A pochi giorni dall’inizio del Meeting di Rimini 2013, in programma dal 18 al 24 agosto, Giorgio Vittadini analizza l’attuale situazione economica, politica e culturale in una intervista a La Stampa pubblicata oggi. Di seguito il testo.

«Siamo ancora ostaggi delle ideologie», dice Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, presentando il Meeting di Rimini, in programma dal 18 al 24. Sono falliti i grandi sistemi politici del Novecento, ma le ideologie ci sono ancora: «Penso al giustizialismo: l’idea di dividere il mondo in buoni e cattivi. Penso al culto del demiurgo: il capo che mette a posto tutto. Penso al nichilismo gaio: basta non avere pensieri per andare tutti d’accordo». Per questo, la prossima edizione del Meeting si intitola «Emergenza uomo». Non emergenza economia, lavoro, ambiente eccetera: emergenza uomo. «Si dimentica», dice, «che prima di tutto c’è l’uomo».



Un problema filosofico mentre gli italiani non hanno i soldi per andare al mare?

Sembra un problema filosofico, ma è una questione maledettamente concreta. Dietro le difficoltà economiche, politiche, sociali, come sottolinea di frequente papa Francesco, «ciò che è in crisi è l’uomo». L’uomo non crede più in quello che è: come se fosse passato dalle grandi fedi politiche al dubbio assoluto. Non riesce più a osservare la realtà e a giudicarla.



Che cosa c’entra con la crisi economica?

Anche quella è figlia di un’ideologia: “La Finanza ci salverà”. Si ricorda quando tutti dicevano così? Improvvisamente si scopre che non è vero. Ma perché non ce ne siamo accorti prima? Perché non ci siamo mai chiesti prima se può essere vero che esiste un guadagno al di fuori del lavoro? Perché non abbiamo usato la ragione.

Anche la crisi politica è figlia di un’ideologia?

Sì. L’idolatria dello Stato, ad esempio: per anni siamo andati avanti a dire che avrebbe messo a posto tutto. Poi ci siamo accorti dei debiti degli Stati sovrani.



Che cosa intende per ideologie?

Pensieri non verificati dall’esperienza. L’ideologia è qualunque pensiero che fa fuori il paragone con la realtà, la ricerca faticosa della verità, l’accettazione del limite che c’è in ogni uomo. Havel scriveva del birraio che a un certo punto dice al segretario del partito che la birra non è buona, e viene sostituito perché non si può concepire che una birra prodotta in una fabbrica dello Stato non sia buona. Questa è l’ideologia: mettere le proprie convinzioni sopra alla realtà.

Come declinerete questo tema al Meeting?

Beh,  un po’ in tutti gli incontri: penso a quello con il professor Carozza e Weiler sui discorsi di Benedetto XVI; a quello con John Waters, editorialista di The Irish Times; alla presentazione della traduzione in lingua inglese del libro di don Giussani sulla Teologia protestante americana….

Perché l’incontro inaugurale ha per tema l’Europa unita?

Perché anche il tema dell’Europa ha a che fare con le ideologie. Solo superando le ideologie del nazionalismo si può arrivare a quell’Europa unita che avevano in mente i suoi fondatori. L’Europa è il punto possibile di una ripresa; è l’occasione per rilanciare valori alti della politica. All’incontro ci sarà il premier Letta, e un videomessaggio del presidente Napolitano.

Quali ministri verranno al Meeting?

Giovannini, Carrozza, Delrio, Cancellieri, Alfano, Lupi, Mauro… Parleranno tutti di temi concreti, non di prospettive politiche. La gente del Meeting quest’anno farà più fatica degli anni scorsi a venire a Rimini e non vuole sentire chiacchiere. Vuole che si affrontino i problemi che vive tutti i giorni.

Che cosa pensa del governo Letta?

Personalmente sono per la sua continuazione a oltranza. Siamo come in guerra, e abbiamo bisogno di una continuità di governo. Non possiamo permetterci altri mesi di campagna elettorale e di contrapposizioni.

Le sembra possibile  che Pd e Pdl possano stare  insieme a lungo?

Vede che anche qui è tutto un problema di ideologia? È chiaro che stare insieme comporta, per ciascuno, la rinuncia a qualcosa. Ma non credo che nel 1946 le contrapposizioni ideologiche fossero minori. Eppure, ci si mise insieme per uscire dalla crisi. Così bisogna fare oggi. Anche questo fa parte dell’emergenza uomo. E poi guardi, visto che stiamo dicendo che bisogna privilegiare l’esperienza sull’ideologia, pensiamo alla Germania:  con un governo di unità nazionale, ha svoltato.

Che cosa pensa della condanna a Silvio  Berlusconi?

Sono d’accordo sul fatto che le sentenze vadano rispettate ed eseguite. Ma sono anche convinto che, nel rispetto della sentenza, a Berlusconi possa essere garantita l’agibilità politica.

Negli anni scorsi Berlusconi al Meeting è stato spesso applaudito. Vi ha deluso?

Ha cercato di fare una rivoluzione liberale.  Non ci è riuscito, e non solo, come dice lui, per colpa degli alleati: c’è anche un deficit di cultura politica nel suo schieramento. Ma il bisogno di cui era portatore c’è ancora: è la liberazione dallo statalismo.

Molti dicono: il Cavaliere  è finito.

Non so se sia finito e credo che il problema non sia questo. Il problema è se, Berlusconi o no, il centrodestra ha un pensiero sulla evoluzione liberale del nostro Paese.

Che cosa pensa della cosiddetta questione-giustizia?

Che anche questo sia un problema che esiste al di là del caso Berlusconi. Continuare a collegarlo a lui vuol dire non volere affrontare la questione. Io sottoscriverei parola per parola tutto quello che hanno scritto i saggi. Una riforma della giustizia va fatta: in modo equilibrato, bipartisan, ma va fatta. E subito. L’ha detto anche Napolitano.

Formigoni verrà al Meeting? E che cosa pensa di lui?

Sì, anche se non come relatore. I suoi diciassette anni in Lombardia sono stati il miglior esempio di rivoluzione liberale applicata in Italia. Su scuola, sanità, aiuto alle imprese… Ha commesso reati? Verificherà la magistratura. Ma eventuali errori non devono impedirci di vedere se la Regione ha funzionato. Nel caso di Formigoni sono emersi due  estremismi: quello di chi dice che gli errori personali non c’entrano con la politica, e quello di chi vorrebbe buttare via anche il bambino con l’acqua sporca. Io non ci sto.

Anche questa è ideologia?

Sì, una delle ideologie del nostro tempo è proprio questa. Ci  impone, in automatico, di schierarci sempre vedendo, di ogni fatto e di ogni persona, solo il bianco o solo il nero. Questo non è realistico. Questo è Robespierre.

Ma Robespierre era convinto di essere nel giusto.

Solzenicyn in Arcipelago Gulag raccontava di quando buttavano i dissidenti nello zoo di Mosca convinti di fare il bene, e commentava: il malvagio antico, Otello, sapeva di essere malvagio; il malvagio moderno si sente giustificato dall’ideologia. Questo vogliamo dire al Meeting: che l’ideologia acceca. E che nulla, neanche un’appartenenza religiosa, può eliminare l’esigenza della ricerca della verità.

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