Sono giunti a soprannominarlo Renzusconi. Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, è stato paragonato a Silvio Berlusconi per la sua abilità nel comunicare, soprattutto di fronte alle tv. Emblematica la sua scelta di sabato, quando ha indossato l’elmetto da operaio ed è salito su una ruspa per demolire un’ex discoteca diventata un luogo di degrado nel cuore del Parco delle Cascine. Per Marcello Foa, esperto di comunicazione, Renzi è il primo nel centrosinistra ad avere capito che le campagne sui media non si improvvisano ma vanno studiate in modo scientifico.
Davvero ritiene che un parallelismo tra Renzi e Berlusconi abbia senso?
Le similitudini tra Renzi e Berlusconi riguardano soprattutto il modo di utilizzare il mezzo televisivo. Se oggi dovessi indicare un politico italiano in grado di prendere l’eredità del Cavaliere, questo è senza dubbio il sindaco di Firenze. L’abilità del leader del Pdl è quella di entrare in sintonia con i gusti, le abitudini e le aspettative degli italiani, alternando sapientemente operazioni di immagine in modo da creare un’empatia con il popolo italiano.
Fino a che punto certi atteggiamenti di Berlusconi sono voluti, e non invece semplicemente il suo modo di essere?
Quando Berlusconi fa cucù alla Merkel o si mette in testa il cappello da panettiere e da operaio, facendo inorridire gli editorialisti di Repubblica, in realtà si tratta di una strategia per creare una sorta di empatia con gli italiani. Renzi sta compiendo lo stesso tipo di operazioni, e quanto ha fatto sabato ne è un esempio. Il sindaco di Firenze ha compreso che per avere successo bisogna sempre mantenere la scena mediatica e che non basta avere le idee, ma occorre costruire un’immagine di sé e alimentarla in continuazione. A differenza di tutti gli altri politici di centrosinistra, ha capito quanto ciò sia un ingrediente indispensabile per il successo.
Quanto conta il fatto che Berlusconi ha tre televisioni, Renzi neanche una?
I detrattori di Berlusconi lo accusano in modo veemente di avvalersi delle sue tv per la campagna elettorale. In realtà è proprio nel periodo della par condicio che il Cavaliere mette a segno le sue migliori performance. Il leader del Pdl sa individuare, più per intuito che per scienza, quello che ribolle nella pancia dell’italiano medio di provincia e su posizioni di centro, che è poi quello che decide dell’esito delle elezioni. Su questo il Cavaliere è imbattibile e non credo che Renzi abbia queste stesse doti naturali. Ha però una serie di collaboratori che lo aiutano a sostenere e ad alimentare la campagna.
Perché, fatte le eccezioni di Berlusconi e di Renzi, i politici italiani sono così incapaci di comunicare?
Da un lato perché la politica è spesso vissuta come uno strumento per raggiungere il potere, e una volta che si entra nel Palazzo si diventa ossessionati dalle sue logiche perdendo il contatto con il Paese reale. Si tratta di un rischio sistematico che porta a gravi errori di giudizio. Il più evidente è stato quello di Mario Monti, che ha pensato di essere molto popolare e si è candidato, con il risultato che conosciamo tutti.
Che cosa manca quindi ai politici italiani?
Manca un approccio professionale alla comunicazione politica. Oggi non ci si improvvisa comunicatori, né si possono fare le campagne elettorali senza una strategia ben precisa.
Che cosa ha fatto sì che Berlusconi e Renzi, a differenza degli altri politici, non si rinchiudessero nel Palazzo?
Per Berlusconi è una dote innata che ha nel sangue. Ama andare in giro, parlare con la gente comune e farsi volere bene, e quindi tutt’al più il suo problema è stato che una volta diventato presidente del consiglio avrebbe dovuto mantenere un profilo un po’ più istituzionale. Renzi invece nel Palazzo non è ancora arrivato, staremo a vedere se quando ci entrerà riuscirà a mantenere il filo diretto con la gente. La mia perplessità maggiore riguarda però un altro fatto.
Quale?
Mi domando se Renzi abbia un’idea forte dell’Italia e un progetto concreto. Sulle doti di statista del sindaco di Firenze ho numerosi dubbi, e francamente non so se sarà all’altezza delle aspettative che sta creando con la sua comunicazione peraltro efficace.
(Pietro Vernizzi)