“Tanti amministratori, tanti sindaci, tanti militanti ripongono nel Pd le loro speranze. E chiedono a me di mettermi in gioco. A loro dico: dobbiamo costruire un Pd moderno, aperto, pensante non pesante”, in cui a vincere deve essere “la leggerezza, che sia libero da certe burocrazie similministeriali”. Queste le parole di Matteo Renzi, intervistato oggi da La Repubblica. Parlando del Congresso e delle primarie, il sindaco di Firenze rinnova l’invito al “traghettatore del Pd, ossia Guglielmo Epifani” a indicare entrambe le date: “Per statuto devono avvenire entro il 7 novembre”, spiega Renzi, il quale annuncia anche che presto ci sarà una nuova “Leopolda”, il prossimo 27 ottobre, “perché è fondamentale che si torni alle idee”. Per candidarsi, il giovane rottamatore aspetterà prima di conoscere “la data e di sapere se c’è una comunità di persone che crede” in questo nuovo progetto. E anche nel caso in cui dovesse candidarsi, “lo faccio indipendentemente da loro. Non vado dietro a patti tra maggiorenti. Questo Pd non esiste, resiste. Ai caminetti romani rispondo sempre con un ‘no grazie’. Non farò scambi di poltrone”. Il Partito Democratico, aggiunge Renzi, “deve parlare di futuro” e allontanarsi da questa “idea novecentesca dell’appartenenza”. Oggi, infatti, c’è bisogno di “un partito aperto”, “dobbiamo renderlo moderno sapendo che non si discute solo nelle sezioni, che si fa politica anche in rete o nei luoghi del volontariato”. Secondo D’Alema, spiega il primo cittadino di Firenze, “non devo fare il segretario, né il sindaco. Ma tra qualche anno il premier. Non sono d’accordo: non faccio questa battaglia per sistemarmi”. Il governo, comunque, va tenuto “fuori da questo dibattito. Enrico sarà più forte se il Pd sarà più forte. L’importante è che non si preoccupi di durare, ma di fare. Abbia come punto di riferimento le idee di Andreatta e non il tirare a campare di Andreotti”.