Proponiamo l’intervista a Giorgio Vittadini realizzata da Marco Marozzi su Repubblica in edicola oggi.
“Berlusconi se anche si riterrà danneggiato deve accettare le decisioni. Sì, anche la decadenza. Per il bene di tutti, il bene del Paese, il bene suo. L’importante è che non si vada alla caduta di questo governo. Poi sta a tutti assicurare l’agibilità politica del cittadino Silvio Berlusconi, comunque vada la discussione parlamentare. Prima e dopo. Con tutte le libertà politiche. Tutte. Come ha detto D’Alema, si può essere leader anche stando fuori dal Parlamento. Entrambi gli schieramenti devono essere capaci di fare un passo indietro, di fermare le estremizzazioni. Se un messaggio manda questo Meeting dell’Amicizia alla politica, eccolo qua. Gli schieramenti sono finiti”.
Giorgio Vittadini era a fianco di Enrico Letta, in apertura. Come di Giorgio Napolitano e Mario Monti negli anni scorsi. Non offre sponde a Berlusconi su amnistia o decadenza, al Pd dice di smetterla con gli “opposti estremismi. E’ il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, insegna Statistica all’università Bicocca di Milano, ha fondato la Compagnia delle Opere.
L’appello a non uscire dal governo è anche al suo amico Maurizio Lupi, ministro Pdl e ciellino…
“Certo, come per Alfano. Mi ha colpito la sintonia, l’amicizia personale fra loro e Letta. Al di là delle differenze, che restano e devono restare. E’ l’immagine di cosa deve essere l’alternanza in un Paese normale. Fossi un vecchio di entrambi gli schieramenti lo auspicherei. Anche l’età di questo governo è importante. E’ un ragionamento politico, deve continuare, con le seconde linee che siano finalmente le prime. Per il bene comune, non inciucio ma possibilità di costruire insieme”.
Nessuno è però deciso a fare passi indietro?
“Ci sono uomini di buona volontà in entrambi gli schieramenti. Perché non parlano? Qualsiasi tipo di interesse deve essere subordinato al bene comune. Altrimenti chiunque governerà questo Paese, dopo, avrà davanti delle rovine. Non siamo al 1948. Allo scontro. Siamo al ’46. Quando tutti si misero insieme per rifare l’Italia. Tutti quanti dobbiame fare i conti con nuove regole, riforme costituzionali, spesa pubblica, conti con l’Europa. Nel ’46 Togliatti firmò persino l’amnistia per i fascisti”.
Amnistia per Berlusconi?
“Non c’entra. Non mi interessa questo. Non parlo di amnistia. Poi ha ragione il presidente Napolitano che vi deve essere una riforma della giustizia. Al di là di Berlusconi. Serve un riequilibrio dei poteri, senza scandalizzarsi, condiviso. Anche questo è il nuovo corso dell’Italia. E serve un governo per farla”.
Quali sono gli opposti estremismi contro cui si è scagliato elogiando Letta?
“I falchi mi piacciono moltissimo come animali. Come persone, proprio no. Non si può far girare tutto, proprio tu, su come far fuori Berlusconi o come salvarlo. Sento che questa generazione al governo potrebbe essere quella dell’alternanza senza demonizzazioni. Finalmente, dopo venti anni”.
Quale è il passo indietro del Pdl?
“Mi stupisce che il centrodestra non discuta di programmi invece che si leadership. Subordini tutto a Berlusconi. Non fa bene a lui, né all’Italia”.
E il Pd?
“Deve finirla con l’idea ossessiva della punizione per Berlusconi. I passaggi istituzionali non possono essere attraversati da ossessioni. Ascolti il presidente Napolitano fino in fondo. Ascolti Luciano Violante, ascolti il presidente dell’Europarlamento, Martin Schultz. Qui al Meeting hanno fatto discorsi caldissimi, come Letta, e insieme attenti al bene comune e al ruolo delle istituzioni”.
Cosa insegna questo Meeting?
“L’aumento di entusiasmo, la volontà di incontro. E la difficoltà economica. Sono aumentate le presenze, sopra le 700 mila, sono calati gli incassi dei ristoranti. La gente viene con il panino. Mai visto in tanti anni. E se cade questo governo non intercetteremo i segnali di ripresa. Un attentato, agli italiani”.
(Marco Marozzi)