Alla festa Nazionale del Pd di Genova c’era anche Enrico Letta. Che, prima di esser nominato presidente del Consiglio, era pur sempre il vicepresidente dei democratici. Dopo aver ribadito che questo non è il governo per il quale si era battuto in campagna elettorale, ha lungamente parlato di Imu e Iva, rivendicando i meriti del governo. Interpellato dal direttore del Tg1 Mario Orfeo sulle difficoltà del partito, qualche parola l’ha spesa anche sulla vicenda giudiziaria di Berlusconi, affermando che non è compito del governo interessarsi della questione. Immediata la reazione di Berlusconi, che ha minacciato di far cadere il governo. Parla Beppe Fioroni.



Che bisogno c’era di affermare, proprio all’inizio del suo discorso, che la prossima campagna elettorale la farà per un governo di centrosinistra?

Non ha fatto altro che dire quello che pensiamo tutti, compreso il Pdl: il governo è nato in circostanze eccezionali, per risolvere l’emergenza sociale ed economica, e salvare il Paese da un progressivo e lento degrado. Il richiamo alle prossime elezioni è stato un modo per rispondere a chi conferisce alle larghe intese il valore di un “partito del governo”, pronto a sorgere alla vigilia della prossima tornata elettorale.



Perché all’Imu e all’Iva e ai provvedimenti economici del governo è stato dedicato così tanto spazio? Era la festa del Pd o del governo?

Letta ha semplicemente confermato la sua volontà di occuparsi delle politiche, e non della politica, nell’interesse degli italiani. Del resto, crede che agli italiani interessa di più chi sarà il prossimo segretario del Pd, o che gli è stata tolta una tassa?

Secondo il premier, oggi, nel Pd, nessuno può ragionevolmente parlare di divisioni tra ex Margherita ex Ds. Si direbbe il contrario.

Beh, ormai siamo tornati proprio ad  ex democristiani ed ex comunsti… Vede, il dramma della politica italiana è che Berlusconi ci ha abituati allo spartiacque che divideva chi era con lui da chi era contro di lui. In questi anni le decisioni si sono prese in virtù del pro o dell’antiberlusconismo, e non più secondo valori e ideali. Ci ha portato e credere in qualcuno, e non più in qualcosa. In partiti politici si sono trasformati in fan club.



«ll porcellum è il diavolo tentatore ma noi non dobbiamo farci tentare. Noi siamo in questo casino perché abbiamo questa legge elettorale e due Camere con gli stessi poteri», ha aggiunto il premier. Perché, allora, il governo e il Parlamento non fanno queste riforme?

Beh, non si tratta di innovazioni che si possono fare per decreto. Il Parlamento ha bisogno di qualche tempo in più per operare. E credo che lo farà.

 

Interpellato sulla decadenza da senatore di Berlusconi, ha spiegato che «se il governo si mettesse ad occuparsi di altre questioni non farebbe il suo dovere», aggiungendo che «non ci sono margini di trattativa». Ha detto un po’ poco, temeva forse di esporsi?

No, effettivamente, ad un governo che già di per sé fatica per risolvere l’emergenza sociale ed economica, non compete alcun suggerimento in materia. E le sentenze, effettivamente, si rispettano.

 

Sì, ma il quadro non è così chiaro. Nel suo stesso partito, Luciano Violante ha ipotizzato la sollevazione della questione di legittimità  costituzionale, da parte della Giunta per le elezioni, rispetto alla retroattività della legge Severino, mentre molti giuristi ritengono l’opzione percorribile.

La legge Severino nasce da una delega di Alfano e Maroni. Insieme, inoltre, abbiamo bocciato la pregiudiziale di costituzionalità che fu presentata in Parlamento. Ora, se il Pdl vuole dei chiarimenti seri, io sono stato il primo a dire che se ne può discutere in Giunta, considerando oltretutto che va rispettato il sacrosanto diritto alla difesa. Noi restiamo certi delle nostre convinzioni, e le confronteremo con le loro. 

 

Berlusconi ha detto che se il Pd voterà l’incandidabilità, il governo non reggerà.

Berlusconi ha tutto il diritto di difendersi e di esporre le proprie ragioni, ma è altrettanto sacrosanto il diritto di tutti gli altri di decidere secondo coscienza e secondo la legge. Mi spiacerebbe se Berlusconi perdesse un’altra occasione per anteporre gli interessi degli italiani ai propri.

 

Rispetto, infine, all’eventuale competizione con Renzi, Letta se l’è cavata dicendo che sbaglia «chi pensa di spaccare il Pd tra un pisano e un fiorentino».

Nel Pd non ci sarà nessun conflitto tra Renzi e Letta perché il segretario farà il segretario, il premier farà il premier. I conflitti si genereranno se uno dei due deciderà di assumere al contempo anche l’altra carica. 

 

(Paolo Nessi)