Ora che succede? Non sono ancora chiare le intenzioni di Berlusconi dopo che la Cassazione lo ha condannato a 4 anni di reclusione (3 indultati), annullando con rinvio alla Corte d’Appello la decisione sull’interdizione. Dopo l’atteggiamento, tutto sommato, distensivo assunto subito dopo il verdetto, sembra tornato alla carica. Ha fatto sapere che, se non si farà la riforma della giustizia, non vi sarà alternativa alle urne. Nel frattempo, i suoi hanno consegnato i propri mandati parlamentari nelle mani dei capigruppo, mentre Schifani è intenzionato a chiedere la grazia a Napolitano. Il Pd, dal canto suo, pur mal digerendo l’idea di dover stare al governo con un partito guidato da un condannato, sa che la responsabilità di staccargli la spina risulterebbe elettoralmente esiziale. Abbiamo parlato dei possibili scenari con Stefano Folli, editorialista de Il Sole 24 Ore.
Berlusconi ha detto che se non sarà fatta la riforma della giustizia, il Pdl è pronto a tornare al voto
Vede, il problema è che la riforma della giustizia auspicata da Napolitano non si può fare proprio con Berlusconi. Ma con una leadership pidiellina moderata e diversa da quella che, sin qui, ha rappresentato la lunga stagione berlusconiana, sì. D’altro canto, tale stagione, con la sentenza della Cassazione, si è conclusa. Uscire di scena favorendo un simile rinnovamento è quindi l’unica modo per evitare che, entro un paio di mesi, la coalizione si disgreghi.
Questa prospettiva è conciliabile con l’idea di un Berlusconi che da Arcore continua a tirare le fila del suo partito?
No. Il passo indietro deve essere vero. Fintanto che continua a incombere sul Pdl, non si avvierà alcun processo di pacificazione e rinnovamento.
Non crede che l’ala più movimentista del Pdl, i cosiddetti falchi, possano prevalere e ostacolare il processo di pacificazione?
I falchi esistono solo perché Berlusconi li fa esistere. Ogni volta che Berlusconi li ha zittiti, hanno dimostrato di non aver forza propria. Sono sempre stati strumentali a dei progetti.
Come crede che agirà Berlusconi?
Francamente, nonostante la tentazione, non credo che imboccherà la strada dell’eversione. In ogni caso, spero che faccia scelte opportune, tenendo in considerazione quel 30% di italiani che lo ha votato.
Cosa vuole questo 30%?
Quel che è certo è che non ha alcuna intenzione di essere trascinato in avventure sconsiderate. Questa grande fetta di elettorato chiede di essere rappresento con serietà. E che, di conseguenza, si formi un gruppo dirigente in grado di continuare a dare un contributo al governo del Paese. Tenuto conto del fatto che, attualmente, non esiste maggioranza alternativa a quella composta da Pd e Pdl. Tale maggioranza, ovviamente, non può sopravvivere se diventa il terreno di scontro ove un Berlusconi furioso decida di vendicarsi della malasorte.
Il Pdl potrebbe tatticamente tirarla per le lunghe, dilazionando la decadenza da Senatore di Berlusconi (la legge anticorruzione prevede un voto della Camera di appartenenza)?
Ecco, rappresenterebbe il classico errore da non fare. Darebbe luogo ad una sorta di guerriglia permanente. E, da parte di Berlusconi, rifletterebbe la volontà di restare attaccato all’illusione di poter contare ancora e di non voler accettare il responso della magistratura.
Si dovrebbe forse dimettere spontaneamente?
Sarebbe la cosa migliore. Per impedire che il conflitto circa la sua sorte parlamentare conduca al laceramento del rapporto tra Pd e del Pdl. Dovrebbe, contestualmente, consentire l’insediamento di un nuovo gruppo dirigente che sul piano politico rafforzi la grande coalizione, specialmente sul terreno delle riforme.
Il Pd è il partito più in difficoltà: non intende continuare a governare con un pregiudicato,ma neppure prendersi la responsabilità di aver staccato la spina all’esecutivo. Quale potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso?
Ci sono momenti, in politica, in cui gli avvenimenti accadano a prescindere dalla volontà delle persone. Come in guerra. Si inizia con una scaramuccia, un colpo di fucile. Poi non si controlla più la situazione. In questo momento il Pd non vuole alzare i toni, ma è in evidente difficoltà, schiacciato da Vendola e da Grillo. In uno scenario simile, ci vuol niente a dar fuoco alle polveri. Tanto più che il Pdl è in uno stato di nevrosi.
Letta può fare qualcosa per scongiurare il peggio?
Può svolgere un’azione di mediazione continua. Esistono, tuttavia, dinamiche non controllabili.
Non potrebbe coagulare attorno a sé le forze più responsabili dei due schieramenti per emarginare le ali estreme?
E’ una prospettiva seria. Tentarla adesso, tuttavia, precluderebbe qualsiasi chance di successo. In questo momento, accentuerebbe le forze pessimiste ed eccentriche. Non può rischiare di dar l’impressione di voler spaccare i partiti o di lavorare per costruire una propria forza.
(Paolo Nessi)