Una giornata convulsa, con notizie che rimbalzano da una parte e dall’altra. E tutte danno la misura di un passaggio cruciale della breve legislatura che si è aperta dopo le elezioni di febbraio. Prima arriva la “soffiata”, dopo la visita di Oli Rehn, Commissario europeo agli Affari economici, che non si può bloccare l’aumento dell’Iva. E’ una voce controversa, che mette in agitazione un po’ tutti, ma soprattutto apre un altro varco all’interno della maggioranza delle “larghe intese”, con richiesta di chiarimenti e dichiarazioni polemiche incrociate. Per cronaca doverosa, va messa anche la contestazione dei deputati del “Movimento 5 Stelle” alla Presidente della Camera Laura Boldrini, fino al punto di metterne in discussione l’imparzialità e di richiederne le dimissioni. Ma questo è solo “l’antipasto” della giornata che ha due appuntamenti obbligati e attesi: la dichiarazione per videomessaggio di Silvio Berlusconi e il primo voto alla giunta del Senato sulla decadenza del Cavaliere. Dire che il clima è surriscaldato è quasi un eufemismo. Aggiungere che ormai il governo Letta è a forte rischio, è un’altra evidenza su cui è quasi inutile ragionare. Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, grande analista della politica nazionale, confessa apertamente non solo di essere pessimista sul futuro italiano, ma anche di non riuscire a comprendere, pur facendo diverse ipotesi e verifiche, dove possa portare tutta questa situazione.



Non sarà “catturato” da una sindrome di catastrofismo” Franchi?

Non sono un catastrofista, non lo sono mai stato e non intendo esserlo nemmeno adesso. Ma una punta di pessimismo in questo momento mi pare inevitabile sul futuro del governo e quindi del Paese.

Quali sono i motivi principali di questo pessimismo?

Mi sembra innanzitutto che la decadenza di Silvio Berlusconi sia scontata e questo è già un buon motivo di incrinatura profonda in quella che chiamiamo la maggioranza delle “larghe intese”. Qui non si tratta solo del voto sulla decadenza per l’ultima sentenza della Cassazione, ma di una serie di pendenze giudiziarie che alla fine verranno a conclusione. Il che pone la questione in modo quasi definitivo del leader del centrodestra. Poi si preannuncia anche questa vicenda dell’Iva, che, nelle dichiarazioni preliminari, ha già diviso Brunetta e Fassina. Si noti che il tutto avviene perché non si riesce a recuperare un miliardo, un’operazione che si potrebbe facilmente aggirare, credo, in un bilancio grande come il nostro.



Se si protrae una situazione del genere, va a rischio anche quel minimo di stabilità che è più che mai necessaria al Paese. Persino i margini di manovra del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, cominciano a ridursi.

Il Presidente sul “caso Berlusconi” ha già scritto quello che pensa chiaramente un mese fa e non può inventarsi proprio nulla di nuovo. Ma anche sulla stabilità del governo non può inventarsi cose strane o nuove. Il problema è la natura del nostro governo di “larghe intese”.

E pensare che potremmo essere, paradossalmente, un esempio per la Germania, dopo il crollo dei liberali.



E’ vero, ma proprio paradossalmente, perché in Germania è ipotizzabile una reale “maggioranza di larghe intese”, ma tra due partiti che hanno una identità riconoscibile, storica, forte e quindi possono mettersi insieme per affrontare una situazione di emergenza o di impasse politico. Ma le sembra che questo possa avvenire anche in Italia?

 

Aspetto una risposta da lei.

La mia risposta è molto scettica al riguardo. Le due formazioni che compongono la “strana maggioranza” o il cosiddetto governo delle “larghe intese” sembrano arrivate alla “partita finale”. Qui è inutile nasconderci dietro le questioni personali o altre amenità, dimenticando tutto quello che è capitato in questi ultimi venti anni e quello che rappresenta questo atto finale. Direi di più, che la partita è arrivata alla fase finale ai tempi supplementari. Il berlusconismo si è concluso l’11 novembre dell 2011, quando il Cavaliere si è dimesso ed è stato nominato il governo dei tecnici. Quello che è capitato dopo lo sappiamo tutti. Ma quello che emerge con chiarezza nello scenario politico italiano è che non esiste da un lato nessuna legge elettorale che possa creare una autentica e convincente maggioranza di governo, dall’altro che non ci sia una reale alternativa. Il problema italiano sta in questo nodo, con la conseguenza che si profila il terrore del vuoto politico. Si può interpretare in qualsiasi modo il videomessaggio del Cavaliere (comizio elettorale, chiamata alle armi, salvataggio momentaneo del governo), ma il nodo di fondo italiano resta lì di fronte a tutti.

 

(Gianluigi Da Rold)