“Berlusconi parlerà nell’aula di Palazzo Madama e spiegherà le sue ragioni. Poi se gli altri alleati della maggioranza, Pd e Scelta civica, dovessero insistere mettendolo alla porta, il Cavaliere sarà costretto a prenderne atto e a fare cadere il governo”. Ad affermarlo è Giovanni Toti, direttore di Tg4 e Studio Aperto, secondo cui “non c’è bisogno di consigliare prudenza a Berlusconi, anche se certamente Confalonieri e Doris lo hanno fatto. Se c’è qualcuno che è stato prudente è proprio il Cavaliere. La stabilità di governo non può essere però un valore assoluto da perseguire a ogni costo, anche sulla pelle del leader politico più votato dagli italiani negli ultimi 20 anni”.



Che cosa ha spinto Berlusconi ha creare le condizioni per l’attuale crisi istituzionale?

Io non credo che si tratti di una crisi istituzionale, la definirei piuttosto una presa di posizione politica dei deputati e dei senatori del Popolo della Libertà. L’atto è squisitamente politico, e non invece istituzionale, dal momento che le dimissioni dei parlamentari devono seguire un iter previsto dai regolamenti di ciascuna camera. Il fatto che i gruppi riuniti abbiano voluto dichiarare di essere pronti a rassegnare le dimissioni nel caso in cui Berlusconi decada, è un’ulteriore sottolineatura di quanto il Pdl ritenga ingiusto, illegittimo e illegale quanto sta avvenendo nella giunta per le elezioni del Senato. Il Pdl aveva chiesto un approfondimento costituzionale non sulla legge Severino, come qualcuno maliziosamente afferma, ma sull’applicazione della norma.



Berlusconi tiene in conto anche i pareri contrari di Confalonieri e Doris che non vogliono una crisi di governo?

Suppongo che li tenga in grandissimo conto. Tutti apprezzano la moderazione del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ma escludo che si sia espresso in toni così netti. Ciascuna azienda e in generale il Paese gradiscono la stabilità di governo, ma non credo che la stabilità sia un valore assoluto e da perseguire a ogni costo, anche sulla pelle del leader politico più votato dagli italiani negli ultimi 20 anni. Sono in molti ad avere consigliato prudenza a Berlusconi, sia nell’azienda, sia nel partito, sia nella famiglia. Il Cavaliere però non ha bisogno di farsi consigliare prudenza.



Perché?

Perché se esiste il governo Letta, è soprattutto grazie a Berlusconi. Il Pd inseguiva altre strade, ben più avventurose, come un accordo con Grillo. Io posso non volere divorziare da mia moglie, ma se lei si fa trovare nel mio letto con un amante, e io chiudo gli occhi, poi mi chiede di farle pure il caffè, e io glielo faccio, e poi mi mette le valigie fuori dalla porta, non sono io che ho divorziato ma è lei che mi ha cacciato. E’ lo stesso che è avvenuto nei confronti di Berlusconi.

 

Qual è la molla che renderà operative le dimissioni? O si tratta soltanto di un dissuasivo?

Non penso che sia un dissuasivo. Il momento della verità sarà il voto nell’aula del Senato. Non tanto quello della giunta, che è uno dei passaggi tecnici per arrivarci; il momento vero della decadenza per la legge Severino è il voto segreto che si terrà a Palazzo Madama. In quell’occasione Berlusconi parlerà spiegando le ragioni del Pdl. Poi se gli alleati di governo Pd e Scelta civica, insieme al Movimento 5 Stelle, sceglieranno di espellerlo senza avere esperito tutte le verifiche di costituzionalità su questo passaggio, io immagino che il Pdl ne trarrà le conseguenze e farà cadere il governo.

 

Se si andasse alle elezioni anticipate, Berlusconi pur essendo incandidabile forzerà la mano e si presenterà?

E’ molto discutibile affermare che Berlusconi non si possa ricandidare, almeno fino al momento in cui non lo avranno deciso le camere. Anche su questo c’è un conflitto di attribuzioni e interpretazioni costituzionali divergenti. In ogni caso che Berlusconi sia o meno il capolista del partito, continuerà a essere importante. Grillo ha dimostrato quanto un leader politico possa trascinare il suo movimento pur restando fuori dal Parlamento. Berlusconi sarà comunque il leader del partito in campagna elettorale, che sia o meno formalmente il capolista. Se ci saranno le condizioni per farlo, si ripresenterà anche per il Parlamento. Ha detto chiaramente: “Io resto qui, io non mollo”. Una sua eventuale ricandidatura resta una diretta conseguenza di questa affermazione di principio.

 

(Pietro Vernizzi)