E’ come se tutto stesse, improvvisamente, per esplodere. Nel volgere di poche ore, i parlamentari del Pdl hanno deciso di dimettersi in massa, laddove la Giunta per le elezioni del Senato votasse la decadenza di Silvio Berlusconi. Napolitano è trasecolato. Non se l’aspettava, e non ha fatto nulla per nasconderlo nella nota ufficiale pubblicata dal Quirinale. Anzi. C’è andato già pesante. «Non posso che definire inquietante l’annuncio di dimissioni in massa dal Parlamento», ha scritto facendo presente che sarebbe altrettanto inquietante effettuare questa operazione al fine di «esercitare un’estrema pressione sul Capo dello Stato per il più ravvicinato scioglimento delle Camere». Che in effetti, pare proprio quello che vuole il Pdl. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera ed esperto di Quirinale.



E’ possibile che fosse in corso una sorta di trattativa tra il Pdl e il capo dello Stato? Può essere che Berlusconi si sia sentito tradito da Napolitano?

Non credo che il Pdl abbia mai avuto rassicurazioni particolari rispetto alle quali sentirsi tradito. La posizione di Napolitano è sempre stata quella espressa nel famoso intervento di agosto. Nel quale riconobbe la portata politica di Berlusconi, in quanto leader di un importante partito e, rispetto alla vulgata corrente, ammise che le sentenze, volendo, possono essere criticate; ma vanno rispettate. In sostanza, si possono commentare, ma vanno eseguite. Detto questo, aveva fatto presente che qualsivoglia ipotesi di grazia non era esclusa a priori, richiedendo però un atteggiamento di rispetto e sobrietà da parte di Berlusconi e del Pdl.



La reazione di questi giorni, più che altro, sembra dettata dal terrore di Berlusconi di essere arrestato una volta decaduto.

Se anche fosse, cosa dovrebbe fare Napolitano? Può forse telefonare alle cosiddette toghe rosse e imporre loro di smetterla di molestare Berlusconi, o deportare i principali pm italiani? Non è neppure pensabile che ogni volta che sarà pronunciata una nuova eventuale condanna, il capo dello Stato possa concedergli la grazia. Si tratterebbe di una forma di impunità.

Ieri, tra le altre cose, è stata ribadita la richiesta della Procura di Palermo nei confronti di Napolitano di deporre nel processo sulla presunta trattativa stato-mafia.



Non vedo particolari collegamenti con la minaccia di dimissioni del Pdl. La richiesta di deporre è storia antica.

Non crede che tali circostanze potrebbero indurre Napolitano a dimettersi?

Il giorno della sua rielezione, aveva detto chiaramente che, se il Parlamento non avesse rigato dritto e non avesse prodotto una serie di riforme necessarie per il Paese, si sarebbe dimesso. In tal senso, è circolata l’ipotesi in base alla quale potrebbe congedarsi senza tuttavia sciogliere le Camere, affidando quindi ai deputati e ai senatori attuali il compito di eleggere il suo successore. Anche se avesse in cuor suo l’idea di compiere un passo così drammatico, credo èerò che non lo confiderebbe nemmeno al suo più stretto collaboratore. 

 

Quindi? Secondo lei si dimette o no?

Per quel che lo conosco, verosimilmente può averci pensato; in tutta onestà, però, non credo che lo farà. Uscirebbe dalla scena figurando come un presidente che ha preferito salvaguardare il proprio prestigio al farsi carico della situazione. Certo, aveva promesso che, a certe condizioni, si sarebbe dimesso. Tuttavia, farlo in una fase così critica per il Paese, sarebbe estremamente contradditorio rispetto al suo modo di concepire lo Stato, le istituzioni, e il suo ruolo.

 

Cosa ne sarà, invece, del governo?

La prassi vuole che le dimissioni di un parlamentare debbano essere votate dal Parlamento. Laddove il voto fosse positivo, in ogni caso, subentrerebbero i primi dei non eletti. Comunque vada, la rinuncia di senatori e dei deputati del Pdl non farebbe venire meno il numero legale affinché le votazioni siano valide. Di conseguenza il Pd, assieme a Scelta Civica, avrebbe i numeri per costituire una nuova maggioranza. In sostanza, il Pdl ha in mano una pistola caricata a salve.  

 

(Paolo Nessi)