C’è la data: il 18 settembre, a partire dalle 20. C’è lo schema della partita: il Pdl cercherà di far votare le sue pregiudiziali, ritenendo che vi siano i margini per presentare ricorso presso la Corte Costituzionale e la Corte di giustizia europea contro la retroattività della legge Severino (che prevede l’incandidabilità per i condannati a più di 4 anni di carcere); ma la maggioranza, nella Giunta per le elezioni del Senato, ce l’hanno Pd ed M5S. Voteranno la decadenza e Berlusconi non sarà più parlamentare. Ecco, manca l’attore principale: il Cavaliere, appunto. Nessuno, ad oggi, conosce le sue reali intenzioni. Non è un’informazione di poco conto, dato che la sopravvivenza del governo dipenderà dalle sue reazioni. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con l’editorialista de La Stampa, Marcello Sorgi.
La linea del Pdl sortirà qualche frutto?
Non vedo margini di manovra, dal punto di vista giuridico, in grado di scongiurare l’inevitabile decadenza. Nessun margine, in particolare, che consenta di individuare soluzioni in tempi rapidi.
Qual è, allora, il senso della strategia del Pdl?
Berlusconi cerca di guadagnare tempo. Anche se gliene rimane poco.
Tempo per cosa?
Vuole capire se da parte del Quirinale giungerà o meno un gesto di clemenza. E’ evidente, dunque, che c’è qualcuno che sta trattando con il Colle. Non è assolutamente detto, ovviamente, che il presidente abbia facoltà di poter decidere così in fretta.
Berlusconi dovrebbe, comunque, iniziare a scontare la pena.
Certo. Inoltre, dovrebbe esserci una richiesta di grazia, che andrebbe istruita presso il ministero di Giustizia. Non è un procedimento semplice né scontato.
Cosa potrebbe accadere?
Anche se tutti dicono che non lo farà, Berlusconi potrebbe, alla fine, decidere di dimettersi.
Questo, cosa implicherebbe?
Optare per la linea morbida, dimettendosi, renderebbe il voto della Giunta per le elezioni del tutto inutile. Sarebbe l’unico modo per salvare il governo.
Perché?
Più volte ha ribadito che se il Pd e l’M5S votassero a favore della sua decadenza, si determinerebbe uno strappo irrimediabile; e che il Pdl, a quel punto, non potrebbe proseguire oltre nella coabitazione al governo assieme ai carnefici del suo leader. Ecco, non staccare la spina al governo, per Berlusconi significherebbe rimangiarsi tutto questo. Ci perderebbe la faccia.
Non crede che l’agibilità politica tanto invocata sia stata già concessa da Napolitano, nel momento in cui ha chiesto a Berlusconi di continuare a sostenere il governo?
L’ultimo intervento di Napolitano ha dato a Berlusconi una forte legittimazione, indubbiamente. Probabilmente, non nei termini che si aspettava. Resta il fatto che si è trattato di un riconoscimento estremamente importante.
Cos’altro crede che possa fare Napolitano?
Niente di più di quanto ha scritto e detto finora.
Se, invece, viene votata la decadenza di Berlusconi, cosa succede?
Anzitutto, si apre una profonda crisi politica. La spaccatura nella maggioranza delle larghe intese sarebbe molto forte. A quel punto, bisognerà capire se Berlusconi farà effettivamente cadere il governo o no.
E in caso positivo?
Difficilmente si troverebbe la maggioranza politica necessaria per dar vita ad un Letta bis. Non è escluso, quindi, un governo elettorale con il compito di transitare il Paese alle elezioni. Tuttavia, lo ripeto, non mi pare che la crisi sia così vicina. In questo momento, è in atto nei confronti di Berlusconi un pressing da parte dei familiari e dei suoi collaboratori per indurlo a dimettersi.
L’ipotesi di candidarsi comunque vada alla prossima presidenza del Consiglio o alle Europee è contemplata?
La Legge Severino gli impedisce di candidarsi a qualsiasi carica pubblica. No, potrà solo, eventualmente, continuare a fare il capo di coalizione.
(Paolo Nessi)