“Con la decadenza di Berlusconi dal Senato resterà tutto esattamente come prima. I ‘tagliagole’ all’interno del Pd avranno raggiunto il loro obiettivo, il Cavaliere rimarrà in politica e gli italiani continueranno a votare a destra non perché si sentano di destra ma perché hanno paura di questa sinistra”. Ne è certo Piero Ostellino, editorialista di punta del Corriere della Sera e una delle rare voci autenticamente liberali del nostro Paese. Oggi alle 20.30 la giunta del Senato voterà sulla decadenza del Cavaliere. Un momento decisivo per le sorti del governo, che potrebbe mettere fine a 20 anni di scontro giudiziario tra le toghe e Berlusconi. Una giornata in qualche modo storica, ma che per Ostellino vedrà come unico vincitore l’eterna regola del Gattopardo: fingere di cambiare qualcosa perché in realtà non cambi niente.
Che cosa farà domani Berlusconi di fronte al voto della Commissione Senato?
Ne prenderà atto, che altro dovrebbe fare?
Pensa che farà uscire il Pdl dalla maggioranza?
Questo è da vedere, anche perché gli attribuirebbero la colpa di avere fatto cadere il governo, mentre la responsabilità sarà di chi caccia Berlusconi dal Senato. Non si può pretendere di fare decadere il capo di un partito, e poi di chiedere allo stesso partito di continuare a fare parte della coalizione insieme a chi lo ha cacciato.
Il voto segreto può riservare incognite?
Può darsi che qualche franco tiratore salvi Berlusconi. Non escludo che ci sia qualche parlamentare del Pd più responsabile dei “tagliagole”. Dovranno rendersi conto anche loro che così è un suicidio collettivo.
In che senso parla di “tagliagole”?
Perché stiamo parlando di parlamentari che concepiscono i rapporti con l’avversario solo in termini giudiziari. La loro idea è quella di mettere Berlusconi in galera e quindi di liberarsene. Gli avversari politici però si combattono politicamente, non si invitano i magistrati a metterli in galera per di più con delle sentenze molto discutibili.
Che cosa dirà Berlusconi nel suo videomessaggio?
Innanzitutto io mi aspettavo che Berlusconi facesse un videomessaggio molto tempo prima, per denunciare l’impotenza di chiunque governi in Italia a fare le riforme.
Se Berlusconi non ha fatto la riforma della magistratura è perché non ha potuto o perché non ha voluto?
Beh, un po’ tutte e due le cose. Un po’ non ha potuto e un po’ si è adagiato sul fatto di non potere. Anche Berlusconi è figlio di questa Italia corporativa e pasticciona, e assomma anche lui una serie di vizi nazionali, gli stessi vizi che lo hanno condannato.
Il Cavaliere potrebbe scegliere di dimettersi prima del voto in segno di protesta?
Dimettendosi darebbe soltanto ragione a chi lo vuole cacciare, finendo per accettare la logica della sua esclusione. Berlusconi al contrario continuerà a battersi, mi sembra una scelta più consona al suo carattere.
Continuerà a battersi dall’interno della maggioranza?
Probabilmente sì, con l’obiettivo di fare la riforma del sistema giudiziario. Trovo del resto inaccettabile che si abbia una magistratura che assomiglia vagamente all’estrema sinistra extraparlamentare. La strategia vincente per Berlusconi sarebbe quella di non parlare di se stesso, ma di una giustizia che è pericolosa per chiunque.
Sarà questa la prossima mossa di Berlusconi, andare avanti e cercare di cambiare la giustizia?
Non voglio fare previsioni. Dico che se Berlusconi si comportasse seguendo la logica, quello che dovrebbe fare sarebbe proprio cercare di cambiare la giustizia a vantaggio di tutti i cittadini. Poniamo che vincano quelli che lei definisce i “tagliagole” e Berlusconi decada.
Che cosa accadrà all’indomani del voto?
Tutto dipende dal realismo di Berlusconi. Se Berlusconi è tanto realista da distinguere la propria sorte da quella della necessità di riformare il sistema giudiziario allora il governo sopravvive. Se invece continuerà a identificare il problema della giustizia con quello del suo ombelico, allora il governo cadrà.
Berlusconi è al bivio?
Io capisco il Cavaliere, perché un uomo che da 20 anni è soggetto a inchieste e condanne, finisce per identificarsi con il problema della giustizia. Ha però commesso un errore, in quanto fin dal primo giorno nel 1994 doveva sollevare la questione della riforma della magistratura a vantaggio di tutti gli italiani, e non soltanto a beneficio di se stesso.
Dopo che il ricorso di Berlusconi per il caso Cir è stato respinto, lei che cosa si aspetta?
Mi aspetto che una volta che avranno fatto fuori Berlusconi dal Senato, i “tagliagole” abbandonino la battaglia: ormai l’hanno vinta e non vedo perché mai dovrebbero continuare.
Una volta che Berlusconi sarà fuori dal Senato rinuncerà alla politica attiva?
Neanche per sogno. Questa storia è un’enorme manfrina tipica dell’Italia, una sceneggiata fasulla da “gesuiti”. Dopo essere stato condannato, Berlusconi sarà escluso dal Senato e poi gli lasceranno continuare a fare quello che ha sempre fatto: restare in politica esattamente come ha fatto finora.
La decadenza di Berlusconi non cambierà nulla?
I “tagliagole” volevano fare fuori Berlusconi nella convinzione che il Pdl sarebbe imploso e la sinistra avrebbe fatto man bassa nel suo elettorato. Non credo però che accadrà, perché gli italiani hanno votato e continueranno a votare per il centrodestra non tanto perché siano di destra, ma perché hanno paura della sinistra. Se si andasse alle elezioni il Pdl farebbe il pieno di voti per questo motivo.
E quindi?
La regola in Italia è quella del Gattopardo: facciamo finta di cambiare qualche cosa affinché non cambi nulla. Il nostro è un Paese bloccato, paralizzato, incapace di fare le riforme, conservatore, in fondo ancora fascista. E a Berlusconi non resterà altro che arrendersi a questo stato di cose.
(Pietro Vernizzi)