Dal centrodestra arriva la richiesta della grazia da parte del presidente della Repubblica e di nuove elezioni se non si approderà alla riforma della giustizia in tempi brevi. All’indomani della sentenza della Corte di cassazione che ha condannato Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere, senatori e deputati del Pdl hanno consegnato le loro dimissioni nelle mani dei rispettivi capigruppo. Stando a quanto riferiscono le agenzie, Berlusconi avrebbe attaccato: “Non è una sentenza, è un teorema che non sta in piedi, messo ad arte solo per eliminarmi dalla scena politica”. Parole come pietre che il responsabile Giustizia del Pd, l’onorevole Danilo Leva, dice di non avere mandato giù: “Noi non tolleriamo quelli che sono attacchi e aggressioni alle istituzioni e alla magistratura. Non è questo il clima migliore per consentire un processo di riforme. E’ il solito Pdl”.



Onorevole Leva, partiamo dalla condanna di Berlusconi. Lei ritiene che sia una sentenza giusta?

Le sentenze non si commentano ma si rispettano. Quella che condanna Silvio Berlusconi è una sentenza della suprema Corte di cassazione, formulata in maniera rigorosa, che si basa su quelle che sono state le dinamiche processuali. Ho un atteggiamento molto rispettoso e ossequioso nei riguardi della magistratura giudicante. Le sentenze le commentano e le giudicano gli avvocati e le parti processuali, non le forze politiche.



Eppure in molti affermano che si è trattato di una sentenza politica …

E’ una sentenza della Suprema corte cui non vanno affibbiati aggettivi. Le sentenze si rispettano e si applicano, e la politica deve fare questo, non può sovrapporre i due piani, quello giudiziario e quello appunto politico.

Non è stata innanzitutto la magistratura ad avere attuato un’ingerenza nella sfera politica?

Assolutamente no.

Quali saranno le conseguenze di questa sentenza sulla tenuta del governo Letta?

Il Pd è una forza responsabile, ci attendiamo la stessa responsabilità da parte delle altre forze politiche che fanno parte di questa maggioranza. Non ammetteremo atteggiamenti e azioni eversive. Se qualcuno lo fa se ne assume la responsabilità di fronte al Paese. Questo è un governo che è nato per risolvere i problemi degli italiani e non di una singola persona.



 

Il Pd continuerà a restare nella maggioranza?

Proprio per rispetto di quel principio di non sovrapposizione, la politica ha una vita autonoma rispetto a quelli che sono i percorsi giudiziari. Noi per quanto è di nostra competenza rispetteremo quella sentenza, ma manterremo un atteggiamento di grande responsabilità nei confronti di questo governo. Però lo stesso atteggiamento dovrà esserci anche da parte degli altri, non saremo disponibili a tollerare atteggiamenti eversivi.

 

Si può stare nella stessa maggioranza di un partito il cui leader è stato condannato con sentenza definitiva?

Le vicende giudiziarie di Berlusconi erano note già prima che si formasse questo governo. Il Pd resterà nella maggioranza finché il governo farà cose utili per il Paese, cioè finché ci saranno le condizioni affinché l’azione di governo non sia inficiata da altro.

 

Napolitano ha invitato i partiti a trovare un accordo sulla riforma della giustizia. Che cosa ne pensa di questo appello?

Il Pd non si nasconde dietro a un dito, per noi la riforma della giustizia non è mai stata un tabù. Il limite che non si può oltrepassare è la nostra carta costituzionale. Se per riforma della giustizia di intende la modifica del titolo quarto della Costituzione, noi non siamo disponibili. Invece riteniamo che oggi riformare la giustizia significhi mettere in campo tutta una serie di provvedimenti capaci di incidere in maniera significativa sulle condizioni del sistema giudiziario italiano a partire dal livello di arretrato dei procedimenti civili, il sovraffollamento del sistema carcerario, la riforma della custodia cautelare e l’abolizione dell’ergastolo.

 

Che cosa ritiene invece che non vada toccato?

Tutto ciò che è delineato dal titolo quarto della Costituzione, quindi l’autonomia dei giudici e il ruolo del consiglio superiore della magistratura. Il Pd è inoltre contrario alla separazione delle carriere, ma è favorevole a una distinzione delle funzioni.

 

(Pietro Vernizzi)