In Sicilia il Governo di Rosario Crocetta si prepara a virare la boa del primo anno di vita con un lusinghiero risultato, un primato quasi insuperabile: quello delle nomine effettuate. Chi si è cimentato, con la dovuta documentazione, sostiene siano un centinaio, ma potrebbero essere già aumentate mentre scriviamo.

A fronte dell’incontestabile diritto di chi governa di scegliere gli uomini che meglio possono garantire la propria azione, sta il legittimo tentativo di ciascuno a tentare di comprendere le ragioni che portano a tali scelte. 



Partiamo dalla Giunta regionale. Crocetta è passato dall’effetto mediatico degli assessori  Franco Battiato e Antonio Zichichi, a quello meno comunicativo ma più di garanzia, di Nelli Scilabra (a destra) studentessa fuoricorso prestata alla politica (speriamo che riesca presto anche a laurearsi) e di Michela Stancheris (a sinistra) che fu assistente parlamentare a Bruxelles, quando Crocetta era eurodeputato, e poi ne ha curato la campagna elettorale trasferendosi quindi a Palermo per diventare la sua segretaria particolare. Il suo predecessore, Raffaele Lombardo, richiesto di un parere, non potè fare a meno di dichiarare nella circostanza: “Di certo, però, avessi fatto come Crocetta, io sarei stato massacrato”.



In giunta vi sono tre “tecnici” di area Udc che ricoprirono ruoli di prestigio durante i governi Cuffaro e Lombardo (Patrizia Valenti, Ester Bonafede e Dario Cartabellotta). Poi, Linda Vancheri (altra segretaria promossa assessore) che fu assistente di Marco Venturi che guidava l’assessorato regionale per le Attività produttive nella precedente legislatura ed una esperienza tutta all’interno della confindustria nissena. La cifra della legalità e trasparenza è a carico soprattutto di Nicolò Marino, magistrato calatino, che dal 1990 al 2003 ha svolto le funzioni di sostituto della Procura della Repubblica di Catania, presso la quale ha fatto parte della Direzione Distrettuale Antimafia e Lucia Borsellino, che fu direttore generale alla sanità con Massimo Russo nel predente governo Lombardo. Per ultimo i tre nomi in quota Pd: Luca Bianchi, un esperto romano all’economia, vice direttore della Svimez, Nino Bartolotta di professione segretario comunale, segretario provinciale del Pd messinese e sindaco di un comune della provincia e Mariella Lo Bello, già segretaria regionale della Cgil agrigentina. Come si nota, alla faccia della discontinuità invocata, tanti i chiamati, molti i riconfermati. Piccola postilla economica: i 12 assessori “esterni” costano almeno 4 milioni di euro lordi all’anno.



Quanto allo staff del Presidente, un altro primato: 4 capi di gabinetto in otto mesi, l’attuale fu anche l’ultimo capo di Gabinetto di Raffaele Lombardo.

Tra i componenti spicca la vicenda di Stefano Polizzoto, un avvocato del palermitano che curò e vinse il ricorso grazie al quale Crocetta fu dichiarato sindaco di Gela. Dopo pochi mesi della nomina a capo della segreteria tecnica si dimise, a causa delle critiche ricevute per i suoi numerosi incarichi ricoperti durante l’esperienza di collaboratore del presidente. Ma nello stesso giorno delle dimissioni fu nominato consulente del governatore. 

Altro incarico all’insegna della “continuità” quello del Segretario Generale, ricoperto da Patrizia Monterosso che l’occupava già con Lombardo. Posto di rilevo anche per due collaboratori che curano la comunicazione istituzionale del presidente, dopo la chiusura dell’ufficio stampa, vicenda che si è trasferita nelle aule giudiziarie e in un durissimo contraddittorio con la Federazione della stampa e il Sindacato dei giornalisti. Sulla sanità Crocetta aveva promesso grande rigore. Ciò che oggi è palese è il commissariamento di tutto il settore. Ai commissari di fede lombardiana si sono sostituiti quelli di fede crocettiana. Adesso si è insediata una commissione per valutare coloro che intendono partecipare ai futuri incarichi. Sono stati dichiarati idonei ben 662 concorrenti per una nomina di direttore generale delle aziende sanitarie ed ospedaliere per i prossimi tre anni i quali subentreranno agli attuali 17 commissari straordinari. Nel frattempo rimangono sempre i commissari nominati da questo governo, alcuni dei quali in carica da quasi due anni.

Altro settore strategico, dove la velocità e la quantità dei cambiamenti è simile a quella dell’ottovolante, riguarda i dirigenti generali della Regione. Un turnover vorticoso che anche la Corte dei Conti nell’ultimo giudizio di parifica dell’esercizio finanziario si è sentita in dovere di stigmatizzare: una pratica che ha finito col togliere continuità e prospettive professionali a tutti, promossi o bocciati che siano. Un bravo dirigente ha bisogno di parecchi mesi e di una prospettiva certa per dare il meglio di sé quando è trasferito di settore. Ma con Crocetta tutti i tempi si abbreviano; risultati immediati, altrimenti a casa o ad altro incarico. Chi ne piange le conseguenze è la pubblica amministrazione siciliana e di conseguenza i siciliani. Una chicca è la vicenda di Tano Grasso, simbolo dei movimenti antiracket, che fu indicato, col solito clamore mediatico, a guidare il nascente Dipartimento tecnico. Ma Grasso, quel ruolo non lo ricopri mai, perché la Regione si accorse, anche se in ritardo, che Grasso non aveva i requisiti per svolgere il ruolo di direttore.

Altra vicenda tragicomica riguarda le province e i suoi commissari. Piccolo passo indietro: prima domenica di marzo. Gli italiani a conclusione del pasto domenicale apprendono con un misto di stupore e piacere che la Sicilia sarà la prima Regione italiana ad abolire le province. Lo comunica in diretta Tv il Presidente Rosario Crocetta, ospite della trasmissione l’Arena di Massimo Gilletti, Crocetta afferma che il giorno dopo il suo governo varerà un disegno di legge per abolire le province e istituire i Liberi Consorzi dei Comuni. Il risparmio che promette Crocetta è di 50 milioni di euro. La norma approvata, un solo scarno articolo, impegna il Parlamento a procedere entro dicembre al varo di una nuova legge che istituisce i Liberi Consorzi. L’unico atto concreto è la nomina dei commissari, che iniziano a smantellare, ove possibile, l’apparato amministrativo delle 9 province siciliane. Quanto alla nuova legge, una proroga non si nega a nessuno, quanto mai in Sicilia, e così intanto restano i commissari. 

Per raggiungere quota cento bisogna ancora aggiungere i commissari nei vari gangli del sottogoverno siciliano, nei parchi, nei teatri, nelle aziende partecipate ecc.

Una cosa accomuna molti di questi: l’essere stati inclusi nelle liste elettorali del “Megafono”, cioè della lista Crocetta. Questo “servizio” alla regione è stato ripagato quasi sempre; caso emblematico quello di Maria Rita Sgarlata scelta come assessore ai Beni culturali, dopo l’addio di Zichichi. L’archeologa faceva parte della lista del Megafono alle elezioni politiche per il Senato. Nella stessa lista, c’era Giuseppe Antoci (scelto da pochi giorni come presidente del Parco dei Nebrodi), anche Francesco Calanna ha sostenuto la causa del movimento di Crocetta e gli è toccata la guida dell’Ente di sviluppo agricolo; Sebastiano Gurrieri, già nella “Lista Crocetta” per le elezioni regionali, è stato confermato come commissario straordinario della Camera di commercio a Ragusa. 

Altro caso da manuale quello del ben più famoso giudice Antonio Ingroia, approdato alla corte di Crocetta dopo il fallimento dell’ingresso in Parlamento con la sua “Rivoluzione civile”. Il governatore ha dapprima provato a indicarlo per la guida di Riscossione Sicilia proposta archiviata quasi subito per difficoltà oggettive (di cui ci si è accorti dopo l’effetto annuncio). Poi, eccolo dirottato alla società partecipata regionale Sicilia e-Servizi col solito incarico di fare pulizia e riportare trasparenza. Speriamo che trovi il tempo anche per amministrare.

Se questi sono i tempi che si è dato Crocetta, chissà cosa vedremo nei prossimi 4 anni che rimangono. Certo emerge il convincimento che il lupo, (alias la politica, o meglio il potere) perde il pelo, ma non il vizio. La costituzione e il mantenimento degli organismi democraticamente eletti non sono di per sé garanzia di trasparenza, ma ne offrono certamente di più del pur migliore commissario.

Certo che ormai – a quasi un anno dall’elezione – Crocetta deve registrare molte impegni ancora non mantenuti ed uno stile di governo non sempre coerente con le promesse rivoluzionarie della campagna elettorale.

Il dato più significativo è l’improvviso attacco giuntogli dal capogruppo del Movimento 5 Stelle il 12 agosto scorso all’Ars. Prima della chiusura per ferie, Giancarlo Cancelleri ha elencato le numerose inadempienze del Governo della Regione, definite “Proclami circensi per sorprendere  il pubblico e una rivoluzione di cui non si sente nemmeno l’odore, anzi si sente puzza di compromesso morale” con la minaccia che “Se a dicembre non cambierà nulla siamo pronti alla mozione di sfiducia. Cosa metteranno nella pentola famiglie e imprese siciliane, chiacchiere?”.

L’elenco dei “fallimenti e degli scivoloni del presidente della Regione”, vanno dagli attacchi personali a Cancelleri (in occasione della campagna elettorale) al Parlamento e alla stampa, passando per la raffica di annunci a vuoto, fino agli inutili  finanziamenti a pioggia per i cantieri di lavoro che hanno sottratto risorse alle piccole e medie imprese”. Ciliegina sulla torta la questione del Muos (il sistema di difesa militare voluto dagli Usa in costruzione a Niscemi) del quale ha rimproverato la retromarcia sulla revoca delle autorizzazioni alla installazione annunciata qualche giorno prima da Crocetta. 

“Il gioco dei bianchi e dei neri, dei guelfi e dei ghibellini, della mafia e dell’antimafia – ha detto Cancelleri –  questo gioco pericoloso che tenta di inculcare nella testa dei cittadini che se sei con me sei un buono e se sei contro di me sei un cattivo, non funziona, non può funzionare, non accetto che sia così”. Crocetta ha replicato così: “Cancelleri dovrebbe imparare che è diverso fare opposizione dal governare. Ci deve essere un rispetto dei ruoli. La mozione di sfiducia io non la temo. Se il governo cadesse e si tornasse alle urne non credo che i grillini avrebbero i voti che hanno avuto”.

Sacrosanta verità: governare è più difficile che protestare, ma proprio per questo si richiede al governo almeno la stessa coerenza che si promette in campagna elettorale e si pretende dalle opposizioni.

La partita è ancora aperta. Nei corridoi di Palazzo dei Normanni i pochi deputati in giro gettano acqua sul fuoco. Tutti sanno che la prossima legislatura vedrà presenti 70 deputati (20 in meno degli attuali) e quindi sciogliere anzitempo il parlamento sarebbe un grave iattura. Così lo spettro delle elezioni anticipate può essere evocato senza pericolo. Nessuno vuole andare a casa prima del tempo. Sarà così. Vedremo. 

P:S: Dicevamo all’inizio che il numero dei commissari sarebbe potuto lievitare. Ed infatti prima di chiudere arriva una nuova opportunità. Il professor Adelfio Elio Cardinale, già sottosegretario del Governo Monti, si dimette dal Cerisdi (Centro ricerche e studi direzionali, della Regione) per la scarsità dei finanziamenti regionali ricevuti. Crocetta commenta: “Alleluia alleluia” e aggiunge “Il Cerisdi è uno dei classici enti mangiasoldi che volevo mettere in liquidazione con finanziaria scorsa… Doveva fare alta ricerca, con un castello bellissimo donato in comodato d’uso dalla Regione e invece ha organizzato splendide cerimonie nuziali in una cornice di grande suggestione. Per carità nessuno scandalo, più gente si sposa meglio è, cresce la popolazione siciliana, ma non si capisce perchè noi dobbiamo dare soldi per tale finalità. Ringraziamo il professore per l’incarico che ha svolto, ma sicuramente non ci strappiamo le vesti per queste dimissioni. Valuteremo se esistono le condizioni per il commissariamento e avviare la liquidazione, in modo da restituire il castello alla pubblica fruizione”.

E così siamo alla carica dei 101.