“La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una nota diffusa subito dopo la condanna di Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. Dal canto suo il Cavaliere ha risposto, in tarda serata, con un video messaggio rivolto agli italiani in cui, con tono dimesso, ha voluto ricordare il proprio contributo concreto al benessere del Paese in ambito imprenditoriale e politico e ha spronato i suoi elettori a proseguire con lui una battaglia per la libertà. Ilsussidiario.net ha intervistato Ugo Finetti per ad approfondire quali saranno i risvolti politici che avrà questa sentenza.
Che cosa accadrà dopo questa sentenza che condanna a 4 anni Berlusconi?
Dopo questa sentenza il Pdl si trova al bivio. Da un lato l’ala più radicale può essere tentata di tenere in piedi il governo e rinviare di comune accordo il voto sulla decadenza di Berlusconi, appena il tempo necessario per modificare la legge elettorale secondo le indicazioni della Corte costituzionale. A questo punto il Pdl chiederebbe un voto anticipato per avere un nuovo Parlamento in grado di opporsi alla decadenza di Berlusconi. Ma c’è un’alternativa di cui occorre tenere conto.
Quale?
Il Pdl potrebbe rendersi conto del fatto che fare una campagna elettorale sulla condanna di Berlusconi non è così vantaggioso. Le sentenze producono l’effetto intimidatorio di dire “state alla larga dal condannato”. Berlusconi può essere ancora votato in modo consistente nonostante la sentenza, ma pensare che sia votato proprio grazie alla sentenza mi sembra al di là di ogni umana possibilità anche dello stesso Cavaliere.
Il presidente della Repubblica ha preso posizione invitando al rispetto della magistratura. Può essere l’argine che permetterà al governo di durare?
Questo dipende dalla reazione del Pdl. E’ probabile che nel centrodestra prevalga la linea di tenere Berlusconi in gioco e quindi in una posizione determinante nella vita del Paese. Il fatto che Berlusconi resti fuori dal Parlamento non ha alcun rilievo, perché ormai tutti i leader politici più importanti non siedono né alla Camera né al Senato: da Maroni a Vendola, da D’Alema a Veltroni, da Renzi a Grillo, per non parlare di Monti che è sì a Palazzo Madama ma come senatore a vita. Berlusconi era quindi l’unica eccezione. Oggi come oggi la presenza fisica in Parlamento conta poco, nell’epoca degli iPhone e degli iPad tutti guidano le loro truppe standosene seduti in casa loro.
Come si comporteranno ora i principali partiti nella maggioranza delle larghe intese?
Il mio auspicio è che si rendano conto che il giudizio degli elettori non si basa sulla sentenza, ma sul modo in cui saranno affrontate le difficoltà economiche in cui si trova il Paese. Quello che vedremo nelle prossime ore è quanto Pd e Pdl si renderanno conto che questa è la vera priorità, raccogliendo quindi l’appello di Napolitano.
Fino a che punto Berlusconi ha interesse a fare cadere il governo Letta?
Di fronte allo shock della sentenza, l’interesse di Berlusconi è quello di tenere i nervi saldi. Farsi saltare i nervi, cioè pensare di andare al voto e condurre una campagna elettorale sulla sentenza può essere un errore fatale per il Cavaliere.
Per quale motivo?
Quello che conta veramente da un punto di vista politico è l’elettorato moderato non schierato chiaramente né in senso berlusconiano né in senso anti-berlusconiano. Non è detto che la sentenza abbia come effetto quello di spostare a sinistra questo elettorato moderato. Ci possono essere settori dell’opinione pubblica che magari ritengono che Berlusconi sia colpevole, ma che non voteranno comunque sulla base di quanto stabilito dalla Corte di cassazione. Ma se Berlusconi dovesse arrivare a sfidare la magistratura in modo frontale, ciò si rivelerà un boomerang per l’intero centrodestra.
(Pietro Vernizzi)