Crisi di governo tanto temuta e adesso di fatto aperta, con le dimissioni presentate da Silvio Berlusconi dei ministri del suo partito. Non possiamo renderci complici dell’aumento dell’Iva, ha detto il Cavaliere, Letta ha violato i patti di governo. Secca la risposta di Letta, che ha parlato di “gesto folle”, invitando gli italiani a non farsi incantare: la violazione del patto di governo c’è stata quando Berlusconi ha dimissionato i parlamentari, rendendo dovuta una verifica parlamentare. Per capire cosa potrebbe accadere ilsussidiario.net ha chiesto il parere del costituzionalista Nicolò Zanon. “La prima cosa” ha speigato Zanon “sarà la richiesta da parte di Enrico Letta di un dibattito parlamentare per capire quale posizione i vari partiti intendono prendere. Da lì si apriranno poi diversi scenari”. 



Siamo davanti a qualcosa di inedito oppure di già accaduto nella storia italiana?
Gli esempi analoghi sono purtroppo innumerevoli. Questa a cui ci troviamo davanti è una tipica crisi che nasce fuori del Parlamento, cioè una crisi extraparlamentare. Se ne sono viste moltissime, nella prima Repubblica. Questo dal punto di vista della forma. Sul modo in cui questa crisi si è aperta, si potrebbero fare altre considerazioni, che attengono però la politica dei partiti e non sono di tipo costituzionale. Se mai quello che è da vedere è cosa succederà dopo. 



Cosa succederà adesso?
Ritengo sia inevitabile un consulto tra Enrico Letta e il capo dello Stato. Quindi Napolitano invierà Letta alle Camere per “parlamentizzare” la crisi, come si dice in questi casi.

Cosa significa?
Letta parlerà al Parlamento e chiederà ai diversi partiti di assumere una posizione in merito. Dopo il discorso di Letta si aprirà un dibattito parlamentare, ma non è detto che si arrivi al voto. Dopo il dibattito, infatti, Letta potrebbe già trarre le conclusioni politiche e tornare da Napolitano come dimissionario.

A quel punto?
A quel punto la decisione spetta al capo dello Stato, il quale potrebbe reincaricare lo stesso Letta chiedendogli di verificare se all’interno del Parlamento attuale esiste la possibilità di dare vita a una maggioranza diversa da quella attuale. Ma questo è possibile solo non si sia prima arrivati a un voto formale di sfiducia nei confronti del capo del governo.



In quel caso invece che cosa può succedere?
A quel punto sarebbe chiaro che il governo è caduto, ma soprattutto per Napolitano non sarebbe possibile reincaricare lo stesso Letta, sfiduciato dal punto di vista parlamentare. La differenza sostanziale è questa. Se invece non c’è un voto ma Letta prende atto del dibattito e si presenta dimissionario, il capo dello Stato può ancora reincaricarlo per vedere se è possibile formare una nuova maggioranza.

Oppure potrebbe incaricare un’altra personalità, è così?

Solo se esiste la possibilità di esplorare una nuova maggioranza. Ora però i giochi sono ancora aperti: è vero che i ministri si sono dimessi, ma non è facile capire cosa farà il Pdl di fronte a una richiesta di chiarimento parlamentare. Potrebbe anche orientarsi verso un tipo di appoggio esterno, stare fuori dal governo ma non far mancare il voto a un esecutivo che, però, dovrebbe rimpiazzare i ministri dimissionari. 

In che modo? 
Onestamente questo è difficile da valutare al momento. C’è anche da considerare lo strano caso delle dimissioni di massa dei parlamentari del Pdl, non ancora formalmente presentate agli organi delle Camere ma che però hanno pesato come macigni in tutta la vicenda. 

Davanti ad una eventuale impossibilità di procedere, Napolitano dovrebbe sciogliere le Camere? In altre parole, si andrebbe al voto? 
Questa è una valutazione molto delicata. Tra l’altro tutti sappiamo che Napolitano ha sempre detto, e lo ha ripetuto alla Bocconi pochi giorni fa, che le elezioni anticipate sono un’anomalia tipicamente italiana, mentre la nostra situazione richiederebbe continuità. Ci sono ampie possibilità di scioglimento delle Camere, ma prima di arrivare a questo il capo dello Stato proverà molte strade che evitino le elezioni. Tra l’altro, con la legge elettorale che non è stata cambiata e che rappresenta un ulteriore ostacolo alle elezioni anticipate.

Situazione dunque tutta in divenire. 
Va detto che tutto questo accade in un contesto di crisi economica gravissima con possibilità di assalti speculativi, e chi regge il Paese deve pensare alla reazione che ci sarà intorno ad esso e alla sua credibilità. E’ una valutazione che chi è chiamato a decidere non può non fare e che pesa sul percorso istituzionale. Ma al di là di questi aspetti, noi tutti dovremmo avere un giudizio netto su sussulti gravi come quelli rappresentati da queste dimissioni. Sono cose che fanno male al Paese.