“Non voglio apparire, davanti agli italiani, come l’avvocato di me stesso. Non mi dimetterò da senatore e non pronuncerò alcun discorso, al Senato. Le toghe rosse, complici il Pd e Napolitano, vogliono mandarmi in galera? La responsabilità sarà la loro, a partire da Renzi che vuole andare al voto”. Lo ha detto Silvio Berlusconi, inaugurando la nuova sede di Forza Italia, per poi aggiungere: “La crisi, cari, la apriremo tra poco non sulla giustizia, ma sull’economia. Sull’Iva, come sull’Imu, dovete tenere il punto e non arretrare di un passo. Non possiamo farci strangolare pure su questi temi da chi mi vuol morto”. Per Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore, “la contraddizione di Berlusconi è che, nel momento in cui sta studiando quale uscita di scena lo farà ricordare nel modo migliore, ritorna a Forza Italia che è un partito al cui centro c’è la riconsacrazione del ‘guerriero’”.



Rondolino, quale calcolo politico c’è dietro la scelta di Berlusconi di confermare il suo sostegno al governo Letta?

Berlusconi ha valutato due opzioni, sembra averne scelta una ma non avere scartata l’altra. Le due opzioni sono l’appoggio incondizionato a questo governo, sperando di trarne dei benefici e di alleviare i suoi guai giudiziari, oppure andare allo scontro e alle elezioni anticipate convocando gli italiani per chiedere loro di decidere quasi con un quarto grado di giudizio. Berlusconi sceglie la prima strada, ma si tiene aperta anche la seconda.



Berlusconi fa così per una strategia o perché non ha ancora deciso che cosa fare?

Berlusconi sa di essere arrivato al capolinea e che la sua parabola politica e pubblica si sta concludendo. Bisogna trovare il modo migliore perché questa uscita di scena sia positiva. L’incertezza di Berlusconi affonda le sue radici proprio in questo: lui sa che la sua storia è finita, e sa anche che il modo in cui finisce deciderà il ricordo che ne rimarrà. In questo momento si sta chiedendo che cosa piacerebbe di più agli italiani, se il Berlusconi che cerca a tutti i costi di tenere in piedi il governo mentre c’è la crisi oppure il Cavaliere senza macchia e senza paura che manda tutto per aria con un colpo di rabbia. Dalle parole usate giovedì nell’inaugurare la sede di Forza Italia, sembrerebbe che in questo momento stia pensando che la prima strada abbia più consenso.



Berlusconi sta preparando la sua uscita di scena?

Sì, anche se naturalmente questa uscita di scena potrebbe anche durare anni. Sta di fatto che la sentenza di interdizione sui pubblici uffici e la non candidabilità nel prossimo Parlamento costringono di fatto Berlusconi a compiere un passo indietro. Adesso deve “condire” questo passo indietro con dei contenuti e con un’immagine positiva.

 

Il ritorno a Forza Italia permetterà al centrodestra di sopravvivere anche con un Berlusconi con un ruolo un po’ più defilato?

Al contrario, l’operazione politica di Forza Italia consiste nel ricostruire un partito berlusconiano. Quindi un partito fortemente plebiscitario nella sua struttura interna, basato su un leader carismatico, al servizio di questo leader. Si va quindi nella direzione opposta, non dell’uscita di scena ma della riconsacrazione del “guerriero”. Considero quindi quella di Forza Italia una storia transitoria, che riguarda innanzitutto il modo in cui Berlusconi si troverà a gestire questo tramonto. E’ difficile pensare a Forza Italia senza Berlusconi, mentre il Pdl quantomeno aveva i suoi organismi dirigenti, il segretario e la direzione nazionale. Almeno in teoria il Pdl aveva quindi una struttura al cui interno i leader potevano anche cambiare, tanto è vero che a un certo punto si è parlato addirittura di primarie.

 

Se Forza Italia è una transizione, verso che cosa porterà?

Difficile rispondere. Nell’ipotesi in cui Renzi andasse al governo, produrrebbe un’opposizione di centrodestra che tra due legislature si presenterà con un volto nuovo. Oggi questo volto nuovo non c’è ancora, ma siccome in politica, come in fisica, i vuoti prima o poi si riempiono, sarebbe ragionevole prevedere che al prossimo turno governerà il centrosinistra di Renzi e poi di conseguenza per reazione fisiologica si ritornerà a una nuova destra post-berlusconiana.

 

(Pietro Vernizzi)