“La sentenza di condanna del processo Mediaset mira al cuore del popolo di centrodestra, che aveva trovato in Silvio Berlusconi una possibilità di rilancio. Venti anni di accanimento giudiziario si concludono con una sentenza ingiusta”. Ne è convinto l’avvocato Carlo Taormina, secondo cui “i magistrati sono stati mossi dal teorema che Berlusconi ‘non poteva non sapere’ quanto accadeva in Mediaset. In realtà la logica vuole che essendo stato impiegato a tempo pieno come presidente del consiglio non possa essersi interessato degli aspetti fiscali legati alle sue società”.



Avvocato Taormina, davvero ritiene che la Cassazione possa essersi resa responsabile di una sentenza ingiusta?

Per comprenderlo dobbiamo andare all’origine di quanto è avvenuto con quest’ultimo capitolo. La discesa in campo di Berlusconi all’insegna del rilancio del liberalismo si è scontrata fin dal 1994 con la notificazione della comunicazione giudiziaria mentre il Cavaliere si trovava a Napoli per la conferenza mondiale sulla criminalità. Non c’è ombra di dubbio sul fatto che fin da allora la magistratura abbia seguito con molta attenzione la persona di Berlusconi.



Al di là dell’accanimento della magistratura in generale, che cosa ne pensa di questa sentenza nello specifico?

Da un punto di vista giuridico il problema era e resta quello di capire se Berlusconi, che dal 1994 ha svolto una diversa attività, abbia anche potuto ingerire in maniera decisiva sulla gestione delle sue società e quindi anche su questi aspetti di carattere fiscale. La logica vorrebbe che essendo stato impiegato a tempo pieno come presidente del Consiglio, non si possa essere interessato degli aspetti fiscali legati a Mediaset.

E quindi?

Ciò fa ritenere in punta di diritto che Berlusconi non era al corrente della presunta frode, e la giurisprudenza da sempre ha escluso che si possa rispondere penalmente del fatto che “non si poteva non sapere”. Se si afferma la responsabilità di Berlusconi perché secondo i magistrati il Cavaliere “non poteva non sapere”, da un punto di vista giuridico la sentenza giunge a una conclusione sbagliata.



Quali saranno le conseguenze politiche di questa sentenza?

Sono convinto del fatto che la reazione debba essere molto forte. La prima cosa che deve fare il centrodestra è ritirare la sua fiducia al governo Letta. Le larghe intese sono state una trappola nella quale Berlusconi è caduto, perché si è convinto del fatto che restando al governo avrebbe avuto maggiori possibilità di una soluzione positiva della vicenda.

 

Senza una nuova legge elettorale sarà impossibile andare a nuove elezioni…

Proprio per questo il secondo passo da fare sono le dimissioni in massa di tutti i parlamentari del Pdl, in modo da evitare qualsiasi possibile resistenza allo scioglimento delle camere. Occorre ritornare a elezioni immediate, con la faccia di Berlusconi e con un candidato premier che può essere per esempio Maurizio Lupi. A quel punto la vittoria è assicurata, perché il popolo berlusconiano, soprattutto quello che non ha votato alle ultime elezioni, è pronto a stringersi intorno al Cavaliere.

 

E una volta vinte le elezioni?

Si tratterà di mettere a posto le cose in sede legislativa. Non dimentichiamoci che oggi Berlusconi deve lasciare il Senato perché Monti e Napolitano hanno fatto passare una legge, preparata apposta per escludere Berlusconi in quanto prevedevano la sentenza della Cassazione. Un governo che si è formato con l’obiettivo di risanare l’economia ha quindi creato una trappola perché Berlusconi in caso di condanna potesse essere cacciato dal Senato. Nel nuovo Parlamento, in cui la maggioranza di centrodestra sarà forte, bisognerà approvare una nuova legge per consentire al Cavaliere di rimettersi in sella.

 

(Pietro Vernizzi)