Sui giornali campeggia lo scontro armato ma, in realtà, all’interno della Giunta per le elezioni che dovrà decidere sulla decadenza di Berlusconi da senatore, il clima è lievemente meno teso. A rivelarcelo, è Andrea Augello, autore della relazione sull’ipotesi di applicazione dell’incandidabilità prevista dalla legge Severino per i condannati in via definitiva a pene superiori a due anni, (laddove la pena minima prevista non sia inferiore ai 4) e sostenitore della necessità di un rinvio.
Come procedono i lavori?
Alla fine, si è trovata la soluzione procedurale più ragionevole. Avevo fatto presente che il regolamento del Senato e della Giunta non spiega come può un relatore che deve porre delle questioni pregiudiziali dal punto di vista giurisdizionale (quindi la pregiudiziale di costituzionalità, o il rinvio pregiudiziale) emettere un giudizio di decadenza o convalida. Le questioni, infatti, vanno poste prima. Non è possibile, cioè, effettuare un rinvio interpretativo alla Corte di Giustizia europea e, nel frattempo, votare la convalida o la decadenza. E’ come se un magistrato chiedesse alla Corte di Giustizia un parere ma, nel frattempo, assolvesse l’imputato.
Quindi?
Al momento del voto, si utilizzerà un sistema analogo a quelle delle Camere di consiglio. Ogni capogruppo, prima del voto finale – che sarà unico-, dovrà dichiarare come voterà il proprio partito sulla pregiudiziale n.1, sulla n.2, nel merito e via dicendo. Laddove il presidente ravvisi nelle dichiarazioni dei capigruppo una maggioranza in favore di una o più pregiudiziali, non darà più luogo alla votazione finale, ma farà convalidare la pregiudiziale con una votazione; tale pregiudiziale sarà, a quel punto, presentata alla Corte del Lussemburgo o alla Corte costituzionale. In caso contrario, senza maggioranze, si procederà alla votazione finale sulla proposta di convalida o decadenza.
Trova che il Pd abbia manifestato spiragli di apertura?
Beh, votare tutti e tre le pregiudiziali, avrebbe configurato una situazione ridicola. È prevalso il buon senso.
Nel merito: chi vuole la decadenza di Berlusconi sostiene che il principio della non retroattività non può applicarsi alla Legge Severino, dato che la decadenza da senatore non sarebbe una pena ma un effetto della legge
Dal punto di vista costituzionale, i giuristi sono schierati in fazioni opposte in numero uguale. Tuttavia, è pressoché impossibile sostenere che non si possa ricorrere al rinvio pregiudiziale: il trattato di Lisbona afferma che il giudice di ultima istanza, laddove sussista un ragionevole dubbio deve (e non “può”), prima di esprimersi, rivolgersi alla Corte di Giustizia per un giudizio interpretativo. E la Corte, per giudicare se il ricorso sia ammissibile o meno, ci mette al massimo otto settimane.
In tal caso, dov’è il ragionevole dubbio?
Nella compatibilità tra diritto italiano e europeo in relazione al concetto di pena. Nel nostro ordinamento, conta cosa è scritto nella legge; in quello comunitario, conta se la norma sia di natura afflittiva o no. La Corte europea afferma che, al di là del nomen iuris, pene, sanzioni, effetti e via dicendo hanno tutte natura afflittiva. E non possono, di conseguenza, essere retroattive.
Come andrà a finire?
Lo scopriremo tra non molto. Risolti i problemi generali, oggi, inizia la discussione finale sulla mia relazione. Il voto finale, invece, sarà più in là nel tempo. Questo dovrà deciderlo l’ufficio di presidenza.
(Paolo Nessi)