Escamotage, artifizi giuridici, obiezioni tecniche non basteranno, salvo eclatanti imprevisti, a scongiurare l’inevitabile decadenza di Berlusconi da senatore. La Giunta per le elezioni ne voterà la fuoriuscita dal Parlamento. Poi, il Pdl potrà sollevare tutte le questioni di legittimità costituzionale che vorrà e giocarsela presso la Corte del Lussemburgo o quella di Strasburgo. Si può, infatti, comprensibilmente contestare la retroattività della legge Severino, che prevede l’incandidabiltà a tutte le cariche pubbliche per i cittadini condannati a più di 4 anni di reclusione, laddove la pena inferiore prevista per il reato per cui si è stati condannati non sia inferiore ai 2; ma solo a livello di principio. La maggioranza dei senatori della Giunta, infatti, vuole cacciare Berlusconi dal Parlamento e lo farà. Oppure no. Perché, forse, il Cavaliere potrebbe effettivamente decidere dimettersi un minuto prima del voto. Abbiamo chiesto a Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore, cosa accadrebbe in questo caso.
E’ verosimile che Berlusconi renda inutile il voto della Giunta, rassegnando le dimissioni da senatore?
E’ una voce insistente. Anche se, come tutte le altre che riguardano Berlusconi, va presa con le pinze. Di certo, ci sta ragionando sopra seriamente. Dal punto di vista politico non sarebbe una mossa del tutto sbagliata. La scelta dipenderà dalle sue valutazioni finali, attualmente insondabili, circa la convenienza di un gesto del genere. Ovvero: risulterà più forte inaugurando un’ultima battaglia contro i giudici, o facendo un passo indietro, e rimanendo nel crocevia del potere? Se, oltretutto, le dimissioni fossero accompagnate da un solenne giuramento di fedeltà verso il governo Letta volto a farlo durare anche un’intera legislatura, questo metterebbe in difficoltà il Pd.
Perché?
Perché il Pd, pur non potendo ufficialmente auspicare la crisi, soffre parecchio l’alleanza con Berlusconi. A quel punto, si troverebbe costretto a prolungare la convivenza. Renzi, poi, dal canto suo risulterebbe piuttosto spiazzato. Ha i motori accesi ormai da un paio d’anni, e tenerli accesi per altri due lo sfiancherebbe. Gli unici a rallegrarsi sarebbero quanti, attualmente, hanno formalmente ancora la maggioranza nel Pd, l’establishment; ovvero i bersaniani, gli epifaniani e via dicendo. Pure loro soffrirebbero politicamente, ma avrebbero così congelato Renzi.
Non crede che l’eventuale scelta di Berlusconi di tenere in vita il governo dipenda anche dal fatto che la sua caduta sarebbe particolarmente invisa alla cancellerie internazionali?
Beh, su quel fronte, tutti quelli che si poteva inimicare se li è inimicati.
Napolitano, nel frattempo, che operazioni pensa stia mettendo in campo?
Beh, attribuendo a Berlusconi la leadership indiscussa del centrodestra, e chiedendogli di continuare a sostenere il governo, gli ha riconosciuto un ruolo fondamentale. Certo, con l’interdizione, l’incandidabilità ed eventuali altri condanne il fardello potrebbe appesantirsi. Tuttavia, la tanto agognata patente di agibilità politica gli è stata indubbiamente conferita.
C’è realmente, nel Pdl, qualcuno che crede che la maggioranza non voterà a favore della decadenza?
Ma no, lo sanno tutti che la Giunta voterà a favore della decadenza. Con o senza voto segreto. Che, per inciso, va difeso a oltranza. E’ stato introdotto, infatti, nel primo Parlamento della storia, quello inglese, e successivamente negli altri; l’idea era quella di proteggere i deputati dal re e oggi rappresenta la possibilità di esercitare la libertà delle coscienze. Ora non è che per l’ennesima volta si può distruggere tutto perché bisogna “impiccare” a tutti i costi Berlusconi.
E se, invece, Berlusconi non dovesse dimettersi?
Dopo il voto definitivo in Giunta, che in ogni caso, tra rinvii e obblighi procedurali, potrebbe arrivare non prima di metà ottobre, aprirebbe verosimilmente la crisi.
(Paolo Nessi)