«Renzi vuole assaltare la Bastiglia con re, regine e baronesse». Ecco, D’Alema si compiacerà di averne detta un’altra di quelle che vengono fuori quando, su Google, si cerca  qualcosa del tipo: «Frasi e aforismi di D’Alema». Quel che conta, in ogni caso, è che non è una semplice battuta. L’idea di fondo di chi si oppone all’ascesa del sindaco di Firenze è di farlo fuori imputandogli l’incoerenza di aver imbarcato tutti gli antichi dirigenti che voleva rottamare. Mica è detto che questo sia sufficiente per impedirgli di vincere il congresso. Domani, intanto, la Giunta per le elezioni del Senato si riunisce per decidere sulla decadenza senatoriale di Berlusconi, il quale ha presentato ricorso a Strasburgo. Alle sue reazioni sono legate le sorti del governo, ad un’iniziativa congiunta Pdl-Pd le eventuali elezioni anticipate. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con il costituzionalista Stefano Ceccanti.



E’ conveniente per Renzi arruolare quelli che voleva rottamare?

Al congresso si determinerà una piattaforma, e allora vedremo come si svilupperà la discussione. Fino ad allora, non mi pare proprio che Renzi possa essere accusato a priori di essere caduto in un “continuismo” di fondo.

Accusarlo di aver imbarcato la leadership anziana è una strategia dei suoi oppositori?



Guardi, so solo che questi giochi hanno il fiato corto. Il punto fondamentale è che il Pd si attende un nuovo segretario che potenzialmente sia in grado di condurre, anche come candidato premier, ad una vittoria elettorale significativa, andando anche oltre i confini tradizionali del partito. Quel che è certo è che nessuno tra gli attuali candidati è in grado di incarnare questa speranza.

Renzi è il leader in pectore del Pd?

Secondo me ha un’ampia maggioranza tra gli elettori. Gli spostamenti ai vertici sono solo una conseguenza degli spostamenti dell’elettorato. Chi è contro Renzi ha commesso il grave errore di procrastinare l’indizione del congresso, non avendo un candidato alternativo.



Crede che voglia le elezioni anticipate?

Questo non dipende da lui ma da Berlusconi e dalla sue decisioni in seguito al voto della Giunta per le elezioni sulla sua decadenza da senatore. Se accetterà di dimettersi prima non ci sarà alcuno scontro. In caso contrario, nessuna ipotesi si può escludere. Se, per esempio, determinerà una crisi di governo, probabilmente il capo dello Stato riaffiderà l’incarico a Letta. Se, tuttavia, Letta non riuscirà a trovare una maggioranza alternativa, a quel punto le elezioni potrebbero risultare non evitabili.

Lei come giudica l’eventualità?

Un male per il Paese. Ci serve il tempo per varare alcune riforme costituzionali mirate come quella del bicameralismo perfetto. In caso contrario, rischieremmo di trovarci dopo le elezioni in uno scenario analogo a quello attuale.

 

Cosa ne pensa della strategia difensiva di Berlusconi?

Credo che Berlusconi non sia ben aiutato dai suoi consiglieri che, fin dall’inizio, gli avrebbero dovuto prospettare l’unica soluzione ragionevole: dimettersi, anticipando l’inevitabile voto positivo sulla decadenza.

 

Perché lo ritiene così inevitabile? Molti giuristi concordano sul fatto che la decadenza configurerebbe la retroattività della legge Severino.

Le sue ragioni sono infondate. Tra le altre cose, c’è una sentenza della Corte di Strasburgo su una caso analogo riferito al presidente Lituano che afferma che non si può parlare di retroattività ma semplicemente di un requisito oggettivo per elezioni successive.

 

Napolitano, invitando Berlusconi a non aprire la crisi, gli sta suggerendo che la sua agibilità politica consiste proprio nel garantire la sopravvivenza del governo?

Certo. Fuori dal Parlamento. 

 

(Paolo Nessi)