“Serena continuità istituzionale”: anche per questa ragione, ha spiegato il Capo dello Stato, egli ha nominato quattro senatori a vita scegliendo personalità dal mondo delle arti e della scienza, e non da quello della politica. Continuando la prassi ormai invalsa già nel suo primo settennato, Napolitano ha pubblicamente spiegato le sue scelte “apolitiche”, ritrovando le motivazioni di una siffatta decisione nella primigenia volontà dei costituenti. Questi, infatti, volevano che i senatori a vita fossero esponenti della migliore parte della nostra cultura e della nostra storia nazionale e, certo, che non costituissero un cosiddetto “partito del Presidente”.
In questo modo, il presidente ha indicato alle altre istituzioni politiche che la strada tracciata dai costituenti deve essere seguita anche in frangenti così delicati e difficili come l’attuale. Certo, l’indicazione secondo cui l’azione dei senatori a vita neo-nominati debba avvenire “in assoluta indipendenza da ogni condizionamento politico di parte”, è probabilmente da imputarsi a quella visione pacificatrice dei conflitti politici ed istituzionali, cui il presidente Napolitano ha impostato sia il suo primo settennato che questo scorcio iniziale del secondo.
È evidente a tutti, infatti, che il divieto di mandato imperativo si applica ad ogni parlamentare, e dunque anche ai senatori a vita cui nessuno potrà mai imporre una data scelta in sede parlamentare. Ma ciò non significa che i senatori a vita saranno sottratti, in ragione della loro peculiare nomina, alla logica politica che orienta ogni attività dei parlamentari. Ciò che il presidente della Repubblica ha chiesto implicitamente loro con questa sua pubblica dichiarazione, è di non farsi promotori di visioni di parte che possano accrescere i contrasti tra le forze politiche presenti in Parlamento. Anzi, presumibilmente, l’invito presidenziale è quello di agire nel senso di accrescere il collegamento tra la sfera della rappresentanza politica e quella della collettività rappresentata. Così rendendo effettiva quella volontà che è stata all’origine di una disposizione costituzionale – quella che, per l’appunto, prevede i senatori a vita – di cui ripetutamente si chiede la soppressione, perché ritenuta inutile o quanto meno indicativa di una logica ormai logora e da rifiutare.
L’appello alla serenità istituzionale significa, allora, ritrovare il senso di quelle caratteristiche istituzionali che ai più sembrano senza senso, ma che invece hanno un loro significato che deve essere manutenuto e riscoperto: dare valore alle persone che hanno illustrato la Patria non significa togliere un po’ di polvere dalle spalle di qualche personalità destinata a sedersi su poltrone di velluto. Significa, invece, riscoprire il meglio dell’Italia, le sue migliori intelligenze, le possibilità di affermare la nostra creatività e positività nel mondo intero.