Silvio Berlusconi si prepara ad alzare il tiro, suscitando la preoccupazione delle colombe del Pdl e gli entusiasmi di falchi e pitonesse. Dai sondaggi la “nuova” (si fa per dire) Forza Italia non basterebbe a sfondare e intanto il Cavaliere si sente sempre più accerchiato. Ad accrescere la tensione è lo scontro sull’aumento dell’Iva che fa tremare il governo Letta. Per Gianfranco Rotondi, ex ministro per l’Attuazione del programma e attuale candidato alle primarie del centrodestra, “la nuova Forza Italia è un’operazione di marketing di un prodotto già noto. La vera rivoluzione deve essere un’altra, puntare a un nuovo partito di centrodestra sul modello della Cdu tedesca o del Partito Popolare Europeo in grado di raccogliere i voti di tutti i cattolici in Italia”.



Che cosa cambierà con la concretizzazione del progetto della nuova Forza Italia?

Per ora è stata soltanto cambiata l’insegna, non mi risulta che ci siano novità a livello di contenuti e mi sembra soltanto il terzo tempo del Berlusconismo. E’ una delle tante operazioni di marketing in voga nella Terza Repubblica. Il prodotto invece è sempre lo stesso: Silvio Berlusconi, il suo genio e la sua sregolatezza.



La nuova Forza Italia sarà destinata a durare o è soltanto un partito di transizione?

Difficile dirlo. Tutti applaudono alla vittoria della Merkel, ma in pochi realizzano che è una leader democristiana. La Cdu era tale quando in Italia c’era ancora la Dc, e nessuno si chiede perché quello che in Germania è vincente da noi sia proibito.

Forza Italia e Cdu fanno entrambe parte del Partito Popolare Europeo. In che cosa si differenziano?

La Cdu ha l’impianto del partito popolare d’ispirazione cristiana, mentre Forza Italia prende il peggio di quella che nel Pd si chiama “contaminazione”. Nel centrodestra italiano cattolici, liberali e destra si fondono in un unico partito privo di una cultura di riferimento: è giunto però il momento di fare i conti con la necessità di compiere una scelta in questo senso. L’unica risposta può essere rappresentata dalla dottrina sociale della Chiesa e dall’orizzonte del popolarismo.



A differenza di quanto avveniva ai tempi di Dc e Pci, i cattolici oggi votano sia a destra sia a sinistra. Ha ancora senso proporsi come il partito dei cattolici?

Questa è una tendenza che si può assecondare o contrastare. Io la contrasto e ritengo che sia un errore il fatto che i cattolici non segnino un nuovo momento di unità. Il centrodestra, se vuole dispiegarsi al massimo delle sue potenzialità, deve ottenere tutti i voti dei cattolici.

 

Nel nuovo centrodestra ci sarà spazio anche per Casini?

Sì, c’è spazio. Il professor Buttiglione del resto in un’intervista a Il Mattino di martedì propone una lista unitaria del Partito Popolare Europeo, e posso dire da subito che io sono d’accordo con lui.

 

Perché ha annunciato che si candiderà alle Primarie del centrodestra?

La mia candidatura alle Primarie è uno strumento per dire con più forza ciò che le ho spiegato finora. La mia posizione non mira affatto a escludere o a marginalizzare i liberali del centrodestra. La stessa Dc annoverava eminenti liberali anche ai suoi vertici, da Alcide De Gasperi che era un cattolico liberale, a Ezio Vanoni e Guido Carli. Posso assicurare, se mi consente una battuta, che nel governo Rotondi il ministro dell’Economia sarà sicuramente Antonio Martino.

 

Come vede il futuro del governo Letta?

Mi auguro che il governo Letta duri cinque anni, come del resto afferma ogni giorno anche il capogruppo del Pdl, Renato Brunetta.

 

Il governo rischia di cadere sull’Iva?

Non cadrà, in quanto Letta ha a sua volta una cultura economica che recepisce le stesse preoccupazioni di Brunetta. Non dimentichiamoci che nella Prima Repubblica, il democristiano Letta sedeva in parlamento più a destra del socialista Brunetta. Sono fiducioso sulla capacità del nostro capo del governo di trovare la quadra anche per quanto riguarda la questione tasse, in quanto Letta è l’uomo giusto nel momento giusto.

 

(Pietro Vernizzi)