Quasi “Sciolta civica”; nelle ultime ore stava per consumarsi il momento più drammatico per la formazione voluta e fondata dall’ex presidente del Consiglio. Nella notte, dopo una riunione infuocata, Mario Monti avrebbe dato le dimissioni, per poi ritirarle. Ma solo perché i parlamentari presenti gli avrebbero letteralmente impedito di abbandonare il luogo del consesso. Pare, addirittura, che aveva già chiesto al notaio di ratificare l’abbandono della presidenza del partito al notaio, quando Alberto Bombassei e altri lo hanno fatto tornare sui suoi passi. Insomma, sono ormai lontani i tempi in cui il professore della Bocconi era osannato come salvatore della Patria, le cui attitudini, specie in materia di aplomb, eleganza e sobrietà, erano state abbondantemente celebrate. Insomma, dimissioni rientrate, ma solo per il momento. A chi gli ha parlato, infatti, ha riferito che è solo questione di tempo. Si sentirebbe, in particolare, abbandonato da una parte del partito, da quella cattolica che, secondo lui, gli avrebbe voltato le spalle. A sua volta, l’ala cattolica non avrebbe digerito la decisione di deporre Andrea Olivero da coordinatore del partito per conferirgli l’incarico di guidare un gruppo di lavoro che, da qui a settembre, costituisca un documento di nuovo indirizzo del partito. Olivero, per Monti, non avrebbe mai dovuto partecipare al convegno dell’Udc dello scorso venerdì.



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