La cappa di nervosismo si è, in parte, dissolta. Certo, l’irritazione continua a prevalere nel Pdl – e d’altra parte è comprensibile – ma l’effetto polveriera sembra scongiurato. Nessuno, a destra, farà saltare il governo. Nonostante la condanna definitiva, Berlusconi ha detto esplicitamente, durante la manifestazione in suo sostegno in via del Plebiscito, che continuerà a sostenere Letta. Resta il fatto che la riforma della giustizia è la nuova ragione sociale del suo partito. Francesco Nitto Palma, presidente della Commissione Giustizia in Senato, già Guardasigilli, ci spiega la proposta del Pdl e come ha interpretato l’invito di Napolitano a modificare la disciplina a partire dalla relazione conclusiva dei saggi che hanno fatto parte della Commissione istituzionale.   



Che correlazione c’è tra la sentenza e la riforma?

Subito dopo la sentenza è stato il presidente della repubblica a chiedere la riforma della giustizia. Il primo collegamento lo ha fatto lui. Per il resto, riteniamo che vi siano state diverse anomalie procedurali: il non aver sentito i testimoni della difesa, in violazione dell’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, o l’aver depositato, unico caso in Italia, la motivazione assieme al dispositivo.



Qual è la vostra proposta di riforma?

Anzitutto, crediamo che la magistratura debba essere autonoma e indipendente, ma non per questo priva di alcun tipo di controllo. In tal senso, quindi, auspichiamo l’introduzione della responsabilità civile per i magistrati; occorre, poi, procedere – come nella maggior parte dei Paesi civili occidentali – alla separazione della carriere tra giudici a magistrati; inoltre, il principio del giusto processo, inserito nell’articolo 111 della Costituzione, va pienamente rispettato; il giudice, infine, deve ascoltare tutti i testimoni in condizioni di parità con l’accusa, come sancisce l’articolo 6 della Convenzione, accolto dal nostro ordinamento ai sensi dell’articolo 10 della Costituzione («L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute») e, di conseguenza, di natura para-costituzionale se non, addirittura, prevalente rispetto alla Carta.



Cosa ne pensa dell’invito di Napolitano a riformare partendo dalla relazione conclusiva dei saggi?

Va detto, anzitutto, che è sufficiente rileggersi i discorsi di Napolitano per capire come sia sempre stato proprio lui, probabilmente, il più duro di tutti sul mondo della giustizia. Mi riferisco, ad esempio, alle sue affermazioni sull’uso eccessivo della custodia cautelare o delle intercettazioni telefoniche, sulla vergogna della fuoriuscita delle notizie coperte da segreto istruttorio, sulla necessità di regolamentare l’ingresso e l’uscita dalla politica dei magistrati, o sul sistema correntizio alla base di molte della decisioni del Cms. Per quanti riguarda il testo dei saggi, ritengo che possa essere considerato una buona base da cui partire. In particolare, in riferimento alla proposta di limitare l’uso delle intercettazioni.

C’è qualcosa di quel testo che non condividete?

Ma no, mi pare sufficientemente condivisibile.

Tuttavia, la responsabilità civile per i magistrati e la separazione delle carriere non fa parte delle proposte contenute

Non è una tragedia. I saggi la pensavano in una certa maniera. Noi, di certo, non siamo obbligatoriamente legati alle loro considerazioni. Insomma, quel testo può essere integrato.

Su questi temi, crede che troverete un accordo con il Pd?

Penso proprio di no. D’altro canto, la sinistra è ormai diventata il megafono dei pm. Da oltre 20 anni ha coperto il vuoto della sua offerta politica con le vicende giudiziarie e ora si trova costretta a pagare un debito di riconoscenza con la magistratura.

C’è qualche tema rispetto al quale pensate di poter trovare un accordo con il Pd?

Temo  di no. Del resto, nell’ambito dell’ipotesi di riforma costituzionale, è stato il centrosinistra a pretendere che fosse espulsa propria la riforma della giustizia.

Scusi, ma allora perché chiedete la riforma della giustizia se sapete che non ci sono i numeri per farla?

Beh, prima o poi si tornerà alle elezioni e vedremo cosa dirà il popolo italiano.

Farete cadere il governo se la giustizia non si riforma?

No. Come ha ribadito Berlusconi, non faremo mancare il nostro sostegno al governo Letta. Detto questo, continueremo ad esprimere l’urgenza di una riforma.

 

(Paolo Nessi)