Le foto lo ritraggono all’interno della nuova sede di Forza Italia, in pazza San Lorenzo in Lucina, a Roma, davanti ad una gigantografia di se stesso, con una frase in grande che è un programma: “Ho capito di essere di fronte ad  una responsabilità che non potevo eludere: garantire al nostro paese la permanenza nella libertà e nella democrazia”. Firmato, Silvio Berlusconi.
La macchina, dunque è partita, solo lui poteva tagliare il nastro. Forza Italia “non è un partito, non è una parte, ma è un’idea, un progetto nazionale che unisce tutti” aveva detto lo stesso Berlusconi nel suo videomessaggio di mercoledì, due ore prima che la Giunta per le elezioni del Senato accelerasse l’iter della sua decadenza. Paolo Del Debbio, giornalista, esperto di comunicazione, tra i più fidati consiglieri di Berlusconi, è stato uno dei principali protagonisti della prima Forza Italia, quella del ’94, che permise al Cavaliere di fare incetta del voto moderato dopo lo spartiacque di Mani pulite.



Berlusconi ha detto di voler restare nel governo perché una crisi in questo momento sarebbe destabilizzante. Una contraddizione rispetto alla “chiamata alle armi” contenuta nel videomessaggio di mercoledì?
No, perché nel messaggio ci sono due cose. La prima è che Berlusconi rimane in campo. E per farlo rivuole Forza Italia. La seconda è l’attacco alla magistratura. Tutto ciò non è in contraddizione con la permanenza al governo: Berlusconi continua ad appoggiare l’esecutivo Letta per fare le riforme economiche, al tempo stesso si riserva di criticare la magistratura. Ha i suoi motivi.

Il Cavaliere ha auspicato un ritorno allo “spirito del ’94”. Lei è stato tra i fondatori della prima Forza Italia; crede che rifarla, oggi, sia davvero possibile?
Ritengo che sia necessario; che sia anche possibile, dipende dalle persone.

Perché necessario?
Perché questo paese ha bisogno di riforme liberali. L’economia in particolare. Non so se ce la faremo ancora per molto a stare senza queste riforme.

Vent’anni fa Forza Italia era rivoluzionaria rispetto alla politica di allora. Nel frattempo però tutto è cambato, anche i partiti sono cambiati. Oggi sono molto più “liquidi”.
Forza Italia era stata concepita come partito liquido fin dall’inizio. Oggi è ancor più necessario un partito così, che vada più sui programmi che su altre cose. Servono programmi efficaci più che sedi territoriali.

Anche M5S è un partito liquido.
Sì, però è anche vero che i suoi consensi stanno calando. E la loro presenza in Parlamento per ora non è molto produttiva. Se parlassero più di contenuti sarebbe meglio.

Come giudica l’appello rivolto da Berlusconi ai cittadini a “ribellarsi”?

Lo ha fatto perché ritiene che ci siano persone che la pensano come lui, ma che quando poi si tratta di fare qualcosa stanno a casa loro e se ne fottono. Si è rivolto a tutti costoro dicendo: se avete a cuore questo paese, date una mano.

Perché un elettore dovrebbe essere persuaso dal programma di Belrusconi, che dice più o meno le stesse cose da vent’anni?
Perché c’è un intero paese che aspetta quelle riforme. Io le chiedo: è vero o no che ci sono certe parti della Rerum novarum (lettera enciclica di Leone XIII, 1891, ndr) ancora valide? Non è che passando il tempo non sono più valide le ricette politiche. In questo paese la ricetta liberale non solo è ancora valida, ma ce n’è un bisogno vitale.

Berlusconi ha detto di voler continuare la sua battaglia, “decaduto o non decaduto”. Cosa può comportare per la nuova Forza Italia avere un leader “esterno” alla competizione politica?
Questo non glielo so dire, bisogna vedere le forme e i modi in cui lo farà. Ma una condanna non può far sparire un popolo, un leader e un programma. Questi rimangono.

Il video messaggio di mercoledì cominciava con il programma economico. “Meno Stato, meno spesa pubblica, meno tasse”.
So questo non ho dubbi: il fisco e il debito pubblico sono il centro di tutto. Cosa serve per abbassare le tasse? Un programma fiscale e l’abbattimento del debito. Come si rilancia l’economia? Cosa serve per fare una riforma del welfare? E una riforma del mercato del lavoro? Come si vede, torniamo al punto di partenza.

“Staremo in questo esecutivo” − ha detto Berlusconi − “finché manterrà i provvedimenti promessi e gli impegni assunti”. Potrebbe davvero togliere la fiducia a Letta sui provvedimenti fiscali?
Intanto, sull’Imu Berlusconi ha vinto. E forse vincerà anche sull’Iva.

Berlusconi ha lasciato intendere che la giustizia sarà al centro del programma. Secondo lei non dovrebbe avere proprio nulla di cui rimproverarsi?
Era possibile fare riforme ben più radicali, ma ha avuto delle compagini di governo che non erano così convinte di fare davvero un riforma.

Nella nuova Forza Italia lo seguiranno tutti, falchi e colombe, moderati e “cattivi”?
Certo, non è gente che ha voti propri. Sennò, detto fra noi, dove c…. vanno?

(Federico Ferraù)