“Impensabile e costituzionalmente inaccettabile”: così è stata definita da Angelino Alfano la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore. Dopo un vertice-fiume iniziato ieri alle 13.30 nella residenza di Arcore del premier e durato quattro ore, il comunicato conclusivo sembra non lasciare adito a dubbi sulle intenzioni del Pdl, che fa quadrato intorno al suo leader. Negargli la “agibilità politica” sarebbe tradire “il diritto alla piena rappresentanza politica e istituzionale dei milioni di elettori che hanno scelto Silvio Berlusconi” ha detto ancora Alfano. C’è stato spazio anche per una dichiarazione sull’Imu: occorre rispettare gli impegni assunti dal governo e abolire l’imposta su prima casa e agricoltura.
Secondo Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore, il vertice di ieri ha suonato di fatto il de profundis del governo.



Rondolino, e adesso?
Berlusconi e con lui il Pdl attendono un gesto che “salvi” la permanenza di Berlusconi in Senato. Se questo non dovesse accadere ne trarrebbero le conseguenze, il che vuol dire addio al governo ed elezioni anticipate. Per dirla nei termini cui siamo abituati, direi che hanno vinto i falchi.



Ma lei stesso dice “attendono”. Lupi, ultimo in ordine di tempo, si è appellato al senso di responsabilità del Pd.
Lo sforzo dei moderati del Pdl è apprezzabile, ma mi sembrano alla fine un po’ dei giochi di parole. Il punto è molto semplice. C’è una sentenza definitiva di colpevolezza di Berlusconi o no? Non è vero che “costituzionalmente” è “impensabile” far decadere Berlusconi. Politicamente forse lo è, perché la politica è il regno delle opinioni, ma giuridicamente non ci sono dubbi sulla decadenza. Quello che Berlusconi sta chiedendo è che il Parlamento, la maggioranza, insomma la politica in qualche modo “sconfessi” la sentenza della Cassazione. E fa bene a chiederlo dal suo punto di vista: non lo considero per questo un eversore, anzi lo considero un combattente politico. Ma non si può fare. Il Pd non lo potrà mai fare, il presidente della Repubblica nemmeno.

Se questo è il punto, vuol dire che…
Che prima o poi, nonostante gli attendismi, le buone maniere, gli appelli alla responsabilità, si arriverà al nodo e lo scontro sarà inevitabile.

Quindi il voto in giunta del 9 settembre è davvero la linea del Piave?
È la linea del Piave perché se Berlusconi non decadesse si creerebbe un precedente. La linea politica generale di Berlusconi è lo scontro con la magistratura, ma la linea tattica è la sopravvivenza giorno per giorno. Se quindi riuscisse a superare lo scoglio di questa sentenza potrebbe guadagnare dei mesi. Le sentenze successive diventerebbero per lui meno pericolose.

Lei crede che l’influenza su Berlusconi di uomini come Fedele Confalonieri e Gianni Letta sia ormai ridimensionata?

Al ritratto che abitualmente si fa di questi capifila della ragionevolezza credo fino a un certo punto. È vero, le persone che ha citato sono certamente vicine a Berlusconi da sempre; la loro lealtà è indistruttibile e la fiducia reciproca illimitata. Ma alla fine hanno sembre condiviso tutto di Berlusconi. Credo che cerchino sinceramente di trovare una soluzione, ciascuno secondo la sua sensibilità, poi però quando si tratta di scegliere tra la vita di Silvio e il resto, scelgono la prima.

“Non è pensabile che si possano eludere le leggi e non rispettare le sentenze” è stata la replica del Pd. Secondo lei i democratici sono uniti o ci sono orecchie più sensibili di altre sulle quali il Pdl potrebbe fare affidamento?
No, io credo che il Pd, forse per la prima volta, sia unito come un sol uomo. Innanzitutto per una forma di dovuto rispetto per il proprio elettorato. Il pubblico di sinistra non capirebbe mai un voto favorevole a Berlusconi. Tra l’altro, in cambio di cosa? Diamo a Berlusconi l’impunità, perché di questo alla fine si tratta, ma per avere che cosa? Una grande riforma istituzionale che cambia la storia d’Italia? La realtà è che non c’è un orizzonte o un progetto politico tale da giustificare un accordo. Credo che il Pd non farà mancare un solo voto a favore della decadenza.

A settembre dunque addio al governo.
Credo che che la partiti finale si giochi già a fine mese. Teniamo presente che il comunicato finale del vertice parla anche di Imu. Forse politicamente quel passaggio è più interessante del primo, semplicemente perché vi si ripete che l’Imu va abolita, per tutti.

Dunque?
Siccome sappiamo da Saccomanni e Delrio che l’orientamento del governo, o per lo meno della parte di sinistra del governo, è quella di una rimudulazione, ciò vuol dire che sull’Imu potrebbe benissimo saltare tutto quanto. Per Berlusconi aprire una campagna elettorale non soltanto sui suoi problemi personali, ma soprattutto, almeno apparentmente, sulla tassa che grava sulla prima casa sarebbe un bel colpo. Ricordiamo che le tasse sono il cavallo di battaglia di Berlusconi da 20 anni. Tasse e giustizia.

Come dobbiamo valutare le dichiarazioni di un esponente di spicco del Pd come Massimo D’Alema? L’altro ieri ha definito quello di Letta “governo di transizione”, ieri ha detto che se si va al voto il candidato del Pd dovrebbe essere Renzi.
Le dichiarazioni di D’Alema non mi stupiscono perché è un politico di grande realismo e ha semplicemente detto quello che è sotto gli occhi di tutti. La sinistra ha un leader che si chiama Matteo Renzi e alle prossime elezioni andrà con lui. Certo il colmo sarebbe se a questo ennesimo appuntamento cruciale la sinistra si presentasse divisa. Un centrodestra unito intorno a Berlusconi, e un centrosinistra diviso in due tronconi, uno più moderato e l’altro più rivoluzionario: per la sinistra sarebbe un suicidio.

Quindi per il governo siamo al conto alla rovescia?

Direi di sì. Poi siamo un paese pieno di sorprese, però se lei mi chiedesse di scommettere il mio euro lo punterei sulla crisi e sulle elezioni, non sulla sopravvivenza di questo governo.

Lei parla di elezioni, ma Napolitano secondo lei scioglierebbe le camere?
Napolitano difende questo governo e questa maggioranza perché è la maggioranza che lo ha eletto: i maggiori partiti hanno chiesto a Napolitano di farsi eleggere e in cambio si sono impegnati a far nascere questo governo. Napolitano è il custode ma anche l’espressione di questo assetto. Ciò detto, i partiti sono liberi. Se il maggiore di essi decide, come si suol dire, di staccare la spina, il presidente dovrà verificare se ci sono altre maggioranze; se non ci sono, come è probabile, procederà allo sciogliemento.

(Federico Ferraù)