uomo non è il suo errore e anche a chi ha sbagliato va garantita la dignità”.

Lo penso veramente.

La cosa ha suscitato reazioni contrastanti nel centrodestra, con la Gelmini che ha detto di essere d’accordo e Corsaro che invece ha sostenuto che la vittima viene sempre prima.



Fa piacere la reazione della Gelmini, vuol dire che il dibattito sta avanzando anche all’interno del Pdl.

Ma non c’è modo di contemperare le due cose: la vittima e chi commette un reato?

Non solo c’è il modo, ma abbiamo il dovere di contemperare le due cose. Siamo rimasti in pochi a sostenere l’amnistia e l’indulto, che erano provvedimenti a scadenza regolare fino al 1992-93. Poi, quando abbiamo alzato la maggioranza da semplice a due terzi, è diventato praticamente impossibile farli. Ma noi non proponiamo di fare semplicemente l’amnistia-indulto.

Cos’altro proponete dunque?

Una riforma più ampia della giustizia penale e di quella civile. Vogliamo garantire la certezza della pena attraverso processi più giusti e più equi, soprattutto per le vittime. Oggi la minaccia non è in tribunale, ma fuori. Sappiamo che le vittime sono sempre più svantaggiate.

 

Cosa porterà questo nuovo provvedimento?

 Il provvedimento sgombererebbe il tavolo dei magistrati da circa 5 milioni e 300mila cause arretrate, estinguendo i reati. In questo modo si accelererebbero i processi civili e penali. Allo stesso tempo dobbiamo riformare la giustizia penale.

 

Come?

 Attraverso un’ampia depenalizzazione. È assurdo avere il reato di immigrazione clandestina, o il carcere per chi detiene piccole quantità di sostanze stupefacenti.

 

L’Italia è stata messa in mora dalla Ue. Abbiamo un anno per metterci in regola, ce la faremo?

 Senza amnistia e indulto, temo di no.

 

A questo punto dell’intervista, nell’aula di Montecitorio scoppia la bagarre proprio sul provvedimento della messa in prova.

Un momento, scusi, non si capisce più nulla.

 

Gozi ci informa in diretta che gli onorevoli Buonanno e Allasia, entrambi della Lega, sono stati espulsi dopo aver esposto in aula cartelli con scritte provocatorie. L’intervista riprende.

Questa riforma è un dovere nei confronti della Ue, perché siamo in uno stato di delinquenza recidiva.   

 

In che senso scusi?

 Siamo pluricondannati. L’Italia è uno Stato considerato criminale perché sottopone almeno 30mila persone a trattamenti inumani e degradanti in carcere.

 

C’è una nuova interruzione.

Aspetti… Hanno sospeso la seduta.

 

Riproviamo…

Abbiamo una decina di mesi per rispondere all’ultima condanna che riguarda il sovraffollamento delle carceri. Abbiamo 30mila detenuti in più di quelli che possono contenere le nostre carceri. In più…

 

In più?

 In Italia c’è un abuso della custodia cautelare che è pari al 25% dei detenuti contro una media europea del 10%. Di fronte a una situazione del genere amnistia e indulto evidentemente non bastano. Senza di essi, tuttavia, non riusciremo a uscire da questa situazione di piena illegalità.      

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