“Il governo Letta si salverà se svolgerà il compito per cui è nato: da un lato traghettare il Paese verso la ripresa della crescita, dall’altra creare un clima di pacificazione che permetta di tornare a confrontarci sui contenuti e sui programmi”. Lo afferma il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, in una fase di grave scontro tra i due principali partiti del governo delle larghe intese, che lascia il Paese nel caos e in un’incertezza di cui non si intravede la via d’uscita. Il centrodestra, colpito al cuore dalla sentenza di condanna del suo leader Berlusconi, torna a puntare i piedi su Imu e riforma della giustizia. Per azzerare l’Imu sulla prima casa non ci sono però le risorse, il dibattito sul ruolo della magistratura rischia di affondare il governo e sulla legge elettorale i partiti brancolano nel buio. Per Lupi, “svolgere il compito per cui è nato il governo significa anche rispettare il suo programma. Su molti temi siamo disposti a trovare un accordo, ma sull’Imu intendiamo dare battaglia”.



Ministro Lupi, quanto durerà il governo Letta?

In questo periodo dell’anno vanno di moda i meteorologi, ma non intendo improvvisarmi in questo ruolo. Lavoriamo perché il governo svolga il compito per cui è nato. Vogliamo dare concretamente segni e risposte affinché il Paese possa tornare a guardare con positività al suo futuro, ricominciando a crescere e a credere in sé stesso. Per fare questo abbiamo costituito un governo eccezionale, e se riuscirà a fare le cose per cui è nato andrà avanti, conquistandosi passo dopo passo tutto il tempo necessario per svolgere il lavoro che lo attende.



Dopo la condanna di Berlusconi, in che modo è possibile riformare la giustizia?

Il punto di partenza è comprendere che la riforma della giustizia non riguarda solo il Pdl o Berlusconi. Nel comunicato dopo la sentenza della Corte di Cassazione, Napolitano ha affermato che è giunto il momento per una riforma della giustizia. La sentenza della Cassazione ripropone in modo ancora più evidente un tema di riequilibrio tra i poteri, quello giudiziario e quello politico. Non però per un singolo cittadino ma per tutti i cittadini.

Riuscirete a trovare un accordo con il Pd sulla legge elettorale?

Insieme al Pd abbiamo dato l’urgenza alla necessità di approvare una legge elettorale. Abbiamo sempre detto che quest’ultima dovrebbe essere una conseguenza della riforma istituzionale. Se si sceglie per esempio un modello presidenziale con l’elezione diretta del capo dello Stato, la legge elettorale deve tenere conto di questo assetto, e lo stesso vale per altri modelli. A novembre la Corte costituzionale si pronuncerà sull’attuale legge elettorale, la quale va assolutamente modificata. In particolare occorre recepire le osservazioni che la Consulta aveva già fatto per quanto riguarda il premio di maggioranza. Si potrebbe lavorare nella duplice direzione di portare urgentemente una correzione all’attuale legge elettorale per intervenire sulle sue anomalie e mettersi al riparo. In una seconda fase si potrebbe iniziare a elaborare una legge elettorale più ampia e più seria, che rispecchi la nuova riforma istituzionale dello Stato.



L’Imu è diventato un nuovo terreno di scontro. Come se ne può uscire?

Sono molto stupito per il riesplodere delle polemiche di questi giorni, che sono il frutto delle tensioni all’interno del Pd che si sta preparando per il Congresso. Al momento della nascita del governo, da parte dei diversi partiti di maggioranza si erano poste delle priorità. Il Pdl ha sempre posto come priorità l’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Dopo il rinvio del pagamento della prima rata, avevamo detto che entro il 30 agosto sarebbe stata abolita l’Imu sulla prima casa, eppure si sono riaccese le polemiche. Poiché come ho detto prima il governo durerà se attuerà i punti del suo programma, qui si sta discutendo di punti del programma e il Pdl è pronto a dare battaglia. Non vogliamo che tutto ciò si trasformi nell’ennesima delusione per i cittadini, che per tre mesi si sono sentiti dire che l’Imu sulla prima casa sarebbe stato abolito, e poi si ritrovano come al solito con tante promesse e nessun risultato concreto.

 

Ritiene possibile che i moderati di Pdl e Pd formino un cartello elettorale con Letta?

Sarebbe sbagliato strumentalizzare il lavoro che il governo sta compiendo. E’ un governo eccezionale nato in un momento senza precedenti, il cui compito è innanzitutto portare il Paese verso un ritorno alla crescita. Nello stesso tempo il ruolo dell’esecutivo è quello di creare un clima di pacificazione che permetta di tornare a confrontarsi sui contenuti e sui programmi anche a partire dalle diversità che esistono e che fanno la ricchezza dell’Italia. Più che pensare a una nuova aggregazione politica, dobbiamo pensare a fare ogni sforzo perché questo governo possa fare bene il proprio compito. E poi torneremo a confrontarci e a dividerci. D’altra parte io e Letta per anni abbiamo militato in due schieramenti diversi e ci siamo confrontati anche convintamente nel corso di numerose elezioni politiche. Ma abbiamo sempre dimostrato che anche quando governava l’uno o l’altro si poteva lavorare insieme nell’Intergruppo per la Sussidiarietà.

 

E’ favorevole al ritorno a Forza Italia e quale fisionomia avrà il nuovo partito?

Il ritorno a Forza Italia non può essere un ritorno al passato. Con la crisi della politica bisogna ripartire dalla ragione per cui Forza Italia è nata nel 1994. Tutto ciò è avvenuto con contenuti e proposte valoriali molto chiare. Siamo nati per riaffermare che lo Stato non è il padrone di tutto, ma è al servizio del cittadino, e che libertà, responsabilità e sussidiarietà sono gli elementi di contenuto di un’azione politica. E’ proprio da qui che dobbiamo ripartire.

 

(Pietro Vernizzi)