Nonostante i litigi interni alla maggioranza dopo la condanna di Berlusconi, i consensi di Enrico Letta tra gli italiani restano molto alti. Secondo l’ultimo monitor politico dell’istituto Tecné sono al 52,1%, tra i più alti degli ultimi governi. Basti pensare che nel novembre 2011 il consiglio dei ministri presieduto da Mario Monti era partito proprio dal 52%, per poi declinare inesorabilmente. D’altra parte, se si andasse al voto oggi nessuno dei partiti avrebbe la maggioranza per governare. Né il Pdl, fermo al 27,1%, né il Pd che dopo cinque settimane di calo costante è arrivato al 25,8%. Carlo Buttaroni, presidente di Tecné, spiega inoltre che l’economia è al primo posto nelle preoccupazioni degli italiani. Il 74% del campione è infatti convinto che nei prossimi 12 mesi la situazione economica della sua famiglia sarà peggiorata, e il 73% è preoccupato per la propria situazione lavorativa.



Buttaroni, gli italiani vogliono andare al voto, sostengono l’attuale governo o vogliono una maggioranza che comprenda Pd e M5S?

Gli italiani sono decisamente a favore di una continuazione dell’esperienza del governo Letta. Una grande maggioranza di persone esprime un giudizio favorevole nei confronti del governo e una fiducia politica nei confronti della maggioranza. Dai dati dell’ultimo sondaggio Tecné risulta che i giudizi positivi sul governo Letta sono pari al 52,1%. I consensi sono più elevati tra i sostenitori del centrosinistra, ma anche tra gli elettori del centrodestra sono comunque alti.



Il 52,1% di fiducia è un dato elevato rispetto ai governi precedenti?

Il 52,1% di elettori favorevoli a Letta è uno dei dati più alti degli ultimi governi. Monti per esempio era partito su un dato analogo a questo, ma nella composizione dei giudizi positivi era molto diverso. Otteneva infatti un consenso più emotivo, mentre Letta piace soprattutto sul merito. Si tratta di una distinzione difficile da quantificare, ma che per chi è del mestiere è del tutto evidente. Inizialmente lo stesso Letta otteneva un consenso del 70% di carattere soprattutto emotivo, ma il 52,1% continua a essere un dato molto positivo.



Se oggi si andasse alle urne per chi voterebbero gli italiani?

Stando all’ultimo sondaggio condotto da Tecné tra le 17,30 e le 21,30 di giovedì primo agosto, cioè proprio nelle ore in cui è stata resa nota la sentenza di condanna nei confronti di Berlusconi, il Pdl si conferma il primo partito con il 27,1% dei consensi, mentre il Pd è al 25,8%. Rispetto alla settimana precedente il Pdl cala dell’1,2% e il Pd dell’1%, il Movimento 5 Stelle sale dello 0,7%, mentre le astensioni arrivano a quasi il 50% degli elettori. Anche il consenso del governo Letta cala del 2,9%.

Quindi sia Pdl sia Pd vanno ugualmente male?

Sì, ma con una differenza. Mentre per il principale partito di centrodestra questa è la prima settimana negativa, dopo la crescita registrata nei sette giorni precedenti, per il partito di Epifani è la quinta settimana consecutiva in cui si registra un calo dei consensi.

 

Il 27,1% dei consensi basterebbe al Pdl per governare da solo?

Se ci fossero le elezioni con l’attuale legge, non ci sarebbe comunque una maggioranza in parlamento. Non ci sono quindi alternative all’attuale governo o comunque a una maggioranza delle larghe intese.

 

Per gli italiani quali sono le priorità per il Paese?

L’economia, la giustizia o altro? L’economia è al primo posto nella mente della stragrande maggioranza degli italiani. Il 97% del campione dà un giudizio negativo sulla situazione economica del Paese, il 78% è preoccupato per la sua condizione economica, il 73% è preoccupato per la sua situazione lavorativa e il 75% esprime un giudizio negativo sulla capacità di far fronte all’acquisto di beni di prima necessità.

 

Quali sono le aspettative per i mesi a venire?

Il 78% degli italiani prevede che la situazione economica nei prossimi 12 mesi sarà peggiore di oggi, e il 74% pensa che tra un anno la situazione della propria famiglia avrà subito un ulteriore declino. Un dato che nasce dal fatto che tra il 2007 e il 2011 l’acquisto di pane e cereali è diminuito del 14,8% e la spesa per le visite mediche del 25,3%. Il consumo di pesce è sceso invece del 13,2%, quello di frutta dell’8,3% e quello di olio dell’11,8%.

 

(Pietro Vernizzi)