La legge elettorale non è mai stata, di certo, uno tra gli argomenti più coinvolgenti. La gente normale, specie in questa fase di grave recessione, ha effettivamente bene altro a cui pensare. I partiti sono consapevoli di ciò. E, da questo punto di vista, hanno facilmente potuto continuare a operare impunemente per anni. Producendo sistemi ad hoc che garantivano loro i maggiori benefici. A scapito, come si è visto soprattutto nelle ultime elezioni, della governabilità. Ora, però, anche la riforma elettorale è diventata un tema di attualità. Perché chi non ha un lavoro o non riesce ad arrivare a fine mese sa che, se il caos istituzionale non sarà arginato, la situazione è destinata solo a peggiorare. Abbiamo chiesto a Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica all’Università di Bologna, in che modo i principali partiti cercheranno di riformare la legge.



Quale sarebbe la legge elettorale più conveniente per il Pdl?

Al Pdl conviene quella l’attuale. A Berlusconi, ma anche a diversi dirigenti, come Verdini, fa molto comodo disporre del potere di nomina dei parlamentari previsto dal Porcellum. Probabilmente, gli converrebbe anche l’introduzione di una modifica volta ad attribuire il premio di maggioranza, al Senato, su base nazionale, e non più regionale. E’ possibile, infatti, che grazie ai voti ottenuti in Lombardia e Sicilia risulti il primo partito. Potrebbe, infine, optare per alzare la soglia di sbarramento, ed eliminare in questo modo i partiti più piccoli.



E per il Pd?

Difficile dirlo, dato che nel partito non c’è un’opinione condivisa. Presumibilmente, gli tornerebbe molto utile una clausola di esclusione per i soggetti politici che non prendono più del 5%. I piccoli partiti si troverebbero così costretti a cercare ospitalità tra i democratici. Il Pd potrebbe, inoltre, sopravvivere tranquillamente anche con una legge proporzionale, anche se li obbligherebbe a cercare delle alleanze. Di sicuro, il sistema da cui trarrebbe maggiore vantaggio è il doppio turno alla francese.

Perché?

Perché il secondo turno obbliga gli elettori a scegliere tra i due candidati che hanno superato il primo. Dato che, verosimilmente, passeranno i due candidati di Pd e Pdl, gli elettori del Movimento 5 Stelle saranno pressoché obbligati a convergere sul Pd.



L’idea di parte del Pd è quella di proporre uno spareggio tra i candidati premier, attribuendo un premio di maggioranza al vincitore ridotto rispetto all’attuale 

Si tratta di un sistema per costringere l’M5S ad allearsi.

I 5 Stelle, invece, vogliono il proporzionale

Dal loro punto di vista è il sistema migliore. Il 25% dei voti gli garantirebbe il 25% dei seggi. Inoltre, impedirebbe a chiunque di ottenere la maggioranza assoluta. Gli altri partiti si troverebbero costretti a chiedere i loro voti.

Quale sarebbe il compromesso più virtuoso?

Il semipresidenzialismo alla francese: elezione diretta del presidente, come dice di volere il Pdl, e doppio turno, come vuole il Pd.

Andrà a finire così?

Non credo. E’ più probabile che si ritoccherà il Porcellum. Introducendo, come vuole il Pdl, il premio di maggioranza al Senato. Forse, il premio sarà attribuito a chi raggiunge il 40%. Al limite, si introdurrà il doppio voto di preferenza di genere.  

Cosa deciderà la Corte costituzionale il 3 dicembre?

La Corte costituzionale non ha idea di come muoversi. L’unico che ha competenze in materia è Mattarella che, dal canto suo, non ha sufficientemente difeso il proprio sistema. Credo che, semplicemente, si libererà del problema dichiarando il quesito inammissibile.

 

(Paolo Nessi)

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