Interviene con pazienza e fermezza il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sul caso politico-istituzionale aperto dalla sentenza definitiva della Cassazione che condanna Silvio Berlusconi. Il comunicato del Quirinale deve essere letto e riletto attentamente, ma ci sono alcuni passaggi che balzano subito agli occhi. Dice il Presidente: “Di qualsiasi sentenza definitiva, e del conseguente obbligo di applicarla, non può che prendersi atto”. Più avanti precisa: “…va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta”. In altri termini, Napolitano precisa che non è stata chiesta alcuna domanda di grazia per Silvio Berlusconi. Poi un’altra precisazione del Presidente: “Ad ogni domanda in tal senso, tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame obiettivo e rigoroso – sulla base dell’istruttoria condotta dal ministro della Giustizia – per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale”.
Il capoverso successivo del comunicato del Quirinale si apre con una frase significativa: “Essenziale è che si possa procedere in un clima di comune consapevolezza degli imperativi della giustizia e delle esigenze complessive del Paese”. Si può a questo punto ricordare come comincia il comunicato del Presidente della Repubblica: “La preoccupazione fondamentale, comune alla stragrande maggioranza degli italiani, è lo sviluppo di un’azione di governo che, con l’attivo e qualificato sostegno del Parlamento, guidi il Paese sulla via di un deciso rilancio dell’economia e dell’occupazione”.
Cerchiamo di tradurre questo linguaggio molto corretto sul piano costituzionale e affrontiamo il problema della cosiddetta “agibilità politica” di Berlusconi. Stelio Mangiameli, docente di Diritto costituzionale all’Università di Teramo, commenta a botta calda il comunicato del Quirinale e ne dà un giudizio positivo.
Dice Mangiameli: “E’ intervenuto in un equilibrio difficile tra politica e magistratura. Un equilibrio che è diventato squilibrio dopo la riforma del 1993. Si può usare anche il termine rocambolesco in un quadro di questo tipo”.



Ci sono alcuni punti fermi, come quello del rispetto della sentenza.
E’ evidente, non poteva che ribadire questo fatto. Quindi, al di là di tutti i “partiti di falchi e colombe”, questo è il dato di fatto, di cui Berlusconi deve prendere atto. Ma allo stesso tempo il Presidente spiega che valuterà, come è nel suo potere, una domanda di grazia, che sinora non è ancora arrivata.



Una via possibile d’uscita?

Una giusta puntualizzazione, perché il “potere di grazia”, il, presidente della Repubblica ce l’ha. Si può dire che il Presidente si dimostri preoccupato per la situazione complessiva del Paese, sia dal punto di vista economico che da quello istituzionale. Credo che il Presidente cercherà di accompagnare questo passaggio delicato dell’Italia. Non è un compito certamente semplice, perché ci sono altre sentenze in arrivo per Berlusconi e il problema si ripresenterà. 

Ora c’è il problema se Berlusconi resterà senatore oltre che leader politico della sua formazione politica. 
Quanto alla leadership io credo che Berlusconi la possa esercitare. L’ho ripetuto più di una volta. Oggi ci sono modi molto differenti per essere ugualmente un leader che riesca a farsi ascoltare dal Paese Quanto al fatto che resti senatore, occorrerà attendere il voto di ottobre. Non darei per scontato che il Senato lo faccia decadere. Il Senato, in potenza, può anche opporsi. E’ una situazione molto difficile e complicata, soprattutto nei numeri. Ma occorre aspettare. 
 



 

(Gianluigi Da Rold)