Non sono appese al filo della Giunta per le elezioni del Senato le sole sorti di Berlusconi, ma pure quelle del governo; va da sé, infatti, che se costretto a rinunciare al seggio parlamentare, la sopravvivenza dell’esecutivo dipenderà dalla sua reazione. Che potrebbe essere conciliante o belligerante. Insomma, come sempre non è dato di sondare le sue intenzioni. Quel che è certo è che il capo dello Stato sta lavorando per scongiurare il peggio. Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, ci spiega come.



Come interpreta il rinvio di qualche giorno sul voto finale e l’accordo della Giunta sulla procedura da seguire?

Per il Pdl, il massimo risultato è che Berlusconi resti senatore. In subordine, che si faccia ricorso presso la Corte Costituzionale, presso la Corte del Lussemburgo, e che si apra la discussione circa l’ipotesi che la Giunta possa o meno presentare ricorso.



Tutto questo, a che pro?

Esclusivamente per perdere tempo. E perdere tempo, a mio avviso, è una pratica disperata che non sortirà alcun effetto.

Perché no?

Comunque vada, il momento in cui Berlusconi non sarà più candidabile, arriverà inevitabilmente. Anzi, è già incandidabile. Al di là della decadenza senatoriale votata dal Senato. Se si votasse domani mattina, infatti, le Corti d’Appello del tribunale della circoscrizione in cui corresse dovrebbe espellere il suo nome dalle liste elettorali. Proprio per gli effetti della Legge Severino. Le Camere, infatti, giudicano sui requisiti di eleggibilità o incompatibilità dei propri appartenenti. Chi partecipa a nuove elezioni, invece, non fa ancora parte del Parlamento che dovrà stabilire la legittimità della sua candidatura. A metà ottobre, poi, la corte d’Appello avrà riformulato la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. E, in ogni caso, decadrà.



La soluzione giuridica alla vicenda non esiste. Ne esista una politica?

E’ quella suggerita da Napolitano. Che non solo ha invitato Berlusconi a continuare a sostenere il governo ma, addirittura, si è detto fiducioso che lo faccia. Riconoscendogli, oltretutto, il ruolo di importante leader politico. Per questo, è piuttosto bizzarra la tesi di chi, a sinistra, sostiene che si tratti di una vicenda privata che non riguarda il Parlamento, la politica, e le istituzioni. Insomma, è stato tre volte presidente del Consiglio, ed è il capo di un partito che sostiene la maggioranza. Tali ragioni, inducono a pensare che, per Napolitano, l’agibilità politica di Berlusconi non sia messa in discussione. Lo è, invece, la sua permanenza in Parlamento.

Concretamente, cosa sta facendo Napolitano per garantire a Berlusconi di continuare a svolgere il suo ruolo di leader?

La strada segnalata dal capo dello Stato parte, anzitutto, dal presupposto che la decadenza è inevitabile e che è meglio per Berlusconi dimettersi un minuto prima di un voto che lo cacci dal Senato.

 

E una volta che si è dimesso?

Presumibilmente, Napolitano gli sta consigliando di iniziare a scontare la pena, scegliendo i servizi sociali. Il che gli consentirebbe di continuare la sua attività politica. Facendo telefonate, comizi, interviste e via dicendo. Cosa che gli sarebbe preclusa con i domiciliari. Volendo, può fare anche una battaglia di principio contro la retroattività della Severino. Dopo aver iniziato a scontare parte della pena, i figli, o gli avvocati, potrebbero chiedere a Napolitano la grazia. E lui la valuterebbe.

 

Ma Berlusconi continua a minacciare di staccare la spina al governo.

Già. Il che non ha alcun senso. Se fa cadere il governo, decade in ogni caso. Non si può mica pensare che il Pd, per ringraziarlo di aver staccato la spina, non voti più la decadenza, o che la sentenza della Corte d’Appello non giunga a destinazione. Il governo, comunque vada, andrebbe avanti, perché probabilmente una maggioranza alternativa si troverebbe. E, come se non bastasse, magari passerebbe pure qualche norma di qualcuno che si vuol vendicare di Berlusconi (ne basterebbe una sull’affollamento pubblicitario per affossare Mediaset). Tra questa strada e la prima, mi sembra evidente quale sia più ragionevole perseguire.

 

Crede che Napolitano stia compiendo altri passi, interloquendo direttamente con le forze politiche?

Rispetto al voto della Giunta, non è suo compito fare alcunché. Si tratta di materia esclusivamente parlamentare. Sta, invece, costantemente invitando i vari attori in campo a non mettere a repentaglio la stabilità politica. A tutti quelli che incontra o che gli telefonano, in sostanza, dice: non buttiamo a mare tre anni di sacrifici pesanti. 

 

(Paolo Nessi)