Dopo l’intervento al Meeting di Rimini del presidente del Consiglio, Enrico Letta, non si sono fatte attendere le reazioni dei leader del Pdl. Berlusconi ha risposto su Facebook, affermando che “io resisto! Non mollo. State tranquilli che non mi faccio da parte, resto io il capo del centrodestra”. Il capogruppo del Popolo della Libertà, Renato Schifani, parlando sempre da Rimini ha invece sottolineato che “se ci sarà una chiusura pregiudiziale del Pd sul percorso di approfondimento sulla legge Severino che chiediamo, per noi sarebbe impossibile parlare di un percorso comune”. Per l’editorialista del Corriere della Sera, Paolo Franchi, “l’ipotesi più probabile è che Berlusconi si dimetta e tenga il Pdl nel governo, riservandosi però libertà di agitazione per fare ballare il tavolo politico ancora per molti mesi”.
Franchi, partiamo dalla dichiarazione di Berlusconi su Facebook. Che cosa ha in mente il Cavaliere?
Questa dichiarazione su Facebook formalizza e rende esplicita una posizione che è maturata nel corso degli ultimi giorni. In un primo momento di fronte alla risposta di Napolitano su una richiesta di grazia, il Pdl ha colto soprattutto il bicchiere mezzo pieno. Quindi con il passare dei giorni e l’avvicinarsi della scadenza del Senato è cambiata la percezione da parte del centrodestra. Del resto non ho mai creduto fin dall’inizio che Berlusconi si affidasse a un percorso virtuoso confidando nella grazia del presidente.
Quanto peserà il voto al Senato sul futuro del governo?
Il suo peso sarà notevole, e fatico anche solo a immaginare quali eventi si possano creare di qui al 9 settembre per disinnescare la “bomba”. A sentire anche le dichiarazioni che ha fatto ieri Schifani al Meeting, la questione avrà un’incidenza forte sul governo. Il capogruppo al Senato pone una corrispondenza secca nelle sue dichiarazioni tra un voto del Pd al Senato per la decadenza di Berlusconi e il fatto che il Pdl renderà impossibile una riforma della legge elettorale. Il governo entra obiettivamente in una fase molto difficile. Letta ha dalla sua l’esigenza del Paese di proseguire un cammino appena stentatamente iniziato, nonché la posizione forte del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il premier ha però contro di sé quanto sta maturando a passo di carica nel Pdl dopo la sentenza della Corte di cassazione, nonché le frizioni presenti nel Pd.
Queste frizioni possono fare sì che una parte del Pd alla fine salvi Berlusconi?
Mi sembra molto difficile. E’ vero che in occasione dell’elezione del presidente della Repubblica, il Pd si è già diviso sul voto su Franco Marini e su Romano Prodi, e quindi come dice il proverbio non c’è due senza tre. Ma se avvenisse una divisione del Pd sul voto al Senato e fosse relativamente ampia, ciò significherebbe l’atto di morte del partito di Epifani. Non vedo del resto il crescere di posizioni favorevoli a un salvataggio di Berlusconi all’interno del centrosinistra.
La volontà dei lettiani di non far cadere il governo può cambiare i giochi?
Letta dimostrandosi accondiscendente nei confronti del Pdl potrebbe magari salvare il governo, ma metterebbe la parola fine alla sua carriera politica quantomeno all’interno del Pd. L’unica cosa che potrebbe salvare Berlusconi sarebbe quindi una scissione del Partito democratico, che è sempre un fatto latente e all’ordine del giorno.
Lei quindi quale via d’uscita vede per l’attuale situazione politica?
Gli scenari possibili sono diversi. Il primo è che il Pdl alzi il tono dello scontro sulla questione della condanna di Berlusconi, pur senza chiamare in causa direttamente il governo. In questo caso sicuramente la maggioranza delle larghe intese sarebbe messa in difficoltà, ma potrebbe comunque andare avanti. Se il Pdl traesse invece una conclusione più radicale, lo scenario sarebbe differente. Personalmente non credo a elezioni anticipate in tempi brevi, anche perché il presidente Napolitano si è detto fortemente contrario e le conseguenze sullo spread sarebbero devastanti. Altre maggioranze in questo Parlamento, magari con l’ingresso di una parte dei parlamentari del M5S, sarebbero altrettanto improbabili.
E quindi che cosa accadrà?
In questa situazione è inimmaginabile che Berlusconi esca di scena con le mani alzate e con il capo cosparso di cenere. La mossa più radicale che potrebbe fare il Cavaliere sarebbe quella di dimettersi, tenere il Pdl nel governo e, a prescindere dalla questione dell’agibilità politica, riservarsi libertà di agitazione. Questa scelta permetterebbe al Pdl di fare ballare il tavolo per molti mesi.
(Pietro Vernizzi)