Maroni lascerà il ruolo di segretario della Lega a Natale, in tempo con il prossimo congresso del movimento. Lo ha detto lui stesso, aprendo scenari inediti per il suo partito. Maroni ha avuto il non facile compito di traghettare la Lega dall’era Bossi a una nuova era di cui in realtà ancora non si colgono i dettagli. Le sue dimissioni, spiega Giuseppe Covre in una intervista a ilsussidiario.net, ex sindaco di Oderzo, parlamentare della Lega e collaboratore di Maroni quando era ministro del Welfare, sono dovute a un motivo molto semplice: “Maroni, con cui ho lavorato per anni, è persona intelligente un ottimo tecnico, un governatore eccellente. Il suo problema è che fare il segretario non è proprio nelle sue corde, anche perché fare il segretario politico di un partito è il lavoro più rognoso e difficile che ci sia”. Per Covre, lo scenario che si apre in vista del prossimo congresso è uno solo. “Via i Bossi, via i Calderoli, largo ai giovani come Tosi. Solo così la Lega eviterò di sciogliersi al sole come sta accadendo ora”.



Come ha accolto l’annuncio di Roberto Maroni di lasciare la segreteria? Se lo aspettava in qualche modo?
Ho lavorato per sei anni, quando Maroni era ministro del Welfare, insieme a lui e penso di conoscerlo bene. Ho per lui la massima stima e fiducia. E’ una persona intelligente, è bravo come tecnico ed è tagliato per fare il governatore. Certamente non è nelle sue corde fare il segretario politico, ma chi realmente ha questa capacità?



Cosa intende esattamente?
Il segretario politico di un partito è il lavoro più difficile, rognoso e maledetto che un politico possa fare e pochi ci riescono.

Forse Maroni si è trovato in difficoltà con certi esponenti del suo partito? Pensiamo alle tante critiche che gli ha rivolto Bossi, ad esempio.
Certamente la Lega ha grossi problemi che vengono da lontano e sono aumentati ai tempi della family e dei diamanti, della gestione Bossi quando si è ammalato, del cerchio magico: mettiamo tutte insieme quelle cose lì e spediamole da qualche parte. Sopra ci mettiamo Bossi e lo spediamo in una bella casa di riposo. La sua è una stagione passata, bisogna guardare avanti, puntare sui giovani, Bossi non è né giovane né in grado di guardare avanti.



A proposito di giovani, lei come vede Tosi come segretario della Lega? Di lui si parla in modo positivo anche negli altri partiti.
Di lui si parla giustamente bene e aggiungo la bravura e una certa predisposizione da parte sua a svolgere il ruolo di segretario. Ha un preciso acume a capire le situazioni politiche e a concertare strategie. Tosi ha sicuramente la stoffa per fare il segretario politico, un lavoro improbo ma qualcuno lo deve fare. Lui potrebbe farlo e poi sarebbe l’ora di avere finalmente un segretario veneto, dopo che li abbiamo sempre avuti lombardi.

Sembra di capire che lei vorrebbe si togliessero da parte non solo Bossi ma anche altri. Calderoli ad esempio?

E’ tutta gente da pensionare Calderoli incluso, tutti quelli che hanno avuto un ruolo primario negli anni 90. Devono dignitosamente e onestamente fare non un passo indietro ma almeno 44 come i gatti. Svolgano un ruolo di consiglieri importanti, diano una mano, anche perché personaggi come Calderoli hanno portato a casa tanti benefit in questi anni e facciano un passo indietro. Diano consigli se richiesti ma operativamente avanti con i giovani, abbiano l’onestà di ammettere che il loro tempo è finito altrimenti sono intellettualmente disonesti. 

La lega però è composta di tante anime diverse. 
Le anime della Lega è uno dei problemi più grossi e questo è perché non abbiamo l’abitudine a confrontare le idee, a discutere sui progetti e invece continuiamo a parlare delle persone, a confrontarci con nomi e cognomi e questo ci fa dividere. Dobbiamo lasciar perdere le persone e allenarci a usare il cervello per parlare di progetti e idee e attraverso questo decideremo le persone capaci e in grado di guidare il partito. Questo allenamento non lo abbiamo mai fatto per colpa del pensiero unico del signor Bossi, che ci imponeva di volta in volta le sue parole d’ordine. 

Ad esempio? 
Secessione, devolution, Padania… Parole d’ordine imposte e portate avanti, ma non funziona più così, non può più continuare così. Occorre individuare progetti, discuterli, condividerli: prima i progetti poi le persone. 

Quale potrebbe essere il progetto primario che la nuova Lega dovrebbe discutere? 
Quello di riprendere il pensiero, la bandiera del federalismo e costruirvi intorno un progetto aggiornato al 2014 in avanti. Un progetto che questa volta parta dal basso, dai sindaci che sono i nostri diamanti quelli veri, non quelli ladrati. Un federalismo basato sull’attenzione ai costi standard: non funziona solo per la sanità ma anche per le amministrazioni locali. Un nuovo modello di federalismo con metodi di verifica dei costi standard e attorno a questo progetto confrontarci tra di noi.