Potrebbero essere le ultime ore del governo Letta. Forse il Pdl fa sul serio. Le sue minacce, laddove la Giunta per le elezioni dovesse votare la decadenza senatoriale di Berlusconi, potrebbero concretizzarsi nell’effettivo ritiro della fiducia all’esecutivo. Ma Napolitano è tutt’altro che intenzionato a sciogliere le Camere e a indire nuove elezioni. Ieri è stata fatta trapelare la sua preoccupazione da ambienti del Quirinale, secondo cui il capo dello Stato “conserva fiducia nelle ripetute dichiarazioni di Silvio Berlusconi a sostegno del governo Letta”. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore.
Perché Berlusconi dovrebbe aprire la crisi, non essendoci elezioni all’orizzonte?
Se le cose stanno così, stiamo solo assistendo a un atto disperato. Ma non credo che stiano così.
No?
Ho un dubbio su ciò che accadrà in caso di crisi di governo. E’ certamente vero che Napolitano farà di tutto per evitare di sciogliere le Camere. Tuttavia, se come è trapelato ieri cercherà in ogni modo di evitare l’apertura della crisi, una volta aperta avrà molte meno cartucce a disposizione.
Caduto il governo, non dovrebbe essere difficile trovare una maggioranza alternativa.
No, non credo sia così semplice. I grillini, anzitutto: verosimilmente sono una spicciolata quelli disposti ad appoggiare Letta. Posto che esistano, non credo che Scelta civica li accetterebbe nella coalizione tanto facilmente.
Si parla di un documento di sostegno a Letta firmato da una ventina di parlamentati Pdl pronti alla transumanza.
Vorrei vederli questi parlamentari. Anche prima delle elezioni ci sarebbero dovuti essere, e avrebbero dovuto tenere in piedi il governo Monti, quando Berlusconi decise di staccargli la spina. Ma non esistevano.
Quindi, posto che non ci sia nessuno in grado di garantire la maggioranza al Letta bis, che succede?
Berlusconi ragionerà secondo la logica: “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Del resto, sarebbe un atteggiamento coerente. E’ vent’anni che afferma che i giudici non possono processarlo, perché non sono arbitri, ma parte politica in causa. Condurrà, quindi, fino in fondo la sua battaglia.
Secondo lei, è realmente intenzionato a ricandidarsi a premier?
Lui si ricandiderà, sapendo che non può farlo. Sappiamo che non è solo la legge Severino a impedirglielo, ma anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici che, a breve, gli sarà inflitta, riformulata dalla Corte d’Appello di Milano. Tuttavia, l’indicazione del nome del candidato premier di coalizione non ha mai avuto, in ogni caso, alcun valore legale. E’ una prassi invalsa negli ultimi anni. In un modo o nell’altro, quindi, sarà a capo del centrodestra e guiderà la campagna elettorale.
Resta da capire cosa farà il Pd.
Questo affollarsi di vecchie cariatidi attorno al carro di Renzi lascia intendere che il congresso, di fatto, si sta già svolgendo e che, ormai, il vero leader del partito è lui. E lui, indubbiamente, vuole le elezioni anticipate. In autunno, possibilmente, prima delle Europee di primavera.
Il partito è della stessa idea di Renzi?
I rapporti con il Pdl sono ormai giunti ai minimi termini. L’impasse del governo è comunque inevitabile. Il Pd ragionerà sul fatto che le elezioni potrebbero sbloccare la situazione. E che con Renzi potrebbe vincere. Anche perché sanno tutti benissimo che quelle precedenti non sono state vinte per colpa di Bersani, non del porcellum. Ovviamente, nessuno dirà esplicitamente di volere le elezioni. Lasceranno fare a Berlusconi la parte del cattivo. Ufficialmente si mostreranno rammaricati, diranno che è un peccato interrompere l’esperienza del governo Letta, proprio mentre stava iniziando ad ottenere dei risultati.
(Paolo Nessi)