Non sono passate neanche 24 ore da quando il capo del governo parlando al Meeting di Rimini aveva promesso che entro ottobre la legge elettorale sarebbe stata cambiata, che già si aprono polemiche e si alzano mura. Per l’ex presidente del senato Schifani infatti non esistono “margini di avvicinamento” tra Pd e Pdl sulla questione: rimangono le distanze tra i due partiti. Nel Pd invece si alza la voce del vicepresidente alla camera il renziamo Roberto Giacchetti che mette sotto accusa la presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, anche lei del Pd. Il motivo? L’iter della riforma alla camera è “stato scippato” dice Giacchetti proprio dalla Finocchiaro al fine di “condizionarne l’esito”. Una accusa molto forte come si può capire: “Partire dal Senato (dove com’è noto i numeri del Pd sono ben diversi dalla Camera) significa inevitabilmente condizionare la riforma all’accordo col Pdl e quindi portare il partito democratico verso la modifica del Porcellum invece che alla sua cancellazione”. Giacchetti in passato si era fatto promotore di una mozione per tornare al Mattarellum. Chiede dunque la convocazione della direzione del Pd perché, dice, si prenda una decisione chiara per non prendere in giro ancora una volta gli italiani. “Il Pd è per la modifica del Porcellum o per la sua cancellazione? Il Pd è per un sistema di tipo maggioritario o proporzionale? E non mi si dica che il Pd una scelta già l’ha fatta e cioè il maggioritario con doppio turno tipo francese. Lo so, grazie” dice. E’ intervenuta quindi la stessa Finocchiaro con una replica che coinvolge sia Schifani che il suo compagno di partito. La senatrice sostiene che il senato ha votato la procedura d’urgenza per la discussione della legge elettorale. “Su questo tema non si può più traccheggiare e bene ha fatto il Presidente del Consiglio ieri a sottolineare la necessità di affrontare con urgenza la questione che deve mettere in sicurezza il Paese dal rischio di tornare al voto con il Porcellum” spiega, aggiungendo che nel Pdl c’è invece chi frena.