I parlamentari del Pdl hanno firmato per dimettersi in massa: detta così, la notizia è suggestivamente eccezionale. Peccato che le firme siano state consegnate nelle mani dei capigruppo e non della Camera d’appartenenza. Il che, sul fronte procedurale, equivale al nulla. Quand’anche le dimissioni fossero rassegnate con tutti i crismi dovuti, le rispettive Aule dovrebbero votare su ogni caso singolo. Evasa pure questa incombenza, i deputati e i senatori congedatisi, sarebbero prontamente sostituiti dai primi tra i non eletti. Nel frattempo, a meno che i dimissionari decidano di passare all’opposizione e continuare a esercitare il loro mandato come nulla fosse, invalidando così le proprie dimissioni, il Pd di Letta – che ha accusato il Pdl di umiliare il Paese – avrebbe i numeri per governare da solo: se si sottrae alle Aule il numero dei parlamentari del Pdl, non solo si mantiene il numero legale perché le votazioni siano valide, ma il Pd, assieme a Scelta Civica, riescirebbe a dar vita a una nuova maggioranza. Abbiamo, quindi, chiesto a Roberto Formigoni, presidente della commissione Agricoltura del Senato, qual è il significato politico della decisione del suo partito.
Che senso ha il vostro gesto?
Abbiamo voluto lanciare un ultimo segnale a chi sta governando con noi il Paese affinché siano evitati gesti irresponsabili. Dubbi sulla legittimità costituzionale circa la retroattività degli effetti delle legge Severino non sono stati sollevati solo dal Pdl, ma anche da illustri costituzionalisti che non fanno parte della nostra area. Secondo costoro, la legge potrebbe essere in contrasto con le norme europee. Chiediamo che tali dubbi siano fugati interpellando la Consulta italiana per avere una risposta.
Il Pd fa presente che la legge va applicata.
Sì, è lo sta ripetendo ossessivamente, come un mantra. Lo sappiamo tutti, è scontato che la legge vada applicata. E’ inutile dirlo. Se, però, ci sono dei sospetti non infondati di incostituzionalità, ci sembra doveroso verificarli. Insomma, perché hanno paura di interpellare la Corte? Tanto più che ci metterebbe non più di tre mesi per esprimersi. Per evitare di restare con il dubbio di aver applicato una legge sbagliata, chiediamo al Parlamento e, in particolare, a chi governa assieme a noi, di consentirci di toglierci questo sospetto.
Sembra che Berlusconi tema che decadendo da senatore, scatterebbero immediatamente le manette da parte di diverse Procure.
Non conosco i dettagli degli eventuali processi che interessano Berlusconi. Che, tuttavia, sia oggetto di un accanimento giudiziario è evidente a chiunque.
Le dimissioni che avete presentato non hanno alcun valore legale effettivo. Perché le avete consegnate ai capigruppo e non al Parlamento?
Perché quei fatti gravissimi che condurrebbero a renderle effettive ancora non sono accaduti. C’è ancora una settimana prima che voti la Giunta. C’è la speranza che, in questi giorni, il Pd rifletta. Anche e soprattutto alla luce del messaggio che gli stiamo inviando.
Se la Giunta voterà la decadenza, le dimissioni diventeranno effettive?
Rispetto a quanto accadrà in caso di voto sfavorevole, stiamo ancora valutando tutte le opzioni. Stiamo affrontando un percorso difficilissimo. E’ opportuno fare un passo alla volta. Passi molti brevi e prudenti.
Sganciare una bomba come la minaccia delle dimissioni in massa lo trova un passo breve e prudente?
La vera bomba consiste nella perseveranza malvagia con cui le forze politiche di centrosinistra si ostinano a non volere sentire la Corte costituzionale. Peraltro, questo – casomai – rappresenta la vera umiliazione per il Paese.
Avete presente che, in caso di dimissioni del Pdl, il Pd potrebbe a quel punto governare tranquillamente da solo?
Infatti, non abbiamo alcuna intenzione di far cadere il governo. Il nostro gesto è una “sirena lancinante” che esplode nella notte per svegliare i dormienti. Vogliamo, cioè, ridestare l’attenzione dei nostri partner di governo.
Nel suo partito, c’è chi non parla di messaggi o segnali ma dice di voler realmente le elezioni anticipate.
Ciascuno farebbe bene a non esporre idee sue come se fossero quelle del partito.
Il vostro gesto che effetti intende sortire rispetto alla posizione di Napolitano?
Al presidente della Repubblica non si mandano messaggi attraverso gesti di questo tipo. Con il capo dello Stato si parla. Alfano, ed altri esponenti del nostro partito sono stati a colloquio con lui. Anche in tal senso, trovo poco condivisibili le parole poco rispettose nei suoi confronti di alcuni miei colleghi.
La vostra battaglia in difesa del diritto di Berlusconi a difendersi vale il rischio di un aumento di instabilità?
Ripeto, non vogliamo far cadere il governo, come del resto ha ribadito Alfano. Anzi, vogliamo che vada avanti, e lo stesso Berlusconi si è più volte pronunciato auspicando che regga; la sera in cui il Pdl ha deciso di firmare le proprie dimissioni, non ha parlato una sola volta di caduta dell’esecutivo. Quindi, proprio perché esistono ancora dei margini di manovra, vogliamo fare tutto il possibile affinché non sia compiuta un’ingiustizia.
(Paolo Nessi)