L’uscita dalla crisi è ancora molto lontana. Lo dice Beppe Grillo, tornato a commentare la situazione italiana dopo i primi deboli segnali di ripresa visti nelle ultime settimane: “E’ bastato un rallentamento della decrescita per far suonare le fanfare della ripresa al governo Letta promettendo una uscita dalla crisi che è invece lontana”, scrive oggi il leader del Movimento 5 Stelle sul suo blog. Il Paese, si legge ancora, “è in uno scenario dove dopo due anni di austerità in nome di una presunta competitività, un alito di vento sul prezzo del petrolio e l’inflazione in aumento rischia di spazzare via ogni barlume di ripresa di competitività”, quindi “serve a poco licenziare, ridurre i salari e tagliare le pensioni per acquisire competitività di prezzo interna se poi importiamo inflazione dall’esterno via petrolio”. Secondo Grillo, produttività e competitività si sono arrestati dal 1996, l’anno della rivalutazione della lira che portò a cambiare l’euro a 1,936.27 lire. Fu tale conversione ad un tasso troppo alto richiestoci per entrare nell’euro, spiega l’ex comico genovese, a segnare l’inizio del declino italiano. Parlare di crescita in Italia, quindi, “risulta irrealistico”. Inoltre il taglio del rating operato da Standard & Poor’s prima dell’estate ci ha portato al livello “BBB”, uno scalino sopra la Spagna e due sopra la “spazzatura”. Se dovessimo raggiungere il livello “junk”, con la conseguente vendita “forzata” da parte dei grandi investitori esteri, secondo Grillo andremmo incontro al default. Se poi allunghiamo l’orizzonte al 2015, “il quadro si fa cupo perché la variabile Fiscal Compact entra in gioco”, spiega Grillo. Con il Fiscal Compact l’Italia si impegna dal 2015 a ridurre il suo debito in eccesso del 60% del Pil di un ventesimo all’anno per i successivi venti anni, il che si traduce in “manovre da 50-60 miliardi di euro di riduzione del debito e un avanzo primario di almeno il 4% per il prossimo ventennio, o una riduzione della spesa pubblica del 15% all’anno”, scrive Grillo. Nessuno però ne parla: “Quando iniziamo a discutere la ricetta Italiana a parte la tentazione di svendere i gioielli di famiglia (come l’Eni e l’Enel) per rispettare i vincoli del Fiscal Compact che ottusamente i partiti ci hanno regalato?”, chiede il leader M5S, che poi conclude: “E’ chiaro perché Letta punti a non oltre il 2015 nelle più rosee previsioni di vita del governo. Andare oltre tale data significa mettere sul tavolo temi ben più complessi di come cancellare l’IMU sulla prima casa per introdurre la Service Tax”.