Dopo il videomessaggio di Berlusconi è cambiato qualcosa nel giudizio dell’opinione pubblica? Gli italiani oggi stanno ancora con lui? Quanti consensi è riuscito a spostare con il suo appello? E poi: ha usato gli argomenti “giusti” per fare breccia? Riuscirà con la sua spinta a rilanciare Forza Italia? Dall’altra parte, il centrosinistra è sempre in affanno? Se si votasse domani chi otterrebbe la maggioranza? Lo abbiamo chiesto a Roberto Weber, presidente dell’istituto di ricerche SWG di Trieste.



Gli italiani stanno ancora con Berlusconi?

Non c’è dubbio che in questo genere di cose Berlusconi riesca ancora a raccogliere consensi cospicui dentro l’area moderata di centrodestra, quella che lo ha votato. Il lessico non ha importanza.

Lei come lo giudica?

Temo che fuori da questa fase la sua assenza cominci a pesare.



In che senso?

Nel senso che dopo vent’anni di leadership, dopo vent’anni di meccanismi spinti di delega che trovano la loro giustificazione e la loro ragione profonda in una dimensione culturale, politica, antropologica particolare, diventa più difficile mettere in campo non dico qualcosa di analogo, ma anche di radicalmente diverso, che abbia la forza carismatica ncessaria.

Ha usato gli argomenti giusti per far breccia negli italiani?

E’ chiaro che il messaggio che lancia Berlusconi è sempre splendidamente duplice. In questo è bravissimo. Ma uno degli argomenti che ha usato, quello della giustizia, non fa leva sugli italiani. Non l’ha mai fatto.



Ma le tasse sì.

Sugli italiani fa effettivamente leva l’agenda economica. E in questo momento, sull’agenda economica, Berlusconi ha dei punti di vantaggio sul centrosinistra. Quindi è una partita che può ancora giocare. Ma c’è da dire anche un’altra cosa.

Prego.

L’usura ormai è profonda. Di fronte al potenziale espresso da Renzi siamo al game over, o quasi. Il punto è cosa si costruisce là in mezzo. A mio avviso è un problema serio di democrazia funzionante. Se non ricordo male, tutti i sondaggi e le rilevazioni fatte durante l’“assenza” di Berlusconi dalla scena politica e prima della sua ridiscesa in campo davano una frammentazione notevole.

 

L’appello di Berlusconi riuscirà a rilanciare Forza Italia?

 Un’azione di rilancio mi pare difficile. Sarà difficile secondo me che vada oltre i livelli di consenso raccolti alle ultime elezioni: quella è la soglia. Potrebbe addirittura esserci un’ulteriore erosione. Quel dato rende giustizia all’Italia tra virgolette moderata, che a mio avviso è ancora prevalente nel paese. E poi dipenderà moltissimo da quello che faranno gli altri.

 

Il centrosinistra è sempre in affanno?

 Sì. Da una parte c’è una tendenza alla continuità in ordine alla stabilità, a stare in mezzo. Dall’altra c’è invece un’ipotesi di radicalizzazione, quasi di tracimazione oltre le categorie classiche, che è la politica rappresentata da Renzi. Che però non si sa se verrà messa in campo. È tutto molto complicato.

 

Se si andasse a votare domani?

Con questa leadership – Letta, Alfano, Berlusconi, Epifani – non si va lontano dall’ultimo risultato. Se c’è Renzi invece cambia tutto.